Il riciclatore 28enne di CASAPESENNA nascondeva le mazzette di banconote, un Rolex e un lingotto d’oro da un chilo, nel camino ma anche nel freezer. E allora …

10 Maggio 2025 - 12:42

Emergono nuovi particolari sull’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna che ha coinvolto due persone di Casal di Principe, Cipriano Barbato e Franco Cristiano, e questo giovanotto casapennese

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CASAPESENNA (g.g.) Eravamo rimasti al milione e 300 mila euro custodito nell’abitazione casertana di Giuseppe Rea, imprenditore di Lusciano trapiantato nel capoluogo e indagato dalla Dda per la vicenda degli appalti del settore dei rifiuti, non solo, orchestrati in buona parte da Nicola Ferraro, ex consigliere regionale, imprenditore di Casal Di Principe, vero e proprio re dei rifiuti tra gli anni 90 e i primi anni 2000. In quell’occasione i carabinieri trovarono banconote dappertutto a partire dal cesto della lavatrice. Rea per ricordarsi dove aveva nascosto i quattrini contanti aveva dovuto disegnare una vera e propria mappa della sua abitazione, custodita in uno scrigno posto sul comodino affianco al letto.

Poi arrivarono gli amici del mondragonese Alfredo Campoli nella cui casa piombarono i carabinieri del reparto territoriale di Aversa nell’indagine che ha coinvolto, pesantemente, oltre al già citato imprenditore di Mondragone, anche il consigliere regionale Giovanni Zannini. In quel caso, assistemmo ad un grossolano un po’ patetico tentativo di disfarsi delle mazzette dei soldi, gettate dalla finestra.

In questi ultimi giorni, invece, abbiamo fatto la conoscenza di un altro riciclatore professionista. Si tratta del signor Giuseppe Piccolo, da Casapesenna, 28 anni, coinvolto pesantemente nell’indagine, attivata dal Pubblico Ministero della Procura di Bologna Flavio Lazzarini che ha coordinato il lavoro della polizia di Stato e della Guardia di finanza e del capoluogo felsineo.

Dei tratti caratterizzanti della vicenda abbiamo già scritto mercoledì, 7 maggio, (CLICCA E LEGGI) e giovedì 8 maggio (CLICCA E LEGGI)

Oggi ci concentriamo su un aspetto di questo caso. Giuseppe Piccolo tentava in custodia significative scorte di denaro contante e in questa galleria di personaggi, apparentemente insospettabili, designati quali casseforti viventi lo annoveriamo tra coloro i quali, a dispetto dell’0età giovane, hanno optato per sistemi più o meno tradizionali. Nella perquisizione domiciliare i soldi in contanti sono stati trovati nel camino – e fin qui okay ci può anche stare – ma anche nel freezer dove però occorre una particolare attenzione. Ora, dai documenti giudiziari ci piacerebbe comprendere se questo freezer di casa Piccolo fosse allegato ad un frigo spento o ad una macchina di refrigerazione accesa, in quest’ultimo caso per dare meno nell’occhio. Comprendendolo, apprenderemmo anche il modo con cui delle banconote da 50, 100, 200 o anche da 500 euro vengono gestite come si fa col pesce, col pane, con la verdura congelata

Attendiamo novità.