McDonald’s: “Non abbiamo niente a che fare con i camorristi”. La replica di CasertaCe: “Noi non l’abbiamo detto. Ma lo ha dichiarato un pentito e un giudice l’ha messo nero su bianco

22 Aprile 2025 - 13:34

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota della grande multinazionale americana del fast food. Loro dichiarano che, al massimo, c’è stato l’interessamento per comprare il terreno su cui sarebbe potuto sorgere il ristorante. Il genero di Francesco Bidognetti dice, però, che i contatti li aveva avuti Mario Schiavone e, soprattutto, che il cantiere era partito eccome

Milano, 18 aprile 2025 – In merito ad articoli apparsi sulla Vostra testata riguardanti presunti rapporti di manager di McDonald’s con persone sospettate di collusione con organizzazioni mafiose, l’azienda precisa quanto segue.

Nel 2021 ha avuto luogo da parte di McDonald’s un primo interessamento per l’acquisto di un lotto di terreno a Castel Volturno. L’operazione è però rimasta soltanto a questo stadio, non si è infatti poi verificato alcun acquisto e di conseguenza non è stato edificato alcun ristorante McDonald’s. Vengono categoricamente esclusi contatti a seguire oltre quelli citati e respinta ogni presunta illiceità da parte di manager McDonald’s.

LA REPLICA DI CASERTACE, di Gianluigi Guarino

E’ buono ed è giustissimo, andando ad incrociare anche un auspicio, un invito che noi formuliamo in ogni articolo in cui una persona o un’azienda viene citata all’interno di un atto giudiziario della Repubblica Italiana, che McDonald’s, multinazionale americana del fast food, abbia inteso scrivere una sua nota in relazione ad articoli di CasertaCe in cui abbiamo riportato, cominciamo a dirlo subito in scienza e coscienza, il nome del noto brand americano.

Non siamo molto d’accordo, invece, sul tono e sulla scelta di McDonald’s di individuare CasertaCe come colpevole di qualche cosa. E’ colpevole, infatti, un giornale che forza o si inventa una notizia.

Non è colpevole un giornale, invece, partendo da un formale contenuto testualmente prelevato, sviluppa una notizia per come questa viene presentata da un atto giudiziario su cui campeggiano le insegne, ripetiamo della Repubblica Italiana.

Se un giudice per le indagini preliminari, ossia un giudice terzo, del tribunale di Napoli, ha ritenuto che fosse rilevante pubblicare alcuni passaggi delle dichiarazioni, erogate dal collaboratore di giustizia, Vincenzo D’Angelo, marito di Teresa Bidognetti, e quindi genero di Francesco Bidognetti detto Cicciotto e’ mezzanotte, co-fondatore insieme a De Falco, Mario Iovine e Francesco Schiavone del clan dei Casalesi, il rilievo, McDonald’s, dovrebbe farlo al citato giudice che nell’esplicazione della sua delicatissima funzione ha ritenuto, nel momento in cui è stato chiamato a rispondere alla richiesta di applicazione di misure cautelari, formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, di traslare nella sua ordinanza i passi specifici relativi alla vicenda McDonald’s a Castel Volturno, frutto delle propalazioni del già citato Vincenzo D’Angelo.

E allora diventa buono e giustissimo l’esposizione del nostro punto di vista sui rilievi formulati da McDonald’s.

Nel giorno 12 aprile, CasertaCe scrive un articolo con questo titolo: Parla il genero di Cicciotto Bidognetti: “Un esponente di spicco del clan dei casalesi aveva rapporti con alcuni dirigenti del gruppo Mc Donald’s“.

Lavoriamo, ripeto ancora, in maniera testuale, attingendo le parole integrali dalla pagina 25 dell’ordinanza, leggiamo: “[…] D’ANGELO ha, in proposito, anche aggiunto che — grazie a tale acquisto — gli immobili sarebbero stati sottratti alla potestà ablatoria dello Stato ed il clan BIDOGNETTI avrebbe poi lucrato realizzando i lavori di costruzione dell’edificio destinato ad accogliere un punto MC DONALD’S che FUSCO avrebbe gestito in franchising grazie ad un appoggio offertogli da Mario SCHIAVONE — esponente del clan dei casalesi — legato da rapporti collusivi con non meglio identificati dirigenti della importante catena di fast food“.

Attenzione, non è un concetto estrapolato da un altro, più generale. Il Gip del tribunale di Napoli, infatti, scrive, che il collaboratore di giustizia “aggiunge…” e dunque ciò significa che si tratta di un soggetto a sé stante.

Per noi il discorso sarebbe terminato poi se poi, alle pagine 30 e 31 dell’atto giudiziario, non avessimo trovato un altro passo in cui, in maniera più approfondita, vede esplicazione ciò che avevamo scritto nell’articolo del 12 aprile.

E così, il giorno 17 aprile, pubblichiamo il seguente titolo: Mc Donald’s e un grande supermercato: i grandi investimenti del clan dei casalesi con la complicità di un noto geometra del comune“.

Alla fine di pagina 29, c’è un passaggio su Mario Schiavone, ovvero colui che, secondo D’Angelo, avrebbe avuto i rapporti con uomini di McDonald’s: “I Carabinieri hanno attestato, innanzitutto, che FUSCO e SCHIAVONE sono stati in contatto frequente durante tutto l’arco delle intercettazioni, a riprova di un rapporto di conoscenza consolidato fra i due, essendo stati registrati diversi colloqui telefonici, da cui si coglie — con tutta evidenza — che il secondo abbia avuto dei contatti con persone non identificate di MC DONALD’S per procurare a FUSCO il contratto in franchising nell’immobile che dovrà costruire“.

Dunque, il giudice scrive “in tutta evidenza” e, con tutto il rispetto di McDonald’s, che è una grande azienda, noi stiamo portati a stare più agganciati alla tesi di un giudice della Repubblica Italiana che a quella di McDonald’s, che pur rispettiamo e che oggi abbiamo riportato integralmente.

La conclusione della nostra articolata replica, ampia proprio a tutela degli interessi di McDonald’s, la quale va informata su tutto, la dedichiamo ad un altro passo di un articolo che la multinazionale americana formalmente non contesta ma che, nelle telefonate e nelle mail un po’ trafelate di chi a perorato in questi giorni la pubblicazione della replica, è stata ventilata: stiamo parlando del seguente concetto: “sono solo parole e in realtà lì di tracce materiali di McDonald’s non se ne sono viste”.

E torniamo proprio all’articolo del 12 aprile, riproduciamo in sintesi il seguente passo dell’ordinanza, sempre relativo a pagina 25:

” […] Ancora, il collaboratore di giustizia (D’Angelo, ndd.) ha dichiarato di avere realizzato i lavori destinati alla sede del MC DONALD’S mediante una società (la RC EDILIZIA di CIRILLO Raffaele) di cui era socio al 50% con il formale proprietario, lucrandone i profitti: occorre precisare, a tal proposito, che CIRILLO Raffaele, per quanto accertato dai Carabinieri, è il figlio di CIRILLO Francesco, fratello di CIRILLO Bernardo, esponente di spicco del clan BIDOGNETTI, tornato in libertà di recente“.

Della famiglia Cirillo – aggiungiamo noi – fanno parte anche uomini del commando di fuoco e stragista, capitanato da un altro bidognettiano fondamentale, quel Peppe Setola che, tra il 2007 e il 2008, seminò lutti a ripetizione tra l’agro Aversano e la zona di Castel Volturno.

Fondamentale chiosa va poi esplicitata per dire che, se i lavori della sede di McDonald’s su cui, evidentemente, Fusco si era accordato con rappresentanti della multinazionale – D’Angelo dice con la mediazione di Mario Schiavone – si interruppero solo perché, nel novembre 2022, i carabinieri del Reparto investigativo del Gruppo di Aversa, autori dell’indagine di cui questa ordinanza rappresenta propaggine aggiuntiva, realizzarono in coordinamento con la Dda di Napoli, che li chiese e li ottenne dal Gip di cui abbiamo scritto in questa nota, decine e decine di arresti, tra cui quello di Vincenzo D’Angelo il quale, poi, da pentito, ha affermato da pentito di aver iniziato i lavori con un’impresa formata da lui, genero di Bidognetti, e un Cirillo della famigerata famiglia di Castel Volturno.

Mi permetto di concludere consigliando una piccola inchiesta interna McDonald’s in modo da analizzare meglio chi la rappresenta in Italia e nei nostri territori pieni di insidie.

Speriamo di aver dato tutte le spiegazioni utili per difendere la nostra reputazione professionale e anche per dare a McDonald’s strumenti per giudicare in maniera seria ed equa il nostro glorioso marchio.

qui sotto, i passi dell’ordinanza e gli articoli sulla vicenda del 12 e del 17 aprile