LA NOTA. La sinistra vip degli incontri all’Excelsior tra De Luca e la Schlein, che mangiando a 300 euro a persona, hanno ruttato sul popolo della sinistra che sperava in un cambiamento nel Pd
25 Agosto 2025 - 14:05

Hanno scelto l’albergo più lussuoso di Napoli per realizzare un’operazione oscena: regalare letteralmente poltrone di potere a una persona che non solo è deputato in quanto figlio di De Luca, ma ora sarà anche segretario regionale del Pd in quanto figlio di De Luca. Embè, dove sta l’uguaglianza, la meritocrazia e tutte le baggianate che la Schlein ha raccontato ai fessi che l’hanno votata perché nel suo viso scevro da fronzoli leggevano una speranza di cambiamento?
CASERTA (Gianluigi Guarino) – Quanti milioni di elettori di tutta Italia e quante centinaia di migliaia di loro, recatisi ai gazebo o nelle sezioni della Campania, che hanno applaudito l’esito delle elezioni primarie del Pd, ha preso in giro questa donna (la quale, ormai è lampante, finge di essere una persona semplice, alla mano, ma soprattutto materialmente e intellettualmente onesta)? Tante, tantissime persone ha preso e sta prendendo in giro. Tra queste anche quel piccolo coacervo lineare di umanità che ogni volta si illude che un politico apparentemente diverso si affaccia al proscenio di quest’Italia.
Di un’Italia che, periodicamente, si autoassolve e pensa di lavarsi la coscienza sporca dei suoi atavici difetti collettivi creando dei falsi miti, dei presunti bonificatori delle colpe che, per noi italiani, sono sempre quelle degli altri, quelle dei politici, del sindaco, del proprio principale sul posto di lavoro, del vicino di scrivania.
Un uomo o una donna della Provvidenza, sicuramente migliore di quello/a precedente, in grado di andare realmente oltre all’ormai stucchevole armamentario demagogico, che vivacizza di tensioni farlocche la vita quotidiana di tanti nostri connazionali, i quali, al grido “è tutto un magna magna” selezionano immancabilmente l’uomo o la donna del destino, quello o quella, che “stavolta siamo sicuri è la volta buona che ai ladroni gli rompe il mazzo, attuando il grande cambiamento”.
Un cambiamento che, in realtà, a furia di essere dichiarato, asserito, garantito ha fatto diventare quello spiegato seraficamente dal Principe di Salina ne Il Gattopardo, roba da quattro soldi, una trita filastrocca di prassi esistenziale venduta su una bancarella della fiera delle ovvietà.
Altro giro, altra corsa: siore e siori, ecco a voi la persona che risolleverà le sorti della sinistra, ecco a voi Elly Schlein “la femmina non pittata” (cfr. Zappatore di Mario Merola), la donna che indossa orgogliosamente i suoi connotati fisici e fisiognomici, ostentati per affermare di sé l’immagine di una persona comune, di una come tutte, di una che vive la funzione e l’incarico ricoperti, con la gioia sobria di chi crede a una missione nobile, quella dell’Io al servizio degli altri e non di quella degli altri al servizio mio.
Degli altri utilizzati, usati per rendere sempre più gratificante un ego che deriva dal poter disporre delle ambizioni delle preoccupazioni che poi, soprattutto nel Meridione d’Italia, per quella che è la concezione del rapporto tra cittadino e politica, significa molto spesso poter disporre delle intere vite degli altri.
Siori e siore, è arrivata però una brutta notizia: cercatevi un’altra donna o un altro uomo del destino, perché questa qui è molto, ma proprio molto loffia.
Elly Schlein è un politico italiano generico – medio. E questo giornale, che non poco dalle sue colonne ha sostenuto la sua candidatura alla segreteria nazionale del Pd, illuso dalle sue parole sul cambiamento, è costretto ad appendere per l’ennesima volta, sull’esempio di Salvatore Quasimodo, le sue piccole cedre ai salici.
Quelle parole, quelle intenzioni espresse dalla Schlein, a ridosso e dopo le primarie, si sono rivelate, infatti, l’ennesimo gioco cinico, finalizzato solo alla conquista del potere.
D’altronde, ormai questo è pacifico, noi di Casertace siamo ufficialmente degli idioti. Pur conoscendo, infatti, molto bene la storia di quasi due secoli del nostro Paese, ci facciamo ancora buggerare dagli immancabili discorsi dispensati a iosa dal pifferaio o dalla pifferaio di turno, sulla “questione morale” che, pure in questo caso, sono stati elargiti a buon mercato e in quantità bulimiche da questa signora che aborrisce il maquillage facciale con quel naso meravigliosamente dantesco, proiettato in avanti a guardare una speranza di sol dell’avvenire e per annunciare finalmente il governo della sapienza autentica e non iniettata con dosi industriali di Wikipedia.
Da vero idiota, il sottoscritto pensava: sulla carta, essendo io un liberale, questa qui, nonostante l’irresistibile richiamo del suo naso, non la dovrei votare, ma in questo circo dell’ignoranza, magari lo potrei anche fare, aderendo in pieno alla sua idea di cambiamento all’ineluttabile struttura del suo programma, applicato prima di tutto al Pd, così come questo partito è configurato nel Meridione d’Italia e in Campania in particolare. Perché una cosa era propinata come una sorta di imperativo categorico, che, al confronto quello teorizzato da Kant “je faceva una pippa” nelle parole di Elly …degli Alighieri: in Campania, De Luca e il deluchismo avrebbero dovuto essere spazzati via sicuramente, senza deroghe, senza se e senza ma.
Quella tipologia del Pd alla De Luca da liquidare diventava, ovviamente solo a chiacchiere come i fatti successivi hanno dimostrato, il motivo esatto per il quale era nata la candidatura alle primarie di Elly Schlein. In quello stesso periodo le tv delle veline e delle marchette dell’informazione omologata e impacchettata dalla matrice faziosa di destra e di sinistra chi la elargisce, si soffermarono sulla scelta della Schlein di dotarsi dei consigli di una armocromista.
A quel dibattito (si fa per dire) non dedicammo un solo pensiero, perché ci sembrava una questioncina da quattro soldi, buttata lì giusto per proporre qualcosa al popolino che vota a destra.
E invece quella, incredibilmente, era la “chiave dell’acqua”. Il cervello lo abbiamo e avremmo dovuto domandare a noi stessi e al bagaglio culturale che possedevamo e possediamo, per quale cazzo di motivo una donna in politica, una leader utilizzasse un’esperta in abbigliamento e in accoppiamenti cromatici in base ai suoi colori fisiognomici dal momento che aveva scelto di usare quella faccia incolta, quel naso che avrebbe fatto la gioia di torme di chirurghi estetici, come icona, brand personale, e aggiungendoci una parola della modernità digitale, lo sticker del suo personaggio?
Se avessimo messo a funzionare il cervello, avremmo capito già da allora che Elly Schlein è una borghese. Lo è nel conto in banca, nel sangue e nel cuore. Una che fonda larga parte dei pensieri della proprua giornata alla cura del personaggio, in perfetta antitesi che lei vuol far apparire. La Schlein è una che non possiede nel Dna, nel patrimonio genetico di una famiglia di ricchi, di facoltosi errata corrige, meglio dire visto il contesto di “padroni”, la vera cura per il prossimo, il concetto di bene e di crescita collettivi. Insomma, una radical chic per la quale il popolo è strumento e non obiettivo, per la quale il popolo va guardato dall’alto in basso, fingendo però di saperlo guardare negli occhi questo popolo bue che crede nel suo sticker orizzontale, mentre lei raccontando a tutti che Vincenzo De Luca, il suo clientelismo, il suo cerchio magico di ladroni indagati rappresentavano l’esatto target su cui misurare l’autenticità del cambiamento annunciato, quel popolo senza armocromiste a disposizione lo guardava dalla terrazza dell’Excelsior di Napoli, l’albergo dei ricchi per antonomasia,
dove tra una portata e l’altra a trecento euro l’ una, lei del suo popolo rideva insieme a De Luca, con il quale si era già accordata tredici mesi fa, al tempo in cui questi incontri avvenivano, in modo che a quel bravo ragazzo di Piero, l’infante di Vicienz o’ massiccio potesse essere regalato finalmente un lavoro da fare invece di girarsi i pollici a Roma aspettando il 27 per controllare se i 12mila euro avessero regolarmente rimpinguato il suo conto corrente.
Quando si abbuffavano di scialatielli allo scoglio e di ostriche lei e lui concordavano anche le successive battute del copione: Vincenzo, tu mi chiami cretina e analfabeta, mentre io dichiarerò che tu e il tuo entourage siete , sostanzialmente, dei ladri. Poi la sera ci chiamiamo al telefono ci facciamo quattro risate nel commentare le reazioni di quello e di quell’altra.
Viva la sinistra dei “figli di puttana”, come li chiamava nella canzone Yuppies riferendosi ai social-craxiani Luca Barbarossa, cantautore di sinistra, viva la sinistra dell’Excelsior, delle ostriche e dei salmoni. A Elly, non più Alighieri chiediamo il permesso di completare noi la terzina in rima: “Applaude la sinistra dei coglioni”