TUTTI I NOMI. CASERTA. TRUFFA SUI 6 MILIONI per i migranti. Indagati suor Rita Giaretta, Fiano e Crovella dell’ex Canapificio, candidati alle elezioni, un dipendente del comune e altri 13
20 Novembre 2024 - 10:50
Accuse anche di estorsione e falso. Un raggiro che avrebbe portato il ministero degli Interni a erogare il finanziamento per il progetto sui richiedenti asilo
CASERTA – La procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiuso un’indagine su truffa aggravata legata ad erogazioni pubbliche nei confronti di 17 persone, tra cui il dipendente comunale, in pensione, Matteo Palmisani, e altre persone legate al centro sociale Ex Canapificio di Caserta e la congregazione delle suore orsoline della comunità Casa Rut.
Secondo i magistrati sammaritani, l’aggiudicazione dei progetti da 6 milioni di euro a favore di casa Rut e l’ex canapificio, gestita dal comune di Caserta in qualità di ente capofila dell’ambito dei servizi sociali c01, sarebbe stata irregolare.
I due enti del servizio sociale avrebbero presentato documentazione falsa per ottenere l’accoglimento la domanda del finanziamento per il triennio 2017/2019 relativo allo Sprar, ovvero il sistema di accoglienza che, dal 2020, ora si chiama Siproimi e ha allargato la portata del supporto non solo alle persone richiedenti asilo o riconosciute come rifugiate, ma anche chi ha una forma di protezione internazionale.
Risultano iscritti come indagati nel registro delle notizie di reato, oltre al già citato Matteo Palmisani, anche il presidente del centro sociale ex Canapificio, Fabio
Altri indagati sono Federica Maria Crovella, responsabile delle strutture alloggiative del progetto, Andrea Bartoli, addetto per il progetto agli alloggi ai corsi di istruzione, Gianluca Castaldi, rappresentante della Caritas diocesana di Caserta, e Riccardo Russo del servizio Centrale Sprar di fondazione Cittatalia.
Accusati, inoltre, di estorsione sono Fabio Basile e Giovanni Paolo Mosca, che avrebbero costretto due dipendenti ghanesi del centro sociale a restituire parte del loro stipendio, circa 800 euro, con la minaccia che, se non avessero accettato questo accordo, sarebbero stati licenziati.
Contestato il reato di falso, poi, anche a Matteo Palmisani, Michelina Bruno, Bruno D’Agostino e Pietro Losco che avrebbero attestato falsamente la regolarità di tutti i dati della documentazione contabile nel 2018 e nel 2019, in modo tale da ricevere dalla direzione Sprar del Viminale la liquidazione delle varie rate dell’importo del finanziamento da 6 milioni di euro.