GUARDA IL VIDEO. Alfonso Piscitelli lascia ufficialmente De Luca: il suo intervento in consiglio e le ragioni, a noi note da anni, della sua decisione
24 Dicembre 2019 - 16:30
NAPOLI – (g.g.) Un percorso politico nitido: Alfonso Piscitelli, per almeno un anno e mezzo, ha cercato il dialogo con il governatore Vincenzo De Luca, partendo dal presupposto che le modalità attraverso cui la rappresentanza politica del centrosinistra della provincia di Caserta non si connotava nella promozione di un modello fondato sul bene comune e su obiettivi di carattere generale.
Sanità ed enti strumentali di sotto governo sono diventati terreno di caccia per la maggior parte dei consiglieri regionali che, nella loro testa, avevano ed hanno un solo disegno, un solo obiettivo: creare un plotone di cortigiani, pronti all’uso quando servirà per confermare le posizioni attraverso il voto dell’urna.
Insomma, una enorme operazione di auto conservazione del privilegio, effettuata, ovviamente, sulla pelle dei cittadini, realizzando una vera e propria strage del pubblico danaro.
Quando Piscitelli ha mosso questi rilievi, ha trovato un vero e proprio muro dall’altra parte. Detto con sincerità, quelle reazioni, anzi, quelle non reazioni, sono servite anche al sottoscritto, che a De Luca aveva dato il suo voto personale nel 2015, senza associarlo ad alcun consenso assegnato ad una lista di partito o civica.
Nel momento in cui il governatore, che a Salerno era riuscito abilmente a narrare se stesso come un innovatore, come un interprete di una nuova politica che le risorse non le butta via nei mille rivoli della spesa pubblica assistenzial-clientelare, alimentando le 100, 1000 mangiatoie che formano una enorme rendita parassitaria in questa regione, si è schierato implicitamente, con il metodo di acquisizione del consenso, così come questo è sviluppato dai vari Oliviero,
A differenza di qualche collega, ossessionato in questo periodo dai sondaggi e pronto a saltare, anche all’ultimo istante, sul carro del vincitore, Piscitelli si era allontanato già da tempo dalla maggioranza.
D’altronde noi non ricordiamo una sola assunzione, un solo favore a lui ascrivibile in quell’autentica bolgia infernale che mette insieme il Consorzio Idrico, il Consorzio di Bonifica e l’Asi, vere e proprie centrali di erogazione della peggiore politica nazionale.
In tempi non sospetti, cioè già alle elezioni europee, il consigliere regionale ha guardato con interesse all’esperienza di Valentino Grant da candidato, poi eletto, della Lega. E con Grant ha organizzato un convegno già all’inizio della scorsa estate. In poche parole, non ha certo navigato sotto traccia, così come altri stanno facendo, ma la faccia ce l’ha messa quando non era certo conveniente mettercela.
Ora, Alfonso Piscitelli può essere simpatico o anche antipatico; si può condividere o meno il suo modo di far politica. Ma nessuno può seriamente disconoscere che il percorso di allontanamento da De Luca, ma soprattutto dal modo rozzamente clientelare con cui è stato gestito il potere dal governatore e dai suoi sodali, sia stato, fino a prova contraria, determinato da visioni differenti e non certo dai sondaggi, perchè quando il consigliere regionale di Santa Maria a Vico ha cominciato ad entrare in contrasto con il governatore, attirandosi i fulmini e le saette degli altri consiglieri regionali casertani, De Luca aveva numeri tranquillizzanti e la sua riconferma era considerata scontata.
Dunque, non fa sensazione ai nostri occhi, che a queste vicende hanno assistito e che queste vicende hanno contribuito a raccontare, la decisione di Piscitelli di non votare, stamattina, il bilancio di previsione o finanziaria che dir si voglia, della Regione Campania.
C’è stato un casus, ma probabilmente sarebbe andata così lo stesso, perchè le ragioni politiche del dissenso piantano le loro radici solidissime nella contestazione del modo immeritocratico, pedestremente sprecone con cui la Regione, attraverso i suoi rappresentanti nei territori, ha maneggiato i grandi centri di spesa.
Una goccia che ha fatto traboccare il vaso c’è stata: se il generale Carmine De Pascale, consigliere regionale nel gruppo De Luca presidente, ha votato nei giorni scorsi, in commissione bilancio, l’emendamento alla finanziaria attraverso cui si intendeva mettere ordine nel caos totale delle procedure di legge, che sovrintendono alla presentazione delle liste elettorali (non entriamo nel merito perchè è un casino che crea solo iniquità), vuol dire che chiamandosi il suo gruppo De Luca presidente, il governatore fosse d’accordo ad allargare il perimetro delle liste che non hanno l’obbligo di raccogliere un numero tot di firme, privilegio garantito alle compagini di partito o che comunque sono entrate in consiglio regionale quando erano legate a simboli rappresentati nel parlamento nazionale.
Invece De Luca, neanche tre giorni dopo ha sconfessato il suo consigliere e tutti quelli (pare che ci fossero 8 firme) che nella maggioranza chiedevano di approvare questo emendamento.
Con un atto di imperio, De Luca ha deciso di non inserirlo nel maxi emendamento su cui stamattina ha chiesto ed ottenuto la fiducia, blindando il dibattito e bypassando il voto sui singoli emendamenti che poteva risultare rischioso.
Ora, non dico che tutti i 7 o 8 consiglieri di maggioranza che avevano firmato l’emendamento approvato in commissione dovessero lasciare De Luca, ma almeno una parola pur in dissenso rispetto alla decisione del presidente, l’avrebbero dovuta dire. Al contrario, appecoronati, con il solo Piscitelli che, come si può vedere dal video, ha tratto, da questa vicenda, lo spunto per ufficializzare la sua uscita dal gruppo De Luca presidente che ora con 4 unità sopravvissute dovrà cercarne una quinta (lo farà senza problemi pescando presumibilmente nel Pd) per conservare l’identità di un gruppo che oggi simbolicamente rappresenta la tenuta politica del governatore della Campania.
Per quanto riguarda Alfonso Piscitelli, che resta presidente della prima commissione Affari Istituzionali, da oggi è iscritto al gruppo misto.