Danilo D’Angelo indagato per voto di scambio a CASAGIOVE. Ma Corsale non ha nulla da ridere. Quei consensi furono determinanti

4 Agosto 2018 - 10:41

CASAGIOVE(g.g.) Tra le tante indagini della Procura della Repubblica, riguardanti, in questo periodo il comune di Casagiove ce n’è anche una relativa a presunti fenomeni illegali di voto di scambio, verificatisi prima delle ultime elezioni amministrative.

E’ storia di questo giornale, il fatto di aver immediatamente alzato le antenne sui quasi 700 voti di preferenza, che sarebbero una grande performance, consentita a pochi, anzi a pochissimi, in comuni di 700 mila abitanti, raccolti a Casagiove che di abitanti ne conta 14 mila, da Danilo D’Angelo. 

Per carità, al di la dei nostri rilievi su certi colloqui organizzati per assunzioni in certi supermercati gestiti da cetri imprenditori marcianisan-capodrisani, spesso citati nelle ordinanze di camorra, nulla, sul piano strettamente giudiziario, può essere addebitato a D’Angelo. Naturalmente, fino a prova contraria.

Fino ad un’evoluzione concreta di queste indagini, le quali hanno toccato anche altri esponenti di quella che fu la maggioranza, uscita vincitrice dall’urna e poi disgregatasi proprio con l’uscita di D’Angelo e con l’ormai arcinoto ribaltone che ha portato al governo Mario Melone,

candidato sindaco sconfitto, e altre persone che i cittadini di Casagiove avevamo delegato a rappresentarli come opposizione democratica. 

L’indagine è delicata ed è in corso. Sul registro degli indagati, ad oggi, possiamo dire che c’è solo, per ora, il nome di D’Angelo. Naturalmente un avviso di garanzia è solo quello che è, solo quello che è scritto nei codici. Niente di più. Si indaga su quei quasi 700 voti raccolti in una comunità di 14 mila abitanti; si indaga quindi su un vero e proprio record di consensi. Ma questo non significa assolutamente che quei voti siano stati conquistati attraverso scambi di favori che oggi sono puniti con un rafforzamento delle previsioni normative con l’ingresso del reato nel codice penale.

Più che altro, bisogna ragionare sull’incidenza che questi 700 voti hanno avuto sull’affermazione elettorale di Corsale. 700 voti rappresentano in linea di massima lo scarto che ha separato la lista vincente da quella, capitanata da Mario Melone, arrivata seconda. Per cui, se oggi si discute su un possibile, ma sicuramente non provato, inquinamento di quei voti, il problema è più che altro politico e riguarda Corsale il quale non può certo giustificarsi oggi dicendo di aver fatto uscire D’Angelo dalla maggioranza.

Perchè se peccato c’è stato, ammesso e non concesso che ci sia stato, quel peccato è stato determinante per la sua vittoria e per il suo avvento alla carica di sindaco.

Questo, per amor di verità.