AVERSA. Gennaro Pitocchi è innocente. Ecco il nome della ditta di CASAL DI PRINCIPE che ha fatto i solai mentre lui dormiva

23 Giugno 2025 - 19:10

Ma anche l’ottimo imprenditore Dionigi Giusti, i cui operai hanno lavorato con magliette con la lettera I, in onore della sua passione per il latino di Orazio e Cicerone, perché, dopo tutte le accuse di camorra che gli ha formulato Nicola Schiavone (figlio di Sandokan) e il sequestro e dissequestro della società, ha diritto di sfogarsi, sia lui, sia i suoi subappaltatori. Caso chiuso: PITOCCHI SANTO SUBITO

AVERSA (g.g.) – Le indagini proseguono. Perché l’intesa che possiamo a questo punto definire alleanza tra CasertaCe, la sua cultura, la sua filosofia, il suo senso etico e Gennaro Pitocchi, l’ingegnere degli ingegneri che per noi ha costituito una sorpresa clamorosa, un’autentica lezione che ci siamo meritati dopo aver raccontato troppe bugie su di lui, narrandolo ingiustamente come un trescone degli uffici tecnici, mentre lui era un baluardo della legalità che ha fermato tanti appetiti di altri tecnici, dei politici, combattendo per un codice etico degli appalti, deve necessariamente concretizzarsi in un risarcimento e in un impegno investigativo del nostro giornale, per capire chi gli vuole male.

I due articoli sulla vicenda del palazzo storico di piazza San Domenico li trovate nella loro versione integrale in calce a questo articolo. In sintesi, vi diciamo che un’ondata di pettegolezzi, di calunnie, si è abbattuta su Pitocchi che, addirittura, ha lavorato per convertire al bene la famiglia di Antonio Iovine O’Ninno, nel momento in cui ha dato la propria benedizione al matrimonio tra suo figlio e la moglie diretta del superboss pentito. Da questo momento in poi, quindi, ha ragione a prescindere.

Quelle forme geometriche arcuate sopra al primo piano di Palazzo San Domenico non sono punti luce, ma nicchie votive in cui Pitocchi mostrerà le statue dei santi e dei dogmi mariani più noti, a partire dalla Madonna di Casaluce. Poi, la cosa più vergognosa è che per fregare l’ingegnere, qualcuno si è introdotto nottetempo nel primo piano del Palazzo, venduto a suo tempo dal senatore Pasquale Giuliano a Pitocchi, e vigliaccamente ci ha costruito un solaio, con conseguente aumento delle superfici utili all’interno degli stessi volumi.

Questi pettegoloni di aversani hanno anche detto che tutto ciò è avvenuto per realizzare sei appartamenti, uno riservato alla famiglia e altri 5 da vendere a 600 mila euro cadauno. Naturalmente, Pitocchi è corso alla Soprintendenza, denunciando queste introduzioni notturne e questi lavori di cui lui non sa assolutamente nulla. Soprintendenza, carabinieri, polizia, finanza, forse anche il Mossad, la Cia, il Kgb eccetera.

Vi avevamo promesso qualche rivelazione su questi birbantelli che, nottetempo, cucchiarella in mano, sono entrati a Palazzo Pitocchi. E qualcosa cominciamo a dirvi. Abbiamo raccolto più testimonianze su alcuni soggetti che indossavano la stessa maglietta con una lettera I impressa dietro la schiena. Ovviamente, all’inizio non ci abbiamo capito niente. Poi qualcuno, a Casal di Principe, ci ha parlato dell’esistenza di un costruttore che di nome fa Dionigi Giusti e che non è estraneo alle cronache di CasertaCe, il quale da anni e anni nutre la passione per il latino.

Dunque, quella I significa iustus e dunque giusto e giusti. Birbantello. Vabbè, iustus smonti tutto, demolisca tutto e ci mettiamo una pietra sopra. Capiamo che qualcuno, a volte, lo fa anche per goliardia. Però poi capita che Pitocchi venga colpevolizzato rispetto a cose che non ha fatto. Anche Giusti, però, ha la sue ragioni per pazziare un po’, visto che in passato è stato – mai avverbio fu più adatto – tirato in mezzo in storia di camorra.

Pensate un po’ che quel bugiardone di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, di lui disse in un interrogatorio. Facendogli i complimenti, perché si tratterebbe, secondo Sandokan jr., di un imprenditore dell’edilizia molto preparato, Giusti, titolare della società Giada di Casal di Principe, sottoposta a sequestro preventivo nell’anno 2010 e nell’ambito dell’inchiesta denominata Normandia, e poi dissequestrata nel 2012, aveva raccolto poco in quanto, avendo non grandi mezzi economici, la sua ditta era modesta e si era dedicata a lavori di importo non elevato frutto di bandi e di gare realizzate in comuni diversi da Casal di Principe.

Addirittura, però, Nicola Schiavone ha dichiarato che Giusti aveva mostrato disponibilità nei suoi confronti e in cambio lui avrebbe deciso di affidargli, come se fosse una specie di stazione appaltante, dei lavori importo di circa due milioni di euro, consistenti nelle attività di scavo per la strutturazione della rete idrico-fognaria assieme ad un altro imprenditore, Michelangelo Madonna.