LA NOTA CASAPESENNA. Solo un deficiente o un fariseo può pensare che il sindaco De Rosa e suo fratello Lello non sapessero chi era il loro amico e fornitore Giuseppe Santoro

2 Maggio 2019 - 18:32

CASAPESENNA (Gianluigi Guarino) Ma è mai possibile che due campioni del mondo della legalità, gente che gira con la scorta, che al tempo non ebbero a disposizione neppure Pio La Torre e Piersanti Mattarella; è mai possibile che persone che veramente testimoniano in ogni attimo di un’esistenza francescanamente vissuta, l’irriducibile battaglia contro il potere della camorra, con l’obiettivo di sradicarlo e di sconfiggerlo definitivamente, insomma due campioni della “legalità assoluta, totale, sublimata” quali l’attuale sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa e il suo fratello, tutto fare, l’ingegnere Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, amico di Lorenzo Diana e già vicesindaco di Fortunato Zagaria. E poi ancora dirigente di tanti uffici tecnici, oggi tornato addirittura dalla porta principale a Teverola dove in passato costruì un connubio di puridicuore con l’allora sindaco Biagio Lusini. Tornato per decisione di quell’altro sant’uomo, l’eroe dei mille commissariamenti, il vice prefetto Vincenzo Lubrano.

Insomma, è mai possibile che non s’erano accorti che questo Giuseppe Santoro, patron di una sorta di holding della pasticceria, in realtà non era l’uomo, il commerciante a cui dare la fiducia che i De Rosa gli hanno dato nel momento in cui è diventato il fornitore di famiglia, con i dolci presenti (quelli di serie A, della prima scelta, non quelli venduti a 7 euro al chilo) in tutte le feste pubbliche e private di Marcello De Rosa (CLICCA QUI PER LEGGERE),

ma un esponente del clan dei casalesi, un riferimento economico stabile di Michele Zagaria che gli aveva affidato anche i suoi soldi da investire nelle attività?

No, non se n’erano accorti. Quando Marcello De Rosa, già da sindaco, pensate un pò, scortato dallo stato italiano, si faceva fotografare con il Santoro, in atteggiamento amichevole e davanti a tutto quel bendidio che riempiva le tavole dei ricevimenti del primo cittadino, riteneva che Giuseppe Santoro fosse un onesto commerciante, fattosi da solo. Riteneva che suo padre Antonio Santoro, il mitico “Zi Totonno era uno che aveva alzato i muri, davanti alle necessità di Michele Zagaria e dei suoi uomini.

Troppo ingenuo, troppo candido questo sindaco. O troppo furbo, come affermano i suoi avversari politici? Noi, che pure un’idea ce la siamo fatta, non perderemo tempo a scrivere cose che abbiamo già scritto mille volte. Chi ha letto le decine di articoli da noi dedicato all’ordinanza su Giuseppe Santoro e Pasquale Fontana, sa bene che questa esposizione, attraversata, venata di ironia, non è fondata sul nulla, ma su una stabile, visibile, consistente valutazione originata dallo studio approfondito delle carte giudiziarie.

Poi, i De Rosa vinceranno anche perchè non è che ci siano grandi alternative sul terreno di un vero cambiamento. Ma a noi, di questo non frega un tubo. Il nostro unico obiettivo è quello di stabilizzare concetti, valutazioni, incardinandoli e bloccandoli con il cemento armato dei contenuti delle carte giudiziarie.

Tutto il resto sono chiacchiere.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA