APPALTI TRENITALIA-RFI E CLAN DEI CASALESI. Confermato il mega sequestro di beni agli imprenditori Nicola e Vincenzo Schiavone

4 Dicembre 2019 - 17:10

CASAL DI PRINCIPE – La quinta sezione penale della corte di Cassazione ha reso noto le motivazioni con cui resta in piedi il provvedimento di sequestro probatorio emesso dal Pm della Direzione antimafia napoletana. Con questo atto si disponeva, tra l’altro, la presa in carico di documenti, supporti informatici e telefoni cellulari nella disponibilità di Nicola e Vincenzo Schiavone. La decisione, arrivata l’appello presentato dai legali degli Schiavone, segue al precedente ricorso al Riesame sull’ordinanza del tribunale di Napoli.

Come vi avevamo già raccontato tempo addietro, Nicola Schiavone è stato assolto nel processo Spartacus, mentre Vincenzo subì una condanna. Nicola – a cui sono riconducibili le ditte (quasi tutte intestate a prestanome) – risulta essere il padrino di battesimo del primogenito di Sandokan, ed è diventato collaboratore di giustizia.

Le accuse nei loro confronti riguarderebbero reati di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti e corruzione, con specifico riferimento alla loro appartenenza al clan dei Casalesi. Inoltre, la Dda li ritene a capo, anche attraverso sistemi di intestazione fittizia, di un cartello di imprese operanti nel settore della costruzione e manutenzione di reti ferroviarie. Secondo i Pm, è stata in funzione una rete corruttiva, coinvolgente funzionari di Rete Ferroviaria Italiana, volta a turbare l’andamento di appalti e affidamenti di lavori in favore di imprese riconducibili alla criminalità organizzata.