All’ASI CASERTA appalto da 200 mila euro a un imprenditore condannato per camorra. Tecnicamente, non è colpa sua, ma la Pignetti, candidata Fdi alle Regionali, si faccia qualche domanda sulle aggiudicazioni di questo e altri lavori
24 Ottobre 2025 - 19:29
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Per un piccolo contenzioso, l’ottimo Nicola Schiavone O’Russ stava per far esplodere una bomba davanti casa a Baia Domizia. Il rappresentante legale è il fratello, Antonio, ma Raffaele D’Alessio, condannato in via definitiva a 6 anni per il reato di associazione di tipo mafioso nel processo Normandia II, è uno dei motori dell’impresa, come lui stesso dichiara su Facebook. Pena scontata, poco da dire su questo tema. Ma l’informativa della DIA e le parole del “ministro degli appalti” del clan, Dante Apicella, lo inseriscono in un contesto che certo non è limpido
CASERTA (g.g./l.v.r.) – E’ difficile che CasertaCe torni su un argomento a strettissimo giro di posta, in poche ore. Non molto tempo fa abbiamo immesso online un articolo dedicato ad un doppio appalto che la società MARC Progettazioni e Costruzioni ha ricevuto dall’ASI di Caserta, il consorzio industriale della nostra provincia guidato dalla neocandidata in Fratelli d’Italia alle Regionali di novembre, Raffaela Pignetti, che dopo dieci anni di militanza e di obbedienza ai vari Stefano Graziano e Giovanni Zannini, come quest’ultimo, ha fatto il salto della staccionata, avvicinandosi ad Edmondo Cirielli, poi divenuto il candidato del centrodestra per la presidenza della regione Campania.
Nel pezzo – CLICCA E LEGGI – da una parte sottolineavamo il potere delle imprese dell’agro Aversano, spesse coinvolte in vicende storicamente non limpide, ma che continuano a vincere appalti e a dominare gli affidamenti in provincia di Caserta; dall’altra scherzavamo, leggendo che l’ingegnere Carlo Tramontana, alla guida dell’Ufficio Tecnico ASI, decideva di far passare l’appalto
Questo giornale si è spesso beccato contumelie e critiche di molti imprenditori per aver segnalato la natura non sempre limpida delle società che hanno la propria sede nell’agro Aversano o i propri rappresentanti provenienti da questo territorio.
Non si tratta di una specie di razzismo. Sfortunatamente, infatti, quando scriviamo un’analisi storica dei rapporti tra soggetti entranei a clan dei Casalesi e ditte aggiudicatarie di appalti, le colleghiamo sempre ad atti giudiziari: ordinanze, testimonianze e sentenze.
LA FAMIGLIA D’ALESSIO E IL CASO DI RAFFAELE, CONDANNATO E CERCATO DA SCHIAVONE O’RUSS
E in questo caso, relativo alla MARC e all’Asi Caserta, utilizziamo documenti ufficiali. Il legale rappresentante di questa impresa, con sede a San Marcellino, è l’architetto Antonio D’Alessio. Ma a lavorare con lui, a guidare l’impresa c’è anche il fratello Raffaele D’Alessio, come egli stesso dichiara sul suo profilo Facebook.
E Raffaele D’Alessio non è un soggetto sconosciuto, tutt’altro. L’imprenditore e ingegnere 47enne, infatti, è stato condannato in via definitiva a 6 anni per il reato di associazione di tipo mafioso nel processo istruito dalla DDA di Napoli denominato Normandia 2, dedicato agli interessi del clan Schiavone su appalti e aggiudicazioni pubbliche.
Lo stesso D’Alessio è citato nelle prime pagine dell’informativa della Direzione investigativa antimafia, il gruppo interforze dei detective che, tra il 2020 e il 2022, aveva compiuto un grande lavoro nel seguire le opere di Nicola Schiavone O’Russ, nipote del boss Francesco Schiavone Sandokan e condannato anche lui nel processo Normandia II.
Nelle prime pagine di questo documento che, diciamocela tutto, non è stato sfruttato a pieno dai pm dell’Antimafia partenopea, Schiavone, subito dopo la sua scarcerazione, avrebbe iniziato a “convocare” una serie di imprenditori considerati, a vario titolo, beneficiari di un accordo economico di stampo criminale con il clan. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere la restituzione delle quote a lui spettanti dalle forniture di materiali edili e dall’esecuzione di appalti pubblici. Tra i soggetti “convocati” figura anche Raffaele D’Alessio.
IL NO A SCHIAVONE E IL PIANO PER FARGLI ESPLODERE CASA
Un debito che non sarebbe stato riconosciuto da D’Alessio. Secondo la ricostruzione, Schiavone avrebbe provato più volte ad avvicinarlo, ma D’Alessio si rifiutava di avere contatti con gli ex sodali del clan, sostenendo con fermezza di non avere più debiti in sospeso con nessuno. Il confronto definitivo, agognato dal boss, avviene il 25 gennaio 2020. Un incontro che, però, non ha gli esiti sperati da ‘O Russ: l’imprenditore gli ribadisce che non deve nulla a lui né al clan.
E stando a quanto accertato dalla Dia, quell’atteggiamento avrebbe spinto O’Russ ad organizzare un atto vandalico dinamitardo per regolare i conti. Il piano criminale emerge in una conversazione con il fratello Massimiliano Schiavone: voleva far esplodere una bomba presso l’abitazione di D’Alessio.
Non potendo agire personalmente per non essere collegato al fatto, ‘O Russ chiese al fratello di trovare dei criminali albanesi a cui delegare l’azione. Per depistare ulteriormente le indagini, aveva anche stabilito che l‘esplosione non dovesse avvenire a Frignano, bensì a Baia Domizia, località balneare dove l’imprenditore possedeva una seconda casa.
A supporto di questa ricostruzione, gli agenti della Dia hanno fatto riferimento anche ad una precedente intercettazione, datata 7 marzo 2020, nella quale i fratelli Schiavone discutevano di persone di Giugliano, esperte nell’utilizzare il tritolo, da impiegare per l’attentato a D’Alessio.
UN PASSATO CHE ANCORA OGGI HA UN VALORE. E UNA DOMANDA A PIGNETTI E TRAMONTANA
Il racconto della vicenda di Raffaele D’Alessio, che ha scontato la sua pena e non sembra essersi certo lasciato in buoni rapporti con Nicola Schiavone O’Russ, imprenditore tra i più importanti del clan dei Casalesi, ci dimostra però che la storia di questa provincia è piena di ditte ritenute pulite dalla Prefettura di Caserta, inserite quindi nella white list che permette di ricevere gli appalti pubblici, che però hanno una genesi di certo non limpida.
La MARC, infatti, nasce nel settembre 1999 e quindi si è sviluppata economicamente quando Raffaele D’Alessio, come sancito dalle sentenze del processo Normandia II, era all’apice del suo rapporto con Nicola Schiavone O’Russ e per questo condannato a 6 anni di carcere. E, per favore, non parlateci del fatto che il legale rappresentante è il fratello, Antonio, perché anche solo la scelta di continuare a lavorare a Caserta e avere sede nel cuore del potere degli Schiavone, l’area di San Marcellino e Frignano, mostra una volontà di non distaccarsi da quel contesto territoriale che è stato poi decisivo per la condanna definitiva di D’Alessio. E le parole di Dante Apicella confermano che, nonostante l’acredine con Schiavone O’Russ, Raffaele D’Alessio non era sconosciuto a chi, come Damigiana, era il capo degli appalti pubblici gestiti dal clan.
E questo contesto storico era noto all’ASI? Le vicende di D’Alessio erano già a conoscenza del dirigente Carlo Tramontana nel momento in cui ha chiesto alla MARC di venire a lavorare per il consorzio tramite, non una gara aperta, bensì una cosiddetta Trattativa Diretta, che è un affidamento diretto nella sostanza. E alla presidente Raffaela Pignetti, invece, chiediamo se in questi anni si è mai preoccupata del rischio che società che hanno sviluppato il proprio potere economico grazie – in parte o per intero – alle connessioni con il clan dei Casalesi possano guadagnare centinaia di migliaia di euro dell’ente che dirige? Per chi ha deciso di lanciarsi nel mondo dell’elettorato passivo, per chi ha deciso di candidarsi a ruolo di rappresentante dei cittadini, a chi, soprattutto, da un decennio guida un ASI certe cose dovrebbero preoccupare.
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