Il sindaco di Orta contesta l’Osl del Ministero dell’Interno per la gara sui tributi. Atteggiamento sospetto e vi spieghiamo il perché

30 Ottobre 2025 - 13:02

Al centro della vicenda il primo cittadino e l’assessora Elvira Caccavale, che interpreta un modo molto originale di esercitare la sua funzione, per alcuni debordante e invasiva rispetto alle prerogative che a legge Bassanini attribuisce in via esclusiva ai dirigenti. Già in partenza, dopo l’esito della procedura pretesa dall’Organo di Liquidazione che sta cercando di recuperare soldi dopo il rovinoso dissesto del Comune, questo si è costituito nel ricorso al Tar presentato dall’impresa seconda classificata, creando un caso più unico che raro. Poi ha chiesto alla Corte dei Conti se l’Osl, che ricordiamo essere un organismo del Viminale, è competente per bandire gare d’appalto. E allora, siccome non si sta discutendo della qualità di un servizio non ancora partito, tutta questa frenesia non può non essere legata allo sgradimento nei confronti del soggetto che ha vinto, che potrebbe a sua volta essere connesso al gradimento per un altro soggetto. Ciò, come si suol dire, non si fa

ORTA DI ATELLA (g.g.) – Ogni sospetto, e questo vale per chi non conosce il nostro DNA, è rimosso dal fatto che qualche tempo addietro questo giornale ha scritto un articolo, probabilmente perorato indirettamente da lui stesso, in difesa di Antonio Santillo, sindaco di Orta di Atella. In pratica scendemmo al suo fianco sviluppando una serie di argomenti frutto di notizie assunte dal posto, attraverso i quali dimostrammo che Santillo era oggetto di una sorta di mobbing, ovviamente in senso lato, da parte del grumo di potere rimasto saldamente presente all’interno della giunta, imperniato sulla figura dell’ex sindaco Andrea Villano, sciolto per infiltrazioni camorristiche e divenuto un corpo e un’anima sola con Marcello De Rosa, personaggio che non dobbiamo certo presentare, e che aveva inserito nell’esecutivo di Orta il suo cugino diretto, nonché omonimo, Andrea Villano.

Proprio perché Santillo ci faceva simpatia, come succede con quelli che manzonianamente possiamo definire “vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro”, abbiamo impiegato due o tre settimane prima di decidere di scrivere questo articolo. Ciò perché, ritornando sul discorso del DNA, riusciamo ancora a rimanere ingenuamente increduli, nonostante tutte le porcherie e le nefandezze che raccontiamo ogni giorno, di fronte a fatti talmente disarmanti che uno è portato a dire: “Ma dai, non può essere così”.

Questa è la storia. L’organismo straordinario di liquidazione presente ad Orta di Atella, come che non si è fatto mancare nulla dagli scioglimenti ai dissesti, decide, a un certo punto, di fronte all’inerzia certificata da altissimi funzionari dello Stato, provenienti da Roma, dal ministero e senza rapporto con il territorio, di avviare una procedura per affidare a un soggetto privato l’ormai vitale, ineludibile recupero delle somme dovute al Comune da contribuenti morosi. Insomma, quello che serviva per rimettere in sesto il capitolo letteralmente terremotato — da vero e proprio fallimento amministrativo totale — delle entrate tributarie e patrimoniali: tasse e tributi non pagati, fitti di immobili di proprietà del Comune non pagati, stesso discorso per i canoni.

D’altronde, un OSL che ci sta a fare se non realizza la sua missione di dare un senso a tutti i soldi che lo Stato scuce, garantendo ai Comuni dissestati rate comodissime, stra-pluriennali, con interessi a dir poco agevolati?

Per fare ciò occorre rimettere in sesto i conti che gestioni politico-amministrative dissennate hanno mandato in default, integrando le condizioni previste dal TUEL per la dichiarazione di dissesto.

Questa gara si svolge sotto l’egida dell’OSL, che sceglie come centrale di committenza quella a cui il Comune di Orta ha aderito, ossia la CUC Nolana.

L’OSL non può perdere tempo perché non è un organo politico, per cui la gara si svolge e viene aggiudicata a un soggetto privato.

Beh, di fronte a una procedura gestita direttamente da un organismo emanato dal Ministero dell’Interno, uno si inchina, tenendo conto anche del fatto che il Comune di Orta di Atella, chi lo amministra e lo amministrerà, dovrà camminare per decenni con la testa cosparsa di cenere per tutto quello che la politica, da Brancaccio in poi, ha combinato. E invece Orta non sarebbe Orta di Atella, ossia un comune che più volte abbiamo detto provocatoriamente — ma fino a un certo punto — andrebbe cancellato dalla carta geografica, fa quello che ha sempre fatto: tenta addirittura di litigare col Ministero dell’Interno perché non gli sta bene chi ha vinto la gara.

Eh già, perché l’unica preoccupazione di certe amministrazioni comunali non è costituita dal modo in cui verrà gestito un servizio pubblico, né dal modo in cui la popolazione sarà servita. Le amministrazioni comunali non stanno nelle case dei cittadini ad alleviare i loro problemi, ma stanno nel palazzo. E allora, comunque, una vicenda surreale.

Ovviamente, la seconda classificata di questa gara fa ricorso al TAR. È un fatto che avviene usualmente e non si può dire fino a che punto c’entri l’ente pubblico, il Comune, come motivatore e stimolatore di queste iniziative. Il TAR si pronuncia due volte. Prima respinge l’istanza cautelare, ossia quella che viene definita sospensiva, ma soprattutto dopo aver fissato il termine per l’udienza di merito. In sede cautelare, il collegio della sezione del TAR che poi sarà lo stesso a giudicare il tutto nell’udienza di merito lancia un segnale che di solito non viene lanciato, dato che nella maggior parte dei casi le sospensive collegiali vengono accolte o respinte in un dispositivo lungo una paginetta. In questo caso, no: come raramente accade, il TAR entra anche nel merito, ritenendo la questione molto importante.

In conclusione, l’organo di primo grado della giurisdizione amministrativa respinge tre punti su tre del ricorso presentato e condanna la ricorrente al pagamento delle spese, associandoci anche il Comune di Orta.

Eh sì, perché il Comune di Orta, già in sede di ricorso per sospensiva, scopre le sue carte, e anche questo è un fatto molto raro, perché il Comune sposa la tesi dell’impresa, sposando giuridicamente ad adiuvandum le tesi della seconda classificata. Anche i Comuni, diciamo così, “tifosi” rispetto all’esito di una gara d’appalto, non sono tanto fessi da costituirsi davanti al TAR, perché ciò fa capire chiaramente che esiste una predilezione per un soggetto che non necessariamente deve essere il secondo classificato, ma sicuramente esiste un’avversione solo legata all’identità di chi la gara ha vinto. Altrimenti, se non è così, sei o quantomeno fai finta di essere imparziale.

Già questo è un atto di ingenuità da parte di Santillo, che scopre in pratica le sue carte, come confermano tutti i fatti successivi. Una volta incassato il no del TAR, si verifica un capolavoro che è proprio l’evento che ci ha lasciato increduli.

Il Comune di Orta, al quale evidentemente glie rode — ma proprio tanto — per il fatto di non aver potuto controllare una gara d’appalto di questa valenza, chiama in causa la Corte dei Conti chiedendo se l’OSL fosse un organo in grado di esercitare una potestà nella promozione delle gare di appalto per l’affidamento di servizi pubblici.

La Corte dei Conti non ha ancora risposto, ma l’OSL è il governo il quale, proprio in queste ore, manco a farlo apposta, ha detto che, pur rispettando il pronunciamento della Corte dei Conti sul ponte sullo Stretto di Messina, andrà avanti lo stesso, in quanto ritiene — a nostro avviso giustamente, ‘ste cose succedono solo in Italia — che la materia dei grandi progetti infrastrutturali appartiene al governo.

A dire il vero, il sindaco Santillo dovrebbe sperare ogni secondo della sua giornata che la Corte dei Conti non si pronunci a breve su quello che ha fatto o non facendo. Non è uno scioglilingua: gli accertamenti tributari relativi all’anno 2018 dovevano essere inoltrati ai cittadini morosi entro e non oltre il 2023. Non è stato fatto, e ciò ha creato le condizioni perché scadessero i termini di prescrizione. Questo, già in prima elementare, si chiama danno erariale e dovrà pur accadere che qualche cittadino che le tasse a Orta le ha pagate scriva una bella lettera, un bell’esposto alla Corte dei Conti, segnalando questa inadempienza.

Il resto è un’incomprensibile posizione ostativa nei confronti dell’OSL e dell’impresa, che ha acquisito il diritto aggiudicandosi la gara.

Giusto sarà, se tra un anno o due, se l’impresa lavorasse male, fare le cosiddette contestazioni per inadempienza rispetto al capitolato. Ma se tu ab origine combatti per l’esito di una gara, allora diventa non vero ma almeno verosimile — perché altre spiegazioni non ci sono — che tu, sindaco, non sia imparziale rispetto al tema del soggetto a cui doveva essere aggiudicato il servizio secondo i desiderata della politica locale.

Come sempre, questa nostra conclusione non è frutto di uno slogan, di una guerra di frasi vissuta utilizzando bagattelle lessicali. Abbiamo sviluppato l’articolo dalla prima sillaba a oggi e, francamente, non troviamo una ragione diversa dal disappunto del sindaco e della sua amministrazione relativamente al soggetto che ha vinto la gara. Se fosse così, sarebbe molto grave.