CASERTA Tornano all’opera le cave della città? L’allarme di Italia Nostra e la mobilitazione dei comitati
11 Settembre 2025 - 18:14

Caserta (pm) – In questo ultimo periodo, l’attenzione della città è stata tutta riversata – prima, durante e dopo – sul concerto di Ligabue. Concerto che, più che come spettacolo musicale, è stato vissuto come una specie di catarsi sociale e caricato di significati che forse, a guardar meglio, non aveva perché non doveva averli. Rimosso completamente il tema della tutela della piazza Carlo di Borbone, che, per quanto parte integrante del bene Unesco della Reggia, nella opinione comune sta dismettendo tale suo valore culturale e comincia ad essere considerato uno spazio urbano e tecnico al servizio dell’intrattenimento della città, è iniziata l’azione di lobbying di quanti da tali manifestazioni ritraggono lauti guadagni. Si parla già di ripetere ed aumentare la stagione delle esibizioni dei maggiori artisti nazionali e non solo. E chissà se della questione si stia interessando la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco (in foto, il suo logo),che è l’ente che è chiamato a vigilare che i beni culturali inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale conservino i requisiti che ne hanno determinato l’iscrizione.

D’altro canto, né la Reggia né la soprintendenza casertana sembrano accorgersi del problema, perché capiamo che ci vuole un bel po’ di coraggio e di autonomia a mettersi contro una opinione diffusa, una tendenza che ha popolarità, per quanto opinabile. Tuttavia una cosa è la quantità, un’altra la qualità.
Molto più realisticamente bisogna riconoscere che il capoluogo, per tutti i suoi limiti civili ed infrastrutturali ampiamente dibattuti in questi giorni, per il concerto di Ligabue ha compiuto uno sforzo fuori dell’ordinario e non facilmente ripetibile. La vita cittadina è stata fortemente condizionata ed interferita dalla manifestazione e se i residenti si sono mostrati responsabili e comprensivi a limitare spostamenti ed impegni normali ed a sopportare gli inevitabili disagi, non si può pensare che quello diventi uno schema usuale di vita cittadina a cui adattarsi.
Sta di fatto che in questa euforia campanilistica, in una realtà che già non brilla per impegno civico, problemi enormi del capoluogo o sono rimasti in sonno o hanno preso una brutta piega.
Dell’urbanistica non parla più nessuno, mentre spuntano cantieri che si guardano bene dall’ esporre il prescritto cartellone per la pubblicità dei lavori, allo scopo di sapere che cosa stanno combinando. Vengono annunciati o completati palazzi discostandosi dal canone urbanistico. Le scuole, alla vigilia della ripresa didattica e dopo tre mesi abbondanti di ferie arrancano con i lavori e gli interventi necessari. Il semplice rinnovo della carta d’identità richiede mesi, nell’epoca dell’immediatezza digitale, ancora sconosciuta qui da noi. Epperò abbiamo avuto ed avremo cantanti di tutti i tipi. Ed anche se la litania degli stipendi bassi la intonano tutti, se si devono spendere dai settanta euro ed oltre per una serata musicale nessuno si scompone più di tanto.
E veniamo alla parte che ci preme. Quest’agosto, mensis terribilis per le malefatte degli uffici pubblici che pare aspettino questo mese per sfornare, nel clima svagato e disattento del periodo, le licenze, le autorizzazioni, i permessi più sensibili. Quasi una tecnica per guadagnare tempo, tenere le cose all’oscuro di quante più persone possibili, ostacolare ogni forma di controllo terzo.
Sta di fatto che in piena epoca di mare e di vacanze, si viene a sapere che da un canto gli uffici regionali e dall’altro quelli comunali stanno lavorando, senza alcuna avvisaglia, alacremente sulle cave.
A Napoli si accelerano i tempi per l’approvazione di nuove norme per la riqualificazione delle cave e per l’estrazione degli inerti da fiumi ed invasi, affinché arrivino al voto a tempo per le imminenti elezioni regionali. Legambiente Campania pensa il peggio possibiledel provvedimentonormativo, in quanto consentirebbe il saccheggio della sabbia dei fiumi ed aprirebbe ad un nuovo sfruttamento delle aree calcaree.
A Caserta stanno tirato avanti, con inusuale celerità e sollecitudine, le carte perché in località Provine-Pioppi, al confine tra i Comuni di Caserta e Valle di Maddaloni, si riapra la cava dismessa da decenni, con la previsione dell’estrazione di oltre 2.300.000 mc. di calcare.
Figurarsi che il 5 ed il 7 agosto – quasi non ci si crede, in pieno caldo e con tutti in ferie – ci sono persino state ben due incontri in sede di conferenza dei servizi. E poi c’è tutto un risvolto tecnico legato alla ripristinabilità dell’attività estrattiva, a cui osterebbe anche il vincolo di inutilizzabilità sui terreni perché percorsi dal fuoco di incendi. E già qui pare che le planimetrie dei luoghi esibite dagli uffici comunali non siano aggiornate, non riportando gli incendi che hanno percorso le montagne più di recente.
Per l’importanza della questione per la città, a questo punto, essa dovrà essere seguita passo passo ed altro che i concerti di piazza Carlo di Borbone. Intanto già si sono mossi due comitati cittadini e a loro riguardo ci ripromettiamo di raccoglierne le ragioni e le iniziative.
La sezione cittadina di Italia Nostra ha, dal canto proprio, diffuso il comunicato stampa che pubblichiamo il quale, con la chiarezza e franchezza consueta, denuncia i rischi speculativi, per la salute e per l’ambiente dietro questa operazione.
IL COMUNICATO STAMPA DI ITALIA NOSTRA
