“Imprenditore dei rifiuti pronto a spendere un milione di euro per uccidere il magistrato Milita”. Ma il nome resterà nel mistero

21 Giugno 2023 - 10:57

CASAL DI PRINCIPE – “Il clan dei Casalesi poteva uccidere il magistrato Alessandro Milita. Ma l’attività di indagine e il successivo arresto a carico di chi doveva compiere il delitto ha evitato che si compisse il piano“.

A rivelare la notizia, mai resa pubblica, è stato Giovanni Conzo, in passato pm antimafia a Napoli, magistrato a Benevento e oggi procuratore aggiunto alla Procura di Roma.

L’episodio è stato reso noto nel corso del convegno organizzato dalla presidente della Commissione regionale speciale Anticamorra e Beni Confiscati sul tema “Il contrasto alle organizzazioni criminali e camorristiche: la disarticolazione del clan dei Casalesi e il modello Caserta”, tenutosi ieri, martedì.

Peccato che Conzo, alla fine della sua esposizione, non ha poi fatto il nome dell’imprenditore che avrebbe voluto uccidere Alessandro Milita. Sono quindi possibili due teorie: o le indagini sono in evoluzione su una dichiarazione simile, così forte, per la quale Della Corte avrà sicuramente fatto il nome dell’imprenditore; oppure le informazioni emesse dagli interrogatori non sono state abbastanza solide per far scattare misure nei confronti del soggetto citato dal killer del clan.

Il nome sarà custodito da Conzo e chi ha lavorato sui verbali di Della Corte. Infatti, essendo interrogatori molto datati nel tempo, delle due ipotesi è altamente probabile la seconda, ovvero che le dichiarazioni del pentito non hanno portato poi a ulteriori sviluppi.

Il progetto di eliminare uno dei pm del pool che indagavano sul clan dei Casalesi fu riferito ai magistrati da un collaboratore di giustizia. «Durante l’interrogatorio di Francesco Della Corte, che aveva compiuto trenta omicidi – ha ricordato Conzo – un ufficiale di polizia giudiziaria mi dice “dottore, lui vuole dirvi alcune cose ma non ha il coraggio di raccontarle”.

Io insisto – continua Conzo – e dico che deve dirmi tutto perché i collaboratori sono obbligati a riferire tutto ciò che sanno. E così, dopo un po’ di titubanza, il collaboratore rivelò che un grosso imprenditore che gestiva rifiuti in provincia di Caserta aveva offerto 500mila euro per uccidere il collega Milita“.

Il pentito rifiutò perchè non si poteva uccidere un magistrato altrimenti si sarebbe attirata l’attenzione di tutte le forze dell’ ordine sui Casalesi. Ma dopo un po’ di tempo l’ imprenditore ritornò all’ attacco offrendo al killer un milione di euro per fare l’omicidio. “Della Corte accettò, ma poco prima di mettere a segno il raid venne arrestato“, ha concluso Conzo.