LA NOTA. Noi attacchiamo Zannini, Colombiano, Cappello, Marino e finanche Fattore? Sciocchezze. Solo la mentalità drogata di questa terra può accusarci di ciò

11 Luglio 2025 - 19:13

Mai nulla di personale abbiamo avuto nei loro confronti e nei confronti di tutti quelli che si sono sentiti toccati. Ma è normale nella anormalità che i nostri articoli vengano considerati attacchi personali perché la Provincia di Caserta è totalmente invalida, mancante di un pezzo della civile convivenza: l’etica pubblica, l’etica della cittadinanza, il rispetto per la res publica, del denaro dei cittadini che non dovrebbe essere oggetto di attività predatoria

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Chi legge abitualmente il nostro giornale sa che, secondo noi, il territorio della provincia di Caserta è avvolto da una mentalità criminale che ne fa uno dei peggiori luoghi del mondo, preda com’è di fenomeni diffusi, anzi invasivi e tracimanti, di corruzione nella pubblica amministrazione, come dimostra anche l’ultima indagine della Procura della Repubblica di S. Maria C.V. su quel Filippo Virno di cui, non a caso, ci siamo molto occupati negli ultimi anni. Informa il linguaggio, le strutture logiche di ogni discorso, che discendono direttamente da una forma mentis la quale, poi, non è altro che la conseguenza di una stabile iniezione culturale che ha messo il profitto, l’arricchimento, al centro di ogni pensiero, di ogni azione dei più, costi quel che costi.

La costruzione, a suo modo logica, dei discorsi colloca le voci anticonformiste, cioè quelli che non si accontentano del quieto vivere, in un luogo fisico che connette inevitabilmente la distonia rispetto al quieto vivere, al lasciar vivere, alla logica di una mano lava l’altra, alla ricerca di un vantaggio materiale a sua volta frutto di una cattiva morale. Prendete Casertace, ad esempio: Piero Cappello, stra-indagato e oggi imputato per reati di camorra, cosa dice di noi?

Che in passato attaccavamo la clinica San Michele — una boiata pazzesca, visto che di questa struttura ci siamo occupati sempre pochissimo — e ora non la attacchiamo più perché fa la pubblicità con Casertace. Sullo sfondo uno scenario inquietante, allusivamente popolato da intenzioni estorsive, che ci affiancherebbero dunque a uno come Mario De Michele, che per estorsione a mezzo stampa è finito in carcere.

Di ieri è la sconvolgente rivelazione del presidente della Provincia che il sottoscritto pernotta all’Hotel Plaza. Per cui chissà cosa c’è sotto. Mica può essere un normale contratto di cambio merci? Non è possibile, a Caserta non funziona così, o meglio, a San Marcellino, a Mondragone, le dinamiche sono altre, e quindi questo Guarino deve sicuramente svolgere attività estorsive, delle quali peraltro mi ha accusato anche il plurindagato e sodale di Zannini Alfredo Campoli, il quale ha dichiarato ai Carabinieri di Mondragone — con conseguente nostra querela per calunnia — che, nel 2018, quando il sottoscritto e questo giornale intrattenevano buoni rapporti con Zannini, io gli avrei chiesto 1.000 euro per fermare gli articoli da Campoli definiti “contro di lui”.

L’ultima ruota di questo carro si chiama Salvatore Fattore, che attualmente divide i suoi estri professionali tra il Comune di Marcianise e quello di Carinaro.

Ultimamente, con fare sicuro di uno che la sa lunga, ha detto: “Tranquilli, Guarino non mi attacca più.” Anche in questo caso l’idea è quella di un meccanismo compromissorio che, ben attuato nei confronti di questo giornale, possa portare all’abbandono di alcuni argomenti che trattiamo.

La cosa non va liquidata con un’alzata di spalle. Se ci pensate bene, i discorsi di Colombiano, Piero Cappello, di Alfredo Campoli, tutte le porcherie che Zannini ha vomitato su di me e su di noi, e anche la improvvisa sicumera di Fattore, possiedono un senso logico. Per loro, immersi in una mentalità che considera la spesa pubblica un’occasione di arricchimento personale, uno strumento di promozione delle proprie ambizioni, del conto corrente dei propri amici, di quello che Machiavelli definiva “particulare”, non può esistere un giornale che ponga problemi che loro non percepiscono, non avvertono, come capita a quelle parti del corpo sottoposte ad anestesia locale.

Tu le tocchi ma non senti nulla. Qui è perfettamente normale raggiungere una posizione in grado di esercitare una potestà burocratica e politica, utilizzandola per orientare i flussi del denaro di tutti verso gli interessi di pochi.

Inutile che glielo spieghi 500 volte che tutto ciò è sbagliato prima che illegale, non capiscono. E quindi Guarino deve avere qualcosa di losco da scoprire, in modo da dire a tutti che il soggetto in questione che ha puntato il dito era, tutto sommato, uno di loro.

Di qui al considerare ogni azione di questo giornale non una valutazione analitica di atti amministrativi che riguardano le scelte, le decisioni di un sindaco pro-tempore, di un presidente della Provincia pro-tempore, di un consigliere regionale pro-tempore, ma un attacco personale al signor Giovanni Zannini, al signor Anacleto Colombiano, al signor Piero Cappello e finanche al signor Salvatore Fattore.

Ma quale attacco personale? Per quale motivo dovremmo attaccare personalmente Colombiano, Piero Cappello e anche Giovanni Zannini, di cui abbiamo accompagnato una frazione, la prima, dell’esperienza politica? Noi con Zannini abbiamo rotto di fronte alla sua pervicace volontà di appoggiare una presidente dell’Asi che, avendo tutto il diritto di presentare anche cento querele contro di noi, le ha finanziate tutte, ma proprio tutte, con 60-70 mila euro di pubblico denaro, frutto di deliberazioni del comitato direttivo di cui faceva parte (e fa parte) Alessandro Rizzieri, diretta espressione di Zannini. Quando a Zannini abbiamo presentato il problema, che non era affatto personale, ma riguardava la tutela dei diritti a una libera informazione — da bilanciare con i diritti di chi si sente offeso da un articolo e può, con i propri soldi e non col pubblico denaro, presentare tutte le querele che vuole — lui ha umiliato una posizione che, prima di essere nostra, apparteneva alla civiltà, alla buona creanza, alla coscienza e alla correttezza che devono contraddistinguere l’amministrazione del denaro dei cittadini.

Questo è. Poi abbiamo scoperto tante altre cose del politico Zannini che non ci sono piaciute, ma il problema non è stato mai personale, né con lui né con altri.

Se siamo stati duri, censori, il moto retorico della nostra scrittura si è sempre concentrato sulla valutazione letterale degli atti amministrativi e delle funzioni esercitate pro-tempore da questo e quell’altro.

A noi Zannini, Carlo Marino, Piero Cappello, Salvatore Fattore non ci hanno fatto nulla. Invece hanno fatto molto contro il popolo, contro i cittadini, contro lo Stato di diritto. Ecco perché il sottoscritto e Casertace sono da una parte e loro dall’altra.

Possibilità che questo articolo venga compreso: pari a zero. Perché lo abbiamo scritto? Perché per noi il dialogo con la nostra coscienza — una roba del tutto sconosciuta in questo territorio — vale, e molto.