CASERTA. Se in giunta entra Antonella Palermo, il Pd con 4 consiglieri avrà sindaco, vice, presidente del Consiglio e un altro assessore. Gli “intostatori d’acqua”
8 Gennaio 2020 - 17:19
CASERTA – Quattro conticini veloci e seri sul tema della rappresentanza che il cosiddetto popolo sovrano deve avere, quale fondamento della democrazia, all’interno delle istituzioni elettive.
Comune di Caserta. Come al solito, registriamo un caso unico in Italia: le poltrone di governo e di potere del Pd si avviano ad essere in numero superiore al numero dei consiglieri comunali.
Questo è tutta colpa del comportamento di tipo accattone (il comportamento lo è, non le persone) di cui i consiglieri non appartenenti al Pd sono protagonisti, nel momento in cui, per una mollica di pane, consentono al sindaco Carlo Marino, ancora in ferie (beato lui!) e di ritorno solo domani, giovedì, di fare letteralmente quello che gli pare.
Dicevamo il popolo sovrano: quello di Caserta che, raffazzonatamente, è andato a votare alle ultime elezioni comunali, ha eletto numero 5 consiglieri del Pd: De Florio, Matteo Donisi, Gianni Comunale, Andrea Boccagna e Antonio Ciontoli.
Quest’ultimo, letteralmente nauseato dal comportamento dell’amministrazione comunale e anche da quello del Pd, ha preferito agli agi della maggioranza i disagi dell’opposizione.
Dunque, i consiglieri comunali del gruppo Pd sono diventati 4.
Si riduce la quantità dei componenti del gruppo e le poltrone di potere aumentano, alla casertana maniera.
4 consiglieri esprimono il sindaco Carlo Marino, il vicesindaco Franco De Michele, con una dozzina di deleghe a sua disposizione, e il presidente del consiglio comunale Michele De Florio.
Le tre cariche principali, insomma, sono espresse da un partito che ha 4 consiglieri ma ha, ripetiamo per l’ennesima volta, il sindaco, il vicesindaco, super assessore ai Lavori Pubblici, Ecologia, ecc. e il presidente del consiglio comunale.
In queste ore si parla dell’ingresso in giunta, per andare ad occupare una delle postazioni lasciate libere dalla dimissionaria Mirella Corvino e da Tiziana Petrillo, un’altra esponente del Pd di questa provincia: Antonella Palermo.
Per un lungo periodo giornalista pubblicista con incarichi di corrispondenza ai tempi del Corriere di Caserta da me diretto, poi passata al Corriere del Mezzogiorno e non sappiamo se velocemente transitata anche a Il Mattino.
Oggi la Palermo è segretaria comunale a Conca della Campania. Un bel viaggetto dalla natia San Nicola la Strada.
Ora, di Antonella Palermo tutto si può dire e tutto è opinabile, eccetto una cosa: si tratta di una militante della prima ora del Pd, nel quale ha anche ricoperto funzioni di dirigenza organizzando eventi significativi tra San Nicola e San Marco Evangelista.
Dunque, con Antonella Palermo in giunta il pallottoliere del pd andrebbe aggiornato: 4 consiglieri comunali esprimono il sindaco, il vicesindaco super assessore, il presidente del consiglio comunale e un altro assessore.
Ma il potere non si esercita solo attraverso le cariche esecutive all’interno dell’amministrazione.
La commissione consiliare più importante è stata data al Pd: Andrea Boccagna, infatti, presiede quella che si occupa di Urbanistica e Ambiente e che si occuperà anche del Puc appena depositato.
Veniamo adesso alle poltrone espresse dal Comune di Caserta. Non è che Carlo Marino fosse obbligato a indicare Gianni Comunale nel comitato direttivo dell’Asi e lo stesso Franco De Michele alla presidenza dell’ambizioso Ato delle Acque, che nelle intenzioni del Pd dovrebbe diventare l’ente sovraordinato a quella vera e propria monnezza chiamata Consorzio Idrico.
Carlo Marino aveva davanti a sé una platea di 17, 18, forse addirittura 19 consiglieri, di cui solo 4 del Pd, dunque avrebbe potuto tranquillamente attribuire a un altro gruppo consiliare la rappresentanza del Comune di Caserta nell’Asi e nell’Ato. E invece, volutamente, ha nominato due esponenti del Pd, Gianni Comunale e Franco De Michele.
Ora, perché vi arrabbiate Tenga, Guida, Di Lella, Maietta, Mazzarella, quando vi scriviamo che siete buoni solo “a intostare l’acqua”?
Perché ritenete insultante un’affermazione che è, invece, nei fatti dei numeri di una rappresentanza del popolo sovrano che non ha votato Maietta o anche Maietta, Mazzarella o anche Mazzarella, Di Lella o anche Di Lella, eccetera, per rappresentarlo nella funzione di intostatori di acqua.Ricorriamo ad un esempio banale.
Se un imprenditore tot, che ha votato Maietta, Tenga, eccetera, vuole porre una questione riguardante il proprio obiettivo di insediarsi all’interno di un’area Asi, il Maietta, il Di Lella, il Tenga, che gli dicono?
Gli dicono che chiederanno un appuntamento al simpatico Gianni Comunale, il quale, riavutosi da una delle sue notti di lavoro trascorse in via Ferrante, li metterà in agenda e, semmai, dopo un mese, li riceverà. E ricevendoli non gli potrà dire nulla, perché il simpatico Comunale possiede autorevoli conoscenze in fatto di cocktail, di decibel musicali, di triccheballacche, ma non certo uno competente in politiche industriali o legislazione urbanistica.
Per cui Maietta, Di Lella, dovranno dire al loro imprenditore che li ha votati che loro hanno parlato con Comunale, ma il discorso è scivolato sulla partizione del Negroni piuttosto che del Cuba Libre.
Per quanto riguarda l’Asi, Comunale ha detto che ne avrebbe parlato a Boccagna, che ne avrebbe parlato con Marino, che si sarebbe consultato con Biondi, prima di andarne a parlare con Stefano Graziano.
Al che, l’imprenditore dirà a Di lella, Maietta, Tenga, eccetera, a questo punto ci vado direttamente io da Graziano e a voi vi saluto.
Abbiamo utilizzato un esempio comprensibile per voi. Ma si tratta di un caso che non riguarda solo l’identità clientelare di un rapporto tra politico ed elettore, ma visto nella sua faccia nobile, riguarda anche l’affermazione di una democrazia che al Comune di Caserta è stata messa letteralmente sotto ai piedi proprio perché i consiglieri non del Pd hanno tradito e tradiscono ogni giorno i loro elettori, facendosi letteralmente stuprare dal Pd.
E se questo capita perché ognuno di loro ha avuto la mollica di pane e il figlio o la figlia sistemati, ciò accresce e non riduce la misura del tradimento del proprio elettorato.