SCIOGLIMENTO CASERTA. Che “cazziata” a Carlo Marino. Ha violato la legge pur di tenere Franco Biondi a comandare su appalti e permessi di costruire
12 Giugno 2025 - 14:12

E’ un dettaglio che emerge dalla relazione della commissione d’accesso che ha portato allo scioglimento per infiltrazione camorristica del comune capoluogo
CASERTA (l.v.r.) – Avevamo promesso a voi lettori di CasertaCe, ma anche a noi stessi, che saremo tornati sulla relazione che ha portato allo scioglimento, sancito dal Consiglio dei ministri, del comune di Caserta per infiltrazione e condizionamento camorristico. Siamo in attesa di conoscere i motivi del ricorso, a dir poco ardito a nostro avviso, che l’ex sindaco Carlo Marino ha deciso di presentare al Tar, attraverso uno studio legale romano con il quale collabora il figlio di Sergio Mattarella, ovvero colui che il decreto di scioglimento ha firmato.
Nonostante la commissione d’accesso della prefettura di Caserta arrivi a seguito di una richiesta che non vede indagato Carlo Marino, sono soprattutto i rapporti e i comportamenti di quest’ultimo ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento. Già abbiamo parlato dei lavori di ristrutturazione che avrebbe fatto a casa sua un’impresa legata all’imprenditore di camorra Luciano Licenza (CLICCA E LEGGI), del potere che la famiglia Dresia, grandi elettori storici di Carlo Marino e imparentati con elementi del clan camorristico dei Mezzero, ha avuto e ha ancora sui parcheggi della città.
Ora vogliamo soffermarci, invece, sul rapporto dei due consoli, ovvero tra l’ex sindaco e Franco Biondi, dirigente attualmente sospeso, nel 2024 arrestato due volte (in entrambi i casi scarcerato dal Riesame). Nel lungo paragrafo della relazione, stilata dai commissari e firmata dalla prefetta Lucia Volpe, dedicato al parcheggio di via San Carlo e, quindi, alle accuse di corruzione, reato aggravato dell’agevolazione al clan del boss Michele Zagaria, rivolte al dirigente Franco Biondi, a quello che il sindaco ha fatto, o meglio, non ha fatto dopo il rinvio a giudizio dell’ingegnere.
Partiamo subito dalla legge: il Testo unico sugli enti locali del 2001 prevede che i dipendenti pubblici rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e peculato (ma non solo), devono essere trasferiti ad altro ufficio. L’accusa di corruzione era quella che ha colpito Franco Biondi, eppure il sindaco Carlo Marino non solo non gli tolse l’incarico da dirigente ai Lavori Pubblici, ma gli conferirgli l’incarico di ingegnere capo del settore Urbanistica, nonché del comando della Polizia Locale.
Ma non finisce qui. Perché, come sappiamo bene noi di CasertaCe, Franco Biondi aveva in mano quasi tutte le deleghe, tra cui l’ufficio di Gabinetto del sindaco, il Personale, i Servizi sociali e l’Avvocatura comunale. La commissione d’accesso, non ce ne vogliano i componenti, ma non ci voleva Sherlock Holmes, avevano notato la, “centralità” di Franco Biondi. Un potere messo in pausa nel momento in cui, un anno fa, è stato arrestato nell’inchiesta che coinvolge anche l’ex assessore Massimiliano marzo e l’ex vice sindaco Emiliano Casale.
Solo dopo l’emissione di quest’ordinanza cautelare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, infatti, “il sindaco non può esimersi dal revocare i decreti“, leggiamo nel testo. In pratica, quello che avrebbe già dovuto fare con il rinvio a giudizio per il caso di via San Carlo, Carlo Marino lo compie solo dopo che Biondi finisce gli arresti domiciliari. Ma nonostante le accuse gravi ai suoi danni, appena il tribunale del Riesame lo libera, Marino fa retromarcia e l’otto luglio, a meno di una settimana dall’annullamento dell’ordinanza, gli conferisce di nuovo una caterva di deleghe importanti, tra cui quella per lo Sportello unico per l’edilizia, ovvero l’ufficio che concede o nega i permessi a costruire, concede, nega o non risponde, facendo partire la procedura del Silenzio assenso, per le richieste di Scia. Un luogo dove girano molti interessi e un mare di soldi.
Ad inizio ottobre sembra essere passata la nottata e Carlo Marino ridà a Biondi anche la delega al servizio della Polizia Municipale, agli Affari legali e al gabinetto del sindaco, lasciando a Luigi Vitelli, dirigente che, ricordiamo, non è sotto processo per gli appalti truccati al comune capoluogo solo perché è stato abrogato il reato da abuso d’ufficio (anche se è accusato di concussione ai tempi in cui lavorava a San Tammaro), ma che riteniamo una copia carbone di Franco Biondi (LEGGI PERCHÉ), le deleghe ai Lavori pubblici e all’Urbanistica. Ripetiamo, il dirigente di questi due settori è Luigi Vitelli, ma è come se lo fosse Franco Biondi.
Poi, arriva il 28 ottobre, Franco Biondi finisce di nuovo agli arresti domiciliari per la vicenda degli appalti truccati nel verde a Caserta e a San Nicola la Strada nella quale è coinvolto anche il fratello, Giulio Biondi. Tornato in ufficio alla fine di novembre, di nuovo Carlo Marino consegnerà una serie di deleghe, questa volta meno ingombranti, a Franco Biondi.
La commissione d’accesso, nella relazione, segnala che Carlo Marino abbia sempre affidato a Franco Biondi la direzione di servizi particolarmente “sensibili“ e “non necessariamente riconducibili alle proprie specifiche competenze professionali“, come ad esempio i Servizi sociali, altro argomento che si trova all’interno della relazione che ha portato lo scioglimento del comune di Caserta è sul quale c’è un’indagine in corso della DDA di Napoli.
È evidente, scrivono i commissari, che vi “nonostante le vicende penali che lo hanno coinvolto nel tempo le misure cautelare che gli sono state applicate, Franco Biondi non ha mai dismesso la propria centralità nella gestione amministrativa del comune di Caserta, con manifeste violazioni della normativa in materia di prevenzione della corruzione e, in particolare, della disciplina della rotazione degli incarichi“. Nonostante il rinvio a giudizio per il caso del parcheggio di via San Carlo, nonostante le inchieste, nonostante gli arresti, l’ex sindaco Carlo Marino non ha mai allontanato il suo console dagli uffici a rischio, come invece prevede il Testo unico sugli enti locali. Inoltre, in nessuna occasione c’è stata l’attivazione di un procedimento per possibili provvedimenti disciplinari.
Questa è l’ennesima prova che a Caserta Carlo Marino e Franco Biondi governavano insieme. Da una parte c’era il sindaco con i suoi interessi, vedi il caso dell’appalto dei rifiuti, per cui si trova sotto processo, altro paragrafo che si trova all’interno del decreto di scioglimento, mentre Franco Biondi aveva i suoi di motivi per andare in ufficio e lavorare tutto il giorno. Insieme, ma non insieme. Uniti, secondo i commissari della prefettura e anche secondo la prefetta e il ministro Matteo Piantedosi, nel rendere il comune di Caserta a rischio infiltrazione camorristica. La domanda, a questo punto, ci sorge spontanea. Ma la magistratura inquirente e chi la guidava in passato, specificatamente la procura di Santa Maria Capua Vetere non si è mai accorta di tutte queste azioni legittime? Ha mai letto un articolo di CasertaCe pensando che ci fosse scritto qualcosa di vero? Vedere che tante cose denunciate da questo giornale sono materia fondante nel decreto di scioglimento del comune di Caserta dispiace, ma regala almeno un po’ di soddisfazione.