ASL, PORCATA MAXIMA. Centri convenzionati: cambiate le regole in corsa per i rimborsi, premiati i furbi, puniti chi ha osservato la leggere

4 Settembre 2018 - 11:46

CASERTA (gianluigi guarrino) – Leggete questa storia. Perché leggendola capirete quanto sia avvertito nelle istituzioni e nelle alte/medie e anche basse burocrazie dell’amministrazione statale, in questo caso regionale, il senso delle regole, la necessità che, in certi casi, queste debbano essere certe in modo da garantire ai cittadini un punto di riferimento chiaro rispetto al quale uniformare il loro comportamento.

Un’altra considerazione la faremo alla fine di quest’articolo, ora dedichiamoci alla notizia che arriva, però, a conclusione di un racconto necessario per comprenderne il peso.

Negli anni scorsi abbiamo, più volte, affrontato la questione del budget attribuito alle Asl dalla regione Campania per i corrispettivi da pagare ai laboratori, ai centri di analisi, alle strutture di assistenza psicosociale per le prestazioni realizzate a favore dell’utenza.

L’ora “X” scattava immancabilmente ad ottobre, con una data privilegiata, quella del 21 ottobre, quando, esauriti i quattrini legati a un budget complessivo e già ripartito dalla regione Campania in base alle restrizioni del piano di rientro dal maxi debito che ha aperto da anni una voragine nei conti della sanità nostrana, dalle Asl arrivavano le “agghiaccianti” lettere con le quali si avvertivano laboratori e centri convenzionali che, da un giorno prestabilito, la regione non avrebbe più erogato i rimborsi, attraverso l’ordinario canale dell’azienda sanitaria locale.

Per cui, da quel giorno, al cittadino-utente si faceva pagare tutto, oppure se il cittadino-utente non era in grado di farlo, come succedeva nella maggior parte dei casi, le strutture chiudevano i battenti fino all’apertura del nuovo budget a gennaio.

Per motivi che non conosciamo, ma che approfondiremo, la regione ha cambiato, per l’anno 2018, il sistema, parcellizzando il budget in 4 trimestri. In poche parole, una suddivisione maggiore della torta con l’avviso di budget esaurito inviato nel corso del trimestre, presumibilmente negli ultimi giorni di marzo, di giugno, di settembre, di dicembre, dato che 12:3 fa esattamente 4 trimestri.

Per le prime due sezioni temporali, il sistema, sancito ufficialmente e comunicato formalmente ad ogni operatore, il quale ne dava cognizione ai suoi pazienti, si è sviluppato così com’è stato enunciato. Nel dettaglio, l’avviso di esaurimento budget del primo trimestre è stato recapitato lo scorso 12 marzo. Da quella data e fino al 30 marzo, niente rimborsi. Prestazioni tutte a pagamento, ma in sostanza chiusura dei centri per i motivi illustrati in premessa.

Secondo trimestre: la lettera dell’Asl di Caserta viene recapitata il giorno 8 giugno, insomma, la situazione peggiora, visto che i 20 giorni di sospensione dei rimborsi di marzo diventano 22 per il trimestre successivo. Fin qui poco male, perché, al di là delle ristrettezze imposte dai tagli, quantomeno, la regola è chiara e vale per tutti. Ad agosto succede una cosa strana. Il budget finisce il giorno 21, dopo poco più di un mese e mezzo dall’inizio del trimestre, con la prospettiva per i centri e per i laboratori di dover star chiusi nell’ultima decade e del principale mese dell’estate e tutto settembre, dato che il periodo, finisce il 30 prossimo.

Dunque, siamo partiti con venti giorni, abbiamo proseguito con 22 e abbiamo continuato, nel terzo trimestre, con ben 40 giorni di taglio totale. Ma ripetiamo ancora, al di là del colpo mortale assestato alla sanità privata convenzionata, che conta su migliaia e migliaia di dipendenti che rischiano di rimanere in mezzo alla strada e anzi, in tanti, già ci sono finiti, l’unica cosa accettabile era la certezza del diritto, magari andavano approfonditi i flussi dei rimborsi per capire la repentina fine dei budget, ma nulla di più.

Il 24 agosto scorso ecco il colpo di scena, subissato dalle critiche e dalle proteste per i tempi repentini per l’esaurimento del budget del terzo trimestre, il presidente Vincenzo De Luca ha fatto il suo mestiere, quello del politico “scafato”. Annuncia, cioè urbi et orbi, le Asl non devono far sospendere il lavoro dei centri, rimborsando il pagamento delle prestazioni a questi ultimi.

Al di là della decisione, anche condivisibile, per la situazione di emergenza creatasi tra agosto e settembre, questa rappresenta il fallimento del metodo dei budget trimestrali.

Chi ha fatto i conti, insomma, nell’ufficio della regione e delle Asl è un asino che getta ulteriore discredito, come se non fosse già discreditata di suo, sull’ente di via Santa Lucia e del Centro Diezionale che si rimangia, clamorosamente, quella che doveva essere l’architrave del nuovo sistema dei rimborsi.

Comunque, siamo ancora in una dialettica di tipo politico. De Luca dà un ordine che sconfessa se stesso in quanto lui non è solo il governatore ma anche il commissario di governo per il piano di rientro dal buco della sanità.

Al momento non si intravedono ancora, quelle sì gravissime, azioni di iniquità in grado di infliggere mortificazione e disagio ai danni dei cittadini-utenti. E invece, ecco tornare alla ribalta la data magica, quella di cui scrivevamo all’inizio di quest’articolo, il fatidico 21 ottobre, quella giornata che, immancabilmente, nella struttura di sistema annuale, annunciava: “Big Ben ha detto stop“, per dirla alla Portobello, storica trasmissione del compianto e mai troppo rimpianto Enzo Tortora, che la Rai sembra voler riesumare quest’anno in sei puntate con la conduzione di “Nonna Pina”, al secolo Antonella Clerici.

Ma come, avete fatto lavorare centinaia, migliaia di centri convenzionati in base al budget trimestrale, con il quale ogni imprenditore ha fatto le sue scelte, anche in fase di credito bancario, e ora ve ne venite dicendo: “Dolcetto scherzetto! Quei primi tre trimestri non contano un cazzo!”?

Ma quale luogo è più arretrato, più rovinato, più moralmente terremotato, rispetto al nostro territorio. Ma non finisce qui. La restaurazione del sistema annuale e la cancellazione delle cose già avvenute, cioè del dipanarsi di fatti e azioni riguardanti i tre trimestri, scrive il capolavoro, frutto di un incontro tra i dirigenti dell’Asl di Caserta e certi sindacati del settore a partire dalla FederLab dell’ottimo Enzo D’Anna.

Tutti quelli che se ne sono fregati dell’esaurimento di budget e non si sa perché hanno continuato ad accettare ricette se le vedranno rimborsare; mentre quelli  che hanno rispettato la legge e si sono fermati all’esaurimento del budget, scusate l’espressione ma lo dobbiamo scrivere, non siamo politically correct e chi è schizzinoso può non leggerci, l’hanno preso in culo.

Una vergogna, con gravi implicazioni, secondo noi, sul fronte del diritto penale e ancor di più su quello del diritto civile. Chi si è fermato, non accettando ricette, può e deve chiedere, infatti, un giusto risarcimento.

In parole povere: questa è l’ASL di Caserta, che umilia chi segue le regole e premia i furbetti i quali, forse, hanno avuto qualche dritta su quello che sarebbe poi successo a fine agosto, cioè la vergognosa sanatoria. Noi ne abbiamo viste e raccontate di cose nella sanità campana, ma questa è la numero uno delle vergogne.

De Luca e compagnia cantata non vi riempite la bocca quando parlate di lotta alla corruzione e della necessità della crescita di un senso civico che oggi non c’è. Scusate, ma un imprenditore che in questi giorni lo sta prendendo nel posto di cui sopra e che vede i suoi colleghi incassare centinaia di migliaia di euro, l’anno prossimo si muoverà alla stessa maniera rispettando la legge?

Se le norme valgono zero e vengono messe sotto i piedi da chi le ha realizzate, approvate; se le norme rappresentano un optional, un qualcosa che le stesse istituzioni si muovono in modo tale da mostrare che gli articoli stanno lì giusto per finta e che poi, aumm aumm troveremo al soluzione a la “Viva l’Italia“, allora questo non è altro che un sistema criminogeno che non lascia speranze e che fa capire che il pesce puzza dalla coda, dal corpo, ma che la sua testa puzza ancora di più e non c’è possibilità di decontaminazione.