OMBRE & APPALTI. 600 mila euro per un asilo alla società che per la DDA è in mano a Raffaele Pezzella, sotto processo rapporti con il clan dei Casalesi e corruzione alla Provincia

12 Ottobre 2025 - 11:00

Ancora una volta, le società che per l’Antimafia fanno parte della galassia delle ditte connesse a Raffaele Pezzella, vero dominus delle commesse pubbliche di questa provincia, entrano nelle grazie della CUC Nolana. Torna in auge un grande classico: la garetta. Per non perdere il finanziamento – scrive il comune di Sant’Arpino, che ha utilizzato la stazione appaltante nolana – era necessaria una procedura rapida: pochi giorni, pochi ditte invitate, pochi partecipanti. E questa è la metodologia più permeabile, più controllabile da politici, funzionari e imprenditori

SANT’ARPINO – Mentre la Centrale Unica di Committenza dell’Area Nolana, che ha in Angelo Gambardella l’esponente più importante, firma l’aggiudicazione da 600mila euro per il nuovo asilo nido “La Casa dei Bambini” di Sant’Arpino, finanziato dai fondi del PNRR, le stesse identiche generalità della ditta vincitrice compaiono negli atti di un processo per associazione a delinquere e appalti truccati. Un cortocircuito di legalità che mette a nudo le falle del sistema di controlli e le ombre sulla gestione dei miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

È il 26 settembre 2025 quando il Responsabile della CUC, Vincenzo Caprio, dispone con atto formale l’affidamento dei lavori per il nuovo nido comunale di Sant’Arpino. A spuntarla, tra dieci imprese invitate, è la D’ALESSANDRO COSTRUZIONI SRL di San Giorgio a Cremano, con un ribasso del 12.888% che porta l’importo a 603.872,97 euro.

Nell’atto si sottolinea l’urgenza dettata dalle scadenze PNRR, si cita la normativa a tutela, si specifica che l’efficacia dell’aggiudicazione è subordinata all’esito positivo delle verifiche sui requisiti dell’impresa. Ma questa celerità, questa fretta che ha il comune di Sant’Arpino, guidato dal sindaco Giuseppe

Di Mattia, è necessaria perché, pena perdita del finanziamento, la gara andava aggiudicata entro il 30 settembre.

Una condizione che ha convinto il comune atellano a mettere la Cuc nolana a operare in un grande classico del repertorio: la garetta. E allora sono state contattate direttamente, crediamo previo sorteggio, 10 imprese dall’albo fornitori della centrale appaltante.

E, come sempre avviene quando abbia raccontato di gare gestite dalla Cuc nolana, se gli inviti sono dieci, i partecipanti non superano mai i 5. Cinque, come i partecipanti a questa procedura di gara. Lo scriviamo da anni, queste micro-operazioni, se non sono controllate, sono quantomeno controllabili. Sono a rischio di infiltrazione corruttiva.

Attenzione, non stiamo scrivendo con la certezza che lo sia, ma è proprio il metodo degli inviti, della gara tra imprese contattate e non tramite procedura aperta ad avere mostrato delle dalle terribili in tanti comuni e stazioni appaltanti. E questo lo diciamo portando come esempio citando una vicenda che coinvolge proprio la D’Alessandro Costruzioni.

Fino a poco tempo da, il rappresentante legale era (lo è ancora?) Gennaro D’Ascenzio. E il nome di D’Ascenzio non è nuovo per i lettori di CasertaCe. Il 39enne, infatti, nel banco degli imputati del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in un maxi-processo sulla turbativa d’asta pilotata dalla DDA di Napoli.

Secondo gli atti dell’inchiesta, messi nero su bianco dalle ordinanze dei sostituti procuratori Graziella Arlomede e Maurizio Giordano, la D’Alessandro Costruzioni, sebbene intestata a D’Ascenzio, sarebbe stata in realtà gestita occultamente dall’imprenditore Raffaele Pezzella, a sua volta imputato e ritenuto dalla Dda una specie finanziatore, portatore di liquidità, di contanti per il clan dei Casalesi.

Secondo le tesi della pubblica accusa, Pezzella e il suo socio, per il tramite del dirigente tecnico, l’ingegnere Piero Cappello, avrebbero fatto manomettere il sistema informatico degli elenchi d’asta, in quel caso di Asmel, inserendo i codici delle ditte da loro designate.

E Raffaele Pezzella, con il suo socio Tullio Iorio, sono spesso citati negli articoli di questo giornale. Se il primo è sotto processo, portato dalla Procura di Benevento per il reato di corruzione, relativamente a un dirigente all’amministrazione provinciale di Caserta, la stessa accusa la fa DDA di Napoli, con aggiunta dell’aggravante camorristica, ad entrambi.

Per i pm dell’Antimafia di Napoli Raffaele Pezzella e Tullio Iorio sarebbero stati corruttori di funzionari alla Provincia di Caserta e legati al clan dei Casalesi, accusa messa nero su bianco da alcuni pentiti, tra cui chi il clan l’ha guidato, quel Nicola Schiavone figlio di Francesco Schiavone Sandokan. Parole simili a quelle dette da Vincenzo D’Angelo, genero del boss Francesco Cicciotto ‘e mezzanotte Bidognetti in aula relativamente al processo DDA sugli appalti truccati a Calvi Risorta (CLICCA E LEGGI).

Quando scriviamo di Pezzella, parliamo di un soggetto che per anni ha dominato la scena degli appalti pubblici nell’amministrazione provinciale di Caserta, ma non solo. La commessa più grossa finita a favore dell’imprenditore di Casal di Principe, infatti, riguarda un bando, messo nero su bianco dall’Asl Caserta, ma gestito dalla piattaforma gare della Regione Campania. 15 milioni di euro per le case di comunità e le strutture territoriali, sempre con i finanziamenti del PNRR, in provincia di Caserta. Un appalto vinto con la sua società Marrel, al tempo addirittura sotto sequestro e costituita mentre Pezzella era detenuto agli arresti domiciliari (CLICCA E LEGGI), con la partecipazione di una ditta di Gianpaolo Benedetti, imprenditore a sua volta indagato nel caso degli appalti pilotati dall’ex presidente della Provincia, Giorgio Magliocca.