CASAL DI PRINCIPE. Duplice omicidio Pompa-Baldascino. Il boss Setola in aula: “Non sono stato io ad uccidere”

18 Novembre 2019 - 17:30

CASAL DI PRINCIPE (ti.pa.) – “Non ho commesso questi due delitti. Se avessi partecipato lo avrei detto. Seppi del duplice omicidio perché in quel periodo mi trovavo nella masseria di Enrico Verde”. E’ quanto ha detto il boss Giuseppe Setola detenuto al 41 bis nel carcere dell’Aquila (difeso da Paolo Di Furia) dinanzi alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere presidente Napolitano, pm  della Dda Vanorio per  il processo duplice omicidio, quello di Antonio Pompa e Nicola Baldascino, uccisi il 31 ottobre 1997.
Un delitto maturato nell’ambito della faida interna al clan dei Casalesi tra i Bidognetti e gli Schiavone; le due vittime erano molto vicine a Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco detto “Sandokan”.
L’altra imputata, la collaboratrice di giustizia Anna Carrino (assistita da Civita Di Russo), ex compagna del boss Francesco Bidognetti, che secondo la Dda di Napoli avrebbe fatto da tramite tra il capoclan e il killer Setola, ha invece già celebrato il patteggiamento della pena. A sancire la morte dei due affiliati dalla fazione rivale, uccisi a Casal di Principe nella centralissima piazza Croce, fu  Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte. Fu la donna a farsi portavoce dell’ordine con  Giuseppe Setola che eseguì l’omicidio sparando i due con una pistola 9X21.
Il movente del delitto di camorra è da ricercarsi nell’appartenenza di Baldascino al gruppo Cantiello – Tavoletta, che aveva promosso una scissione all’interno del clan Bidognetti. L’omicidio, infatti, maturò dopo che dalla fazione rivale venne posto in essere un attentato nei confronti dello stesso Setola e di  Aniello Bidognetti. Inoltre, Baldascino era alla ricerca del figlio di Bidognetti (Gianluca) per aggredirlo in seguito a contrasti pregressi. La prossima udienza a gennaio dovrà essere ascoltato il figlio di Bisognetti, Aniello.