La morte della piccola Rosa. Carabinieri nella sala operativa del 118. Ma occorre cautela prima di prendersela con il servizio di emergenza
6 Agosto 2024 - 18:40
E’ il sistema del triage e la mancata interazione con altre forme di soccorso territoriale, a creare le condizioni perché un’ambulanza possa arrivare tardi. L’addetto della sala operativa non se la sente, giustamente, di rischiare ignorando o facendo aspettare una chiamata di soccorso che viene presentata a parole come urgentissima. De Luca dice di aver salvato la sanità campana ma qui mentre il medio studia il malato muore. E fosse solo un malato…
GRAZZANISE – (g.g.) Siamo troppo esperti della materia per partire in quarta, così come, magari, abbiamo fatto in passato sulla questione dei soccorsi, prestati da personale specializzato e istituzionalizzato dalle insegne dell’emergenza dell’Asl di Caserta ossia del 118.
E’ chiaro ed è umanissimo che i genitori della povera Rosa Esposito, la bambina di 11 anni che ieri pomeriggio è deceduta, purtroppo, a seguito di un tremendo, micidiale malore, accusato mentre stava giocando nei pressi di casa sua vogliano vederci chiaro. Tutte le autorità, partendo dall’Asl di Caserta, devono contribuire alla piena cognizione dei fatti che, il dolore indescrivibile e probabilmente irreversibile subito da questa famiglia di Grazzanise sia quantomeno collegato alla verità, alla relazione tra fatti necessariamente collegati tra loro.
E’ una questione antica quella riguardante la velocità dei soccorsi, al tempo occorrente dal momento in cui il 118 viene allertato a quello in cui l’ambulanza arriva materialmente sul posto. C’è chi parla di 20 minuti chi parla di mezz’ora chi parla di più di mezz’ora. Si sa che il pallino e una cuna responsabilità non certo agevole da gestire lo ha in mano la sala operativa quella che dovrebbe essere sempre in grado di stabilire quale sia il mezzo di soccorso più vicino a quello che, dal racconto di chi ha dato l’allarme, è stato subito codificato nel triage operativo che appartiene ugualmente alla responsabilità di chi lavora in sala operativa, come codice rosso
Sarebbe troppo lungo sviluppare una valutazione perché si è sempre molto bravi a dar giudizi seduti in poltrona o seduti davanti ad un computer.
Occorre capire meglio ed è quello che vuole fare l’autorità giudiziaria che, oltre ad aver ordinato l’esame autoptico, ha anche inviato i carabinieri, come spesso capita, nella sala operativa affinchè fossero acquisite tutte le telefonate dipanatesi in un certo lasso di tempo, quello a cui interno c’è anche l’allarme dato da chi, da Grazzanise, ha scritto 118 sul proprio smartphone. Obiettivo dei magistrati è capire se la procedura di identificazione dell’ambulanza più vicina abbia risposto alla migliore modalità possibile.
Quando scriviamo possibile ci riferiamo a quella camicia di forza, subita anche dagli operatori del 118, costretti molti volte ad inviare mezzi di soccorso in situazioni che magari al telefono vengono raccontate in un modo da chi questi soccorsi chiede, rivelandosi poi molto meno gravi di quanto siano sembrati in un primo tempo.
L’operatore ha sempre timore di sbagliare e spesso questo non dipende da una maggiore o minore preparazione, da una maggiore o minore esperienza, ma perché le telefonate di allarme, di richiesta di soccorso lasciano spazio a dubbi su cui legittimamente l’addetto della sala operativa non se la sente di rischiare.
Può capitare, anzi spesso capita, e questo ve lo diciamo per le esperienze da noi maturate in questa materi a in tanti anni di lavoro, che una serie di telefonate di questo genere spostino troppe ambulanze concentrandole magari in un’area territoriale più o meno circoscritte e lasciando sguarnite altre aree territoriali. A quel punto, va da se che l’arrivo improvviso di una richiesta di soccorso urgentissima, come quella arrivata da Grazzanise nel pomeriggio, soffra di queste dinamiche che poi necessitano di un tempo molto lungo, troppo lungo per l’arrivo di un’ambulanza.
La soluzione? Lavorare duramente sulla formazione degli addetti alla sala operativa ma soprattutto aumentare il numero delle ambulanze sul territorio.
Perché De Luca può dire quello che gli pare sulla sanità. Può dire che lui l’ha risanata. Ma se uno più uno fa due solo dopo aver distrutto il sistema, dopo avere azzerato in pratica l’assistenza in convenzione ai centri privati, dopo aver dato a Caserta una sola ambulanza rianimativa per 104 Comuni che in estate varcano ampiamente il milione di abitanti complessivi, se ritieni di aver risolto la questione con le cosiddette auto medicalizzate, che non convincono per una serie di ragioni da noi spesso e dettagliatamente declinate, siamo buoni tutti quanti a risanare la sanità
Ma De Luca è De Luca e soprattutto i campani sono i campani. Siamo gente superficiale e basta il suono di un flauto incantatore per far scattare l’applauso immeritato e irragionevole.