CAMORRA a PIEDIMONTE MATESE. Ancora Termotetti, Imperadore, Terreri & Co. Ecco cosa sta cercando la Dia

20 Novembre 2019 - 11:20

PIEDIMONTE MATESE(g.g.) Siccome siamo in uno stato di diritto e dunque è giusto e serio rispettarne i fondamenti, diciamo che Gino Imperadore e qualche suo affine, mettendo nel gruppo anche i vari Enzo Cappello, Pietro Terreri e compagnia sono non colpevoli, in quanto nessuna condanna gli è stata affibbiata fino ad oggi, quando ancora sono in corso i processi di primo grado. Diciamo e certifichiamo che, anche in caso di condanna, la compagnia sarebbe sempre allegra ma non ancora additabile col marchio della colpevolezza. E così sarebbe anche in caso di una sentenza di condanna, erogata dalla Corte di Appello eccetera eccetera fino alla Cassazione e il resto della filastrocca sulla non colpevolezza o addirittura sulla innocenza fino a sentenza definitiva o passata in giudicato, che dir si voglia, la conoscete.

Assodato questo, riconosciute le giuste garanzie liberali e democratiche agli imputati della monnezza-gate in salsa matesina, non si può, allo stesso modo, negare che gli Imperadore abbiano goduto negli anni di un clima altamente favorevole, di una simpatia diventata poi empatia, tra il dominus Gino Imperadore, l’allora sindaco Enzo Cappello, Terreri e allegra compagnia di cui sopra.

Come dire, quando Gino Imperadore arrivava in comune, non veniva certo ricevuto con il piglio, con la postura formali che dovrebbero connotare (al massimo si può far sconto del “Lei”)

il rapporto tra una pubblica amministrazione che utilizza il danaro dei cittadini e l’imprenditore privato, che questi danari intasca per aver vinto una gara d’appalto regolare, fino a prova contraria, fino a sentenza passata in giudicato bla bla bla.

Come si suol dire, “a compagniell'”. Si dirà: Piedimonte Matese è una bella cittadina, ma il suo connotato raccolto di paesone, tende ad umanizzare i rapporti, soprattutto quando questi riguardano persone del luogo che magari si conoscono dall’infanzia. Fino ad un certo punto, aggiungo io che sono nato, cresciuto e pasciuto in un micro paese, distante peraltro solo 18 chilometri da Piedimonte Matese. Fino ad un certo punto, perchè l’imprenditore, nel momento in cui si esprime informalmente, familiarmente con il rappresentante elettivo e burocratico della pubblica amministrazione, lo fa, in qualche circostanza, anzi in molte circostanze, partendo da una posizione privilegiata che crea una sudditanza di fatto che, nei casi di corruzione e di turbativa d’asta, è stata ben ripagata, rispetto alle funzioni della pubblica amministrazione.

I compagnielli, allora, non si rispettano. Perchè uno è più compagniello dell’altro, perchè uno ha creato una posizione di dominio che nulla c’entra più con l’amicizia, con i legami parentali o paesani che invece hanno come base costitutiva, il rispetto reciproco e il riconoscimento reciproco del proprio status professionale, oltre che del proprio status sociale e familiare.

Insomma, la relazione che ha, ancora in questi giorni, messo l’uno vicino all’altro a parlare, anzi a confabulare Gino Imperadore e Terreri, mentre gli uomini delle direzione investigativa antimafia acquisivano informazioni su questioni inerenti all’attività di Termotetti, appartiene ad una dinamica relazionale che non c’azzecca proprio nulla con il calore dei rapporti paesani.

Abbiamo voluto sviluppare questo concetto perchè questa vicenda di Piedimonte Matese va letta con equilibrio. Perchè se oggi è giusto dire che Gino Imperadore, Pietro Terreri, Enzo Cappello e compagnia sono “non colpevoli”, è anche giusto dire che, essendo aperto un processo davanti ad un tribunale della repubblica italiana, occorrerebbe, per rispetto alle istituzioni, che certe presenze, certi capannelli fossero sospesi almeno fino a quando il tribunale, lo stato italiano, che pur garantisce al non colpevole Terreri di continuare a svolgere il suo lavoro da dirigente pubblico, si pronuncerà sulle accuse che la procura, la quale pure rappresenta la repubblica italiana nella sua veste di pubblica accusa, ha formulato nei confronti dell’allegra compagnia.

Quelli della Dia di Napoli sono pubblici ufficiali, in questo caso pare che si tratti dell’Aliquota dei Carabinieri, molto preparati e molto intelligenti. Quando arrivano in un posto e domandano, hanno conoscenze nettamente superiori a quelle che dimostrano di avere. L’altro ieri erano interessati soprattutto alla cosiddetta delega Conai, che proprio in virtù di questo trattamento con i guanti bianchi ottenuto da Imperadore e dalla Termotetti a Piedimonte, il comune aveva delegato all’impresa.

Altra cosa che la Dia voleva capire meglio, è il motivo per cui è stato così difficile, complicatissimo, tagliare il rapporto tra la Termotetti e il comune di Piedimonte, ad accuse formulate, a processi aperti, quando forse la stessa Termotetti avrebbe dovuto, sempre in segno di rispetto delle istituzioni, favorire un cambiamento che invece è avvenuto in un clima da vera e propria guerriglia, grazie ad un’amministrazione comunale che, in questo modo, ha dimostrato con i fatti di avere un tratto di discontinuità reale rispetto a quelle passate.

Seguiremo l’evoluzione degli eventi e sicuramente torneremo su questi argomenti, avendo saputo (avrebbero detto a Milano, roba da matt) che Terreri ha addirittura presentato esposti contestandogli la sottrazione, a dir poco doverosa, della delega all’ambiente, fattagli dall’amministrazione comunale.