Christian Asciolla, figlio delle domeniche e ispirazione per chi corre oltre ogni limite
22 Maggio 2025 - 18:30

Dai 100 metri finali con papà Francesco alla mezza maratona di Napoli in 1h45′. Tesserato Asd Run Free oggi sogna New York, mano nella mano con chi ha sempre creduto in lui.
SESSA AURUNCA / SAN MARCELLINO (Pietro De Biasio) – Nella corsa, lo sanno bene quelli che ogni domenica allacciano le scarpe prima dell’alba, il meteo conta, ma fino a un certo punto. Conta molto di più la testa. Non c’è pioggia, freddo o vento contrario che possa fermare un runner davvero motivato. Lo diceva anche Bill Bowerman, tecnico leggendario e anima fondatrice della Nike: «Non esistono condizioni meteo avverse, solo corridori poco determinati». Una massima rilanciata anni dopo, con parole diverse, anche da Aldo Rock, alias Aldo Calandro: «Non esistono giornate sfavorevoli, ma uomini arrendevoli».
E forse è proprio in queste parole che si nasconde la chiave della storia di Christian Asciolla, 16 anni compiuti a marzo, affetto da ritardo cognitivo e disturbo dell’attenzione, ma ormai parte integrante e riconoscibile del variegato mondo delle gare su strada. Nel podismo campano c’è una figura che è diventata parte integrante del paesaggio delle gare domenicali, proprio come i ristori all’ottavo chilometro o i volontari con la paletta in mano. È il giovane runner di Sessa Aurunca, e ogni sua partenza è una lezione che nessun manuale di atletica potrà mai insegnare: con il suo passo ha saputo abbattere barriere ben più complesse di quelle tracciate sull’asfalto. La sua storia inizia proprio lì, a bordo strada, con una mano stretta a quella del padre, Francesco. «Ha iniziato seguendo me. Nei finali delle maratone, gli ultimi 100 metri li facevamo insieme, mano nella mano».
Poi un giorno, si sono guardati negli occhi e ha detto: «Papà, questa voglio farla da solo». Era una 5 chilometri. Da lì non si è più fermato. È cominciato tutto come un gioco, ma si è trasformato presto in un progetto. Anzi, in un cammino sportivo vero e proprio. Christian è cresciuto tra le griglie di partenza, i cronometri, gli abbracci dei podisti, e una comunità che non l’ha mai fatto sentire «diverso». Per anni è stato, come racconta con affetto il padre, «un illegale autorizzato». Correva senza tesseramento, con pettorali concessi più con il cuore che con il regolamento, perché nessuno trovava il coraggio di dirgli di no. Ora è un atleta regolare, tesserato con l’Asd Free Run di San Marcellino, grazie anche al supporto del suo padrino Domenico Zaccariello, dirigente della società. Una scelta affettiva e simbolica, maturata dopo aver lasciato, senza strappi, ma con rispetto, il gruppo precedente della Run Lab, dove aveva mosso i primi veri passi.
Ma è nel 2024 che arriva il punto di svolta. A Napoli, durante una manifestazione con distanze diverse, Christian partecipa regolarmente alla 10K. Ma al bivio dei percorsi non si ferma: prosegue sulla mezza maratona e taglia il traguardo in 1h45’. Un tempo che molti amatori firmerebbero volentieri. «Nessuno è riuscito a fermarlo, e forse era giusto così, racconta il papà Francesco, aveva deciso che ce la poteva fare. E ci è riuscito». Come accade per molti altri ragazzi e ragazze con disabilità, lo sport non è solo benessere fisico. È dignità, visibilità, riconoscimento. Christian, nel podismo, ha trovato tutto questo. Non solo ha imparato a correre, ma ha conquistato uno spazio di rispetto autentico tra gli altri atleti. Ogni domenica, quando arriva su un campo gara, c’è sempre qualcuno ad aspettarlo. Una pacca, un sorriso, una battuta.
È diventato, come dice il padre, «figlio delle domeniche». Ma Christian non corre solo per sé stesso. «Penso che il suo messaggio sia più forte della sua prestazione, dice ancora Francesco, per molti genitori che hanno paura, che non sanno come affrontare certe diagnosi, vederlo là in mezzo, felice, incluso, è uno spiraglio. È la prova che si può vivere una normalità anche speciale». Oggi, Christian ha un sogno: correre la maratona di New York, mano nella mano con il padre. Appena l’età lo permetterà, partiranno insieme per la Grande Mela. A New York ci andranno insieme. Sarà l’ultima ripetuta [cioè l’ultimo sforzo di una serie, quello che chiude l’allenamento e mette alla prova la testa prima ancora che le gambe, N.d.R.], quella che racconta chi sei veramente. E stavolta, all’arrivo, le mani non si stringeranno soltanto. Si alzeranno al cielo.