LA FOTO. Enorme fabbrica illegale di calcestruzzo sequestrata, indovinate dove? Ma naturalmente nella zona Asi. Per 8 anni, violate decine di leggi

9 Luglio 2019 - 18:52

MARCIANISE(g.g.) Era da un paio di mesi che tenevamo sotto monitoraggio le strane attività, che si svolgevano all’interno di un’area Asi del comune di Marcianise, a confine con quello di San Marco Evangelista, nei pressi della ex 3M.

Stavolta, però, i carabinieri sono arrivati prima di noi. Precisamente quelli della Stazione di Marcianise, sezione forestale. In quell’area, da anni, è rimasta impunemente in funzione una pesante attività di produzione di calcestruzzo. Ad operare, l’azienda ADR, ci dicono monopolizzata da due geometri, uno di Macerata Campania e un altro di Portico di Caserta, divenuti soci di fatto (l’amministratore pare sia infatti un camionista), uno dei proprietari del terreno che, per raccontarla precisamente, è intestato ad un’altra impresa, ci pare, A.F. o qualcosa del genere.

Quest’ultima società, circa 8 anni fa (avete letto bene, 8 anni fa), aveva ottenuto dall’Asi il via libera per la ristrutturazione di un capannone industriale, dentro al quale sarebbe dovuta nascere un’impresa di produzione di blocchetti di cemento per l’edilizia.

Non è che occorre uno studio approfondito per affermare che un’autorizzazione dell’Asi dura tre anni, al massimo 4, in certe condizioni.

Dunque, prima domanda: l’Asi ha mai verificato che il contenuto di quell’autorizzazione e cioè la costruzione dell’opificio, avesse trovato regolare riscontro? Secondo noi, l’Asi non l’ha fatto. La scansione delle date andrebbe valutata meglio. Cioè bisognerebbe capire quando sono scaduti i 4 anni e se in quel momento c’era ancora la gestione di Piero Cappello

oppure già era subentrata quella di Raffaela Pignetti.

Fatto sta che all’impresa titolare di quella organizzazione, l’Asi non ha mai detto nulla. Stesso discorso, in linea di massima, per i titoli di concessione e di autorizzazione, appartenenti alla potestà del comune di Marcianise. Anche in questo caso, se si eccettua un controllo e qualche prescrizione, c’è stato da parte delle amministrazioni comunali e dei vigili urbani, sempre un occhio….ecco, lo chiamiamo…”distratto” nei confronti dell’attività dei due dinamici geometri.

Attenzione: in origine, la ADR entra in quell’area attraverso un negozio giuridico regolare: per la ristrutturazione del capannone, per la produzione dei blocchetti di cemento, occorre, infatti, un organizzato impianto per il calcestruzzo. Dunque, ADR diventa un fornitore del titolare dell’autorizzazione Asi.

In tutti questi anni, però, dall’impianto non è uscito un solo blocchetto di cemento, nè un’attività finalizzata all’unica ragione per cui quell’area era stata assegnata e cioè la ristrutturazione e la messa in opera del capannone esistente.

Ma allora, si può sapere cosa è successo lì dentro? La presenza di ADR è stata solo simbolica, pro forma, oppure lì c’è stata una produzione di calcestruzzo? E se c’è stata, come mai non ha prodotto neppure un centimetro cubo di quel calcestruzzo utilizzabile solo e solamente ad uso interno?

Noi di CasertaCe ce lo stavamo chiedendo da qualche settimana. Evidentemente lo hanno fatto anche i carabinieri della forestale, che forse si sono appostati là fuori e hanno scattato qualche fotografia a quello che era il normale andirivieni di camion e betoniere.

In poche parole, il calcestruzzo veniva prodotto (a questo punto, possiamo dire con tranquillità, in maniera illegale), all’interno dell’area industriale, e veniva poi portato fuori e molto probabilmente, anzi sicuramente, venduto, aggiungiamo noi, ancora una volta, di nuovo, anche relativamente all’azione commerciale, illegalmente, dato che quell’impianto doveva essere a circuito chiuso e dunque non aveva dovuto fronteggiare i costi di una normale, effettivamente legale area di produzione del calcestruzzo, finalizzato  alla sua vendita. Con buona pace del principio della concorrenza e con tanti saluti ai fessi che gli impianti li posseggono ed operano nel rispetto della legge.

E allora, diciamola tutta: questi qua hanno fatto una montagna di quattrini senza che l’Asi, per un verso, e il comune di Marcianise, per un altro verso, abbiano mosso un dito, finendo per diventare complici di fatto di un’attività illegale che, da qualche giorno, è diventata un fascicolo d’indagine della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere. 

Un’altra cosa va aggiunta: per 8 anni, il calcestruzzo prodotto illegalmente in questo impianto marcianisano è stato venduto in tutta la provincia. Ci piacerebbe sapere come sia stato venduto. Ci piacerebbe sapere quale sia stato il volume di fatturato di questa società ADR, in modo da poter poi confrontare con tutte le bolle di accompagnamento, i titoli di viaggio eventualmente esistenti, anzi, sicuramente esistenti, perchè a quanto ci risulta, qualche camion e qualche betoniera di questa società è partita da altri impianti, stavolta regolarmente strutturati e organizzati.

E’ chiaro che qualche bolla e qualche titolo di viaggio regolari servivano. Se si operasse un controllo di questo tipo, si potrebbe capire se i conti tornano o non tornano.

L’attività di intelligence dei carabinieri ha permesso di stabilire che un numero più o meno fisso di camion, usciva, per 8 anni, carico di calcestruzzo da quell’impianto. Di qui il rapido controllo delle autorizzazioni e il sequestro con tanto di sigillo, così come si vede dalla foto che pubblichiamo in alto.

Sapete quanti metri cubi in linea di massima, per una cifra che però non è troppo lontana dalla realtà, si sono potuti produrre in quest’area? Circa 20mila. Siccome l’attività  è durata 8 anni, superiamo quota 150mila metri cubi che fanno più di 2mila appartamenti, parametrati ad una media di 100 metri quadrati cadauno.

Ora, se dovesse risultare che tutto questo calcestruzzo ha riempito le fondamenta, i solai, di migliaia e migliaia di case della provincia di Caserta, ci troveremmo di fronte ad una delle operazioni più inquietanti e più pericolose che la storia di questa terra, che pur ne racconta tante altre, di cotte e di crude, abbia mai vissuto. E, manco a dirlo, è ancora una volta il settore del calcestruzzo, per decenni monopolio incontrastato del clan dei casalesi e di Michele Zagaria, a conquistarsi la palma di possibile vicenda criminale da prima pagina.

E un calcestruzzo non controllato, un calcestruzzo non certificato, non può essere potenzialmente pericoloso? Un pò di tempo fa, abbiamo pubblicato la notizia del crollo di un solaio a Briano di Caserta. Per carità, non abbiamo alcun elemento per affermare, ad oggi, che il fatto sia connesso con il sequestro avvenuto nei giorni scorsi a confine tra Marcianise e San Marco Evangelista. L’abbiamo citato solo per far capire che di calcestruzzo non sicuro, di calcestruzzo abusivo, si può anche morire. 

Seguiremo l’evoluzione dei fatti.