I PASTICCERI DI MICHELE ZAGARIA. Ecco la mappa geografica del loro impero cake. 10 pasticcerie e…

12 Aprile 2019 - 16:45

CASAPESENNA – Quando si leggono le ordinanze si riesce sempre a valutare meglio una notizia rispetto ad un comunicato stampa che, avendo la necessità della sintesi, non fornisce quelle informazioni in grado di dare sostanza e valore reali alla vicenda che si va a raccontare.

Pasquale Fontana e Giuseppe Santoro non sono, i due pasticcieri arrestati l’altro giorno con la grave accusa di essere stati al servizio e, probabilmente, al soldo del boss Michele Zagaria, non sono solo un fenomeno locale. La loro reputazione imprenditoriale non si limita ai confini di Casapesenna o della zona dell’agro aversano contigua a quella che è stata fino a poco tempo fa la Zagaria’s city.

Molto interessante è, anche per comprendere bene il motivo per cui la dda ha tanto indagato su entrambi, il processo di crescita che li ha portati ad aprire punti vendita, cioè nuove pasticcerie, in tutti gli angoli della Campania. Per cui, possiamo correttamente affermare che il clan dei casalesi soprattutto nella sua solida diramazione di Casapesenna, ha costruito una sorta di impero della “dolce sosta”. Insomma, un processo tipico di occupazione tentacolare dell’economia, così com’è accaduto in altri settori in cui, lavorando in un certo modo, a botta sicura, pompe funebri, panificazione, caffè e zucchero da caffè, macelleria, locali di intrattenimento.

In poche parole, la lettura delle prime pagine dell’ordinanza colloca la vicenda giudiziaria e gli attori della stessa in una narrazione più ampia, più grande, più importante, rispetto a quella di due soggetti finiti nei guai perchè preparavano i dolci al boss e perchè dentro a quelle confezioni viaggiavano i pizzini.

Nello stralcio che pubblichiamo in calce, leggerete tutte le località: Casapulla (zona Appia), Santa Maria Capua Vetere, Baiano, comune al confine tra le province di Avellino e Napoli, Pollena Trocchia, più un’altra pasticceria nella vicina Nola. Proseguendo il giro, Afragola. Sempre dentro allo schema del clan dei casalesi che si allargano e che iniettano denaro, spesso di provenienza illecita nelle attività economiche remunerative, abita un ulteriore processo di infiltrazione territoriale che varca i confini della Campania. In questa chiave, possono essere lette, almeno in quello che è il teorema accusatorio, le aperture di pasticcerie nella montana Campobasso, nella Rimini che è industria del divertimento estivo e nella moderna e molto frequentata Pescara.

Leggerete poi anche una seria di nomi di persone indagate, ma non arrestate. Compaiono perchè diventa atto dovuto nei loro confronti l’iscrizione nel registro delle persone sottoposte ad indagini, perchè questa è l’unica strada per procedere al sequestro di queste pasticcerie di cui molti di loro erano titolari solamente da un punto di vista figurativo. Mere teste di legno, poste lì al servizio di una struttura fondamentale, basata sulla società Butterfly srl, già protetta e schermata da una cessione di ramo d’azienda ad un’altra società che con uno sforzo di fantasia non molto efficace che, come si suol dire, ha finito per dare nell’occhio ancor di più, è stata chiamata La Butterfly srls, amministrata da Antonio Napoletano.

Da questa struttura si sono dipanate tutte le altre titolarità dei punti vendita. Insomma, c’è un prestanome fondamentale, al servizio di Pasquale Fontana e Giuseppe Santoro, che è per l’appunto, Antonio Napoletano. Sotto di lui una raggiera di prestanome di seconda fascia, di retroguardia, che assumono la titolarità di ognuno di questi punti vendita, di ognuna di queste pasticcerie.

Un elenco che parte da Daniele Cipriano Nusher e prosegue con Antonietta Auriemma, Gianpaolo Argentino, Giuseppe Lese, Michelina Rossi, Anna Lisa Lese, Giuseppe Petrillo.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA