LA LETTERA. 50 famiglie senza lavoro per colpa di scelte folli dell’ASL sulla RSA di CASERTA, in mano alle coop sotto interdittiva antimafia

8 Febbraio 2023 - 11:09

CASERTA – La storia della residenza sanitaria assistita di Caserta è sfortunatamente nota ai lettori di CasertaCe.

Per anni la struttura di via De Falco è stata gestita, attraverso un appalto bandito dall’asl di Caserta dal valore di milioni di euro, dalla cooperativa Nestore di Pasquale Capriglione.

Alla fine del dicembre 2021, però, è emersa l’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

I pm ritengono Capriglione facente parte di un gruppo di imprenditori collegati a Luigi Lagravanese e ad altri soggetti di spicco del clan dei casalesi, che da sempre mette gli occhi sui lucrosi affidamenti dei servizi sociali.

Nell’inchiesta risulta indagato anche Gennaro Bortone, l’uomo a capo della cooperativa Filipendo di Aversa.

L’Asl di Caserta proprio alla stessa Filipendo nel settembre scorso ha consegnato la gestione della RSA di via De Falco, a seguito delle interdittiva antimafia che ha colpito la cooperativa Nestore.

Il problema è che anche Filipendo ha ricevuto l’emissione dello stesso provvedimento da parte della Prefettura di Caserta, proprio perché connessa anche lei nell’inchiesta della Dda di Napoli. Un errore dell’ASL di Caserta, ovvero la scelta di Filipendo, che noi di Casertace criticammo già diversi mesi fa (LEGGI QUI), paventando il rischio che, come Nestore, anche la società di Bortone avrebbe potuto fare la stessa fine. Cosa che, inevitabilmente, è avvenuta.

Nelle scorse ore, l’ASL Caserta ha deciso di internalizzare il lavoro nella RSA con proprio dipendenti, mettendo alla porta del 50 lavoratori che da anni operano nella struttura.

Si tratta di manutentori, educatori, infermieri, operatori sanitari che curano giornalmente i malati che si recano nella struttura di via De Falco.

Persone che da mesi stipendi a singhiozzo e che vivono sulla loro pelle la combinata mortale dell’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione e la crisi economica legata agli emolumenti mancanti.

Ieri è iniziata la protesta, che ha visto all’occupazione della residenza di via De Falco e, oggi, come promesso, torniamo sull’argomento. E lo facciamo utilizzando le parole degli operatori che hanno deciso di scrivere un appello affinché il maggior numero di persone possibile possano interessarsi alla vicenda, per non farla finire nel dimenticatoio delle crisi occupazionali di questa provincia.

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