FBI, poliziotti infiltrati e droga tra Caserta, New York e Calabria. Detenuto per quasi tre anni e poi assolto: la battaglia per il risarcimento

6 Agosto 2023 - 12:29

CASERTA – È stato arrestato e detenuto dal febbraio 2014 al 3 novembre 2016 perché ritenuto responsabile di far parte di un gruppo specializzato nel traffico internazionale di droga con base tra la Calabria e New York e che operava anche nel territorio casertano.

Quasi tre anni di detenzione che, però, hanno riguardato una persona ritenuta non colpevole. Infatti Daniel Lacatus è stato assolto sia dal tribunale di Locri, sia della Corte di Appello di Reggio Calabria. E per questo motivo, il quarantottenne aveva presentato ricorso presso il giudice della riparazione di primo grado per una richiesta di pagamento per ingiusta detenzione.

Niente da fare, però. Domanda rigettata. E la decisione è stata anche confermata, poi, lo scorso 15 dicembre dalla Corte di Appello di Reggio Calabria.

Quasi tre anni passati con la propria libertà personale limitata, ma per i giudici il comportamento di Lacatus sarebbe gravato da “una colpa grave ostativa al riconoscimento dell’indennizzo“.

Il quarantottenne, inevitabilmente, deciso di presentare di corso presso la Corte di Cassazione. Ma la Quarta Sezione Penale dei giudici dell’ultima istanza hanno dato ragione ai colleghi dell’Appello, ritenendo il ricorso dell’uomo infondato.

Secondo la Corte di Cassazione, infatti, la condotta di Lacatus, consistita essenzialmente nei contatti ha avuto con Nick Tamburello, uno degli uomini ritenuti al centro di questa inchiesta, leggiamo testualmente, “nell’ottica

degli elementi posti a disposizione del giudice cautelare, ha avuto sicuramente efficace nell’adozione delle misure cautelari”, ovvero l’arresto a carico del 38enne.

Infatti, scrivono sempre i giudici, Lacatus, durante un interrogatorio ha ammesso l’intenzione di avere dei rapporti economici con Tamburello. Rapporti economici che durante le conversazioni emergevano attraverso un linguaggio, criptico, frasi in codice che avevano fatto presumere un coinvolgimento nello spaccio di droga dell’uomo.

Assolto, quindi, ma la custodia cautelare nei suoi confronti non era infondata. Per questo motivo, la Corte di Cassazione, come detto, ha rigettato il ricorso.

LA STORIA

Si trattò di una vasta operazione antimafia compiuta dalla Polizia di Stato, con gli agenti dello Sco (Servizio centrale operativo) e della squadra mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con gli uomini dell’Fbi nel febbraio 2014. Le accuse furono di traffico internazionale di stupefacenti, armi e riciclaggio di danaro. Gli arrestati furono beccati tra le province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Benevento, Catanzaro e Torino, oltre che a New York.

L’attività investigativa prendeva le mosse dalla collaborazione di un agente sotto copertura e di un suo fiduciario che consentiva di individuare la pianificazione di una serie di transazioni in materia di stupefacenti nonché i soggetti italiani e stranieri coinvolti.

Un sodalizio, quello intrecciato tra le cosche della Calabria ionica degli Ursino e dei Simonetta con la storica famiglia italo-americana dei Gambino, che avrebbe permesso alla criminalità organizzata di mettere in piedi un traffico internazionale di stupefacenti, ma anche di armi, di grandissime proporzioni, il tutto condito dal riciclaggio di denaro sporco