CASERTA La mostra del cinema di Venezia, il solito copione pro-Pal e l’informazione puramente gregaria casertana

26 Agosto 2025 - 12:16

Caserta (pm) – Il cinema italiano è una roccaforte della sinistra, con una vera e propria  componente militante attiva sopra ogni altra cosa. E la nostra non è certo una valutazione politica, ma semplicemente una costatazione. Un fatto risaputo da tutti, purché abbiano un minimo di onestà intellettuale. Dunque nessuna sorpresa che, alla vigilia della 82^ mostra del cinema di Venezia, un gruppo eterogeneo di attori, registi, sceneggiatori e delle “…maestranze dei vari comparti  del cinema, dell’arte, della cultura, della formazione e dell’informazione…”, se ne sia uscito con la più classica lettera aperta pro-Pal contro Israele ed il suo esercito per la guerra di Gaza. D’altro canto, anche l’anno scorso, di questi tempi, andò in scena lo stesso “copione” (è proprio il caso di dirlo), con tanto di appello in favore della Palestina ed un red carpet in cui ogni personaggio noto che sfilava testimoniava come poteva la sua indignazione a senso unico, in una sorta di strabismo morale. Minimamente colpiti della puerilità e dell’ideologismo di quello che facevano, chi si presentò con la classica maglietta free palestine, chi con il ventaglio   “Stop The Gaza Genocide”, chi con la bandiera hamasiana.

Quest’anno, per colmo appare tra i promotori un sedicente comitato Artisti#NoBavaglio. Un nome grottesco per chi, nel modo dell’intrattenimento italiano, dalla RAI al teatro al circuito musicale, detiene il monopolio dello spettacolo e appare in continuazione in TV ed in programmi di tutti i tipi, per dire scapigliatamente peste e corna del governo e di chiunque voglia, pubblici ministeri virtuali dei loro processi mediatici a chi non gli garba.

Poiché tra i tanti firmatari della lettera aperta c’è anche gente che la penna la sa usare, la prosa del documento fa capire in aggiunta più di una cosa. Intanto c’è l’uso dell’urticante, di fanatica dogmatica, della schwa (ə), che rende poco agevole la lettura. Ma, di più, il linguaggio è fatto di slogans,  di idées

reçues dalla palingenesi rivoluzionaria, di detriti di manuali sociologici e di ribellioni altrui, dato che quelle proprie si svolgono forse al più  al bar o al chiosco dell’Hotel Excelsior.

Per via di questa lingua di legno, di questa neo lingua, siamo convinti che in queste cose accada, più realisticamente, che un gruppo di attivisti si attacchi al telefono e, forse con petulanza e forse con la suggestione della fedeltà all’idea progressita conformisticamente dominante, accozzi la firma dell’artista famoso. Al quale, parrebbe, che ad un certo punto della carriera non basti più cimentarsi nell’arte sua propria, ma venga preso dalla fregola protestataria, anche quella bella e pronta e che va per la maggiore.

Qui, poiché non si può essere tutti  geopolitologi, cade a proposito una battuta dello scrittore di fama internazionale ed esponente del partito laburista israeliano David Grossman: “ …siamo circondati da persone cui non frega e non è mai fregato nulla della Palestina, che di Gaza non sapevano quasi niente fino a ieri, che si sono fatti un’idea su Google o con i video di Al-Jazeera condivisi già, ma che ora ti tolgo il saluto dici genocidio”.

E sarebbe interessante se un format di inchiesta come le Iene interrogasse qualcuno dei firmatari sul significato dell’espressione pro-Pal “dal fiume al mare”. E’ certo che se ne sentirebbero delle belle. Un sondaggio in  proposito, di tempo fa,  condotto tra gli studenti universitari torinesi, si risolse in una farsa. Non sapevano nulla di nulla della vera questione palestinese per la quale occupavano l’ateneo. Qualcuno, dei più tracotanti e spudorati, azzardò che certamente erano il fiume Tevere ed il mar Mediterraneo.

E’ sbalorditivo che questa gente di spettacolo, che mediamente dovrebbe essere adusa all’autentica cultura che non è mai radicalismo, pensi, per una supposto primato etico che si autoassegna, di dire ad Israele, un paese libero che ha democraticamente eletto i suoi rappresentanti politici ed altrettanto democraticamente li può cambiare, come deve fare la guerra. Quella che combatte per la sua difesa, sicurezza e sopravvivenza, dopo un progrom e un’aggressione su sette fronti contro nemici che ne vogliono la distruzione esistenziale, l’annientamento dell’entità sionista.

Una mattina, un loro collettivo, che non vede la barbarie afgana, con le donne ridotte a amebe sociali (in Afghanistan un nuovo decreto ordina che finestre delle case dovranno essere murate perché «vedere le donne lavorare in cucina, nei cortili o raccogliere l’acqua dai pozzi può portare ad atti osceni», dopo che è già statao vietato loro di lavorare, studiare, uscire di casa se non accompagnate, e parlare in pubblico.); che non vede l’orrore della guerra di invasione del dittatore Putin, che colpisce deliberatamente con i missili la popolazione e le strutture civili ucraine, come l’ospedale pediatrico di Mariupol; che non vede il feroce ed oppressivo regime iraniano; che non vede la persecuzione uigura della Cina e quella curda della Turchia, una mattina – dicevamo  – si sveglia e pretende che dica e faccia quello che vuole sulla questione mediorientale sul palco di una manifestazione pubblica (propria di una totalità sociale, con le varie convinzioni) e fuori contesto e pretendendo che si stia dietro alle loro storie. Molte delle quali, come sta emergendo con sempre maggiore nettezza, sono della propaganda di Hamas.

E’ questo il contesto dunque, per stare a Caserta, che nella stampa locale si è potuto leggere, ieri l’altro, un pilatesco comunicato il quale ha  esaltato la firma della lettera aperta veneziana da parte di alcuni noti attori e gente di cinema della città.

Amnesia sul 7 ottobre, sugli ostaggi ancora detenuti e sepolti vivi, sulla propaganda orchestrata  da Hamas sugli aiuti umanitari che ogni giorno si svela di più falsa. E su tanto altro di cui è capace un regime radicale e terrorista che ha costretto alla guerra la democrazia di Israele.  Non un dubbio, non una riflessione, non un’obiezione.

Non funziona così.

Nelle foto in basso, scene di una rappresentazione scolastica di bambini Palestinesi promossa da Hamas contro il popolo israeliano. A seguire, la copertina di un giornale inglese sulla dichiarata carestia palestinese. La notizia veicolata dalla foto si è rivelata totalmente falsa. Le due immagini sono state scelte per dare il senso della complessità del conflitto di Israele contro Hamas, che non è risolvibile con una lettera fuori contesto e da persone che non hanno altro titolo che la fama artistica, certamente non sufficiente per dirimere una guerra che morde le carni delle persone