CORONAVIRUS. Meno male che CasertaCe…c’è: UFFICIALE LA REVOCA DELL’ASL. Resta aperta la Cardologia dell’ospedale di San Felice

6 Aprile 2020 - 15:57

Ecco l’escamotage scelto questa mattina per l’ingloriosa marcia indietro. Ma il cabaret continua con l’indicazione da noi auspicata (che non sarà mai veramente attuata) dell’ospedale di Teano

SAN FELICE A CANCELLO (g.g.) – E fu così che i nostri eroi, si fa per dire, dell’Asl di Caserta “accocchiarono” l’ennesima figurella, stabilendo un record che, per fortuna, non ha seminato morte e sventura solo perché la Campania, lo diciamo per la 1000esima volta ma ogni giorno che passa sembra sempre più evidente, ha sviluppato la sua epidemia su un volume di contagi che hanno aperto al coronavirus più stretti rispetto alle praterie che hanno fatto, ad esempio, della Lombardia, uno dei luoghi più contagiati del mondo.

Breve cronologia dei fatti: nella tarda mattinata di sabato 4 aprile (CLICCA QUI PER LEGGERE), Casertace pubblicando una delle sue tantissime esclusive rivelava che l’Asl, dopo aver fatto, sotto le pressioni della politica, dietrofront a Santa Maria Capua Vetere, dove il Melorio avrebbe dovuto diventare esclusivamente centro covid, aveva in pratica chiuso il reparto di Cardiologia e Riabilitazione cardiologica dell’ospedale di San Felice a Cancello, attraverso un ordine di servizio, che poi siamo stati costretti a sbattere in faccia ai politici che hanno cominciato a giocare con le parole, esibendo fantomatiche smentite, a firma del direttore sanitario degli ospedali di Maddaloni

e San Felice, Antonietta Foglia.

Ieri pomeriggio, domenica 5 aprile, un paio di sindaci della zona, a partire da quello di Santa Maria a Vico Andrea Pirozzi, hanno fatto uscire una notizia, definendola ancora una volta una smentita o pressapoco, da parte del direttore generale dell’Asl Caserta, Ferdinando Russo. A questo punto, pur essendo noi divenuti pazienti e tolleranti per le ragioni di tutte le ricotte possibili e immaginabili, quelle della politica, della mmm…vabbe’ chiamiamola comunicazione. Di qui la scelta di pubblicare la copia integrale dell’ordine di servizio della Foglia, ma anche quella di asserire che senza la revoca di quell’ordine di servizio, che imponeva ai cardiologi che operano tra Maddaloni e San Felice di dedicare tutte le ore di servizio solo al primo, centro covid, con conseguente blocco dei ricoveri e morte de facto nel reparto sanfeliciano, la marcia indietro dell’Asl si sarebbe configurata solo come una presa in giro. Perciò abbiamo appioppato un “bel” 3 e mezzo al direttore generale Russo (CLICCA QUI PER LEGGERE). Un voto inferiore al 4– dei suoi predecessori, perché questa sua attitudine sadomaso, sadica nei confronti della qualità dei servizi sanitari del territorio, tafazzianamente (CLICCA QUI PER VEDERE) masochista perché in 10 giorni l’assunzione di tre decisioni già formalizzate e precipitosamente revocate per ordine dei consiglieri regionali di De Luca, beh, non lo vogliamo chiamare sputtanamento, magari ce la mettete voi lettori una parola più elegante, ma la realtà è questa.

A seguito dell’articolo di ieri pomeriggio, abbiamo assistito stamattina ad una resa su tutta la linea. Però, ritenendo (beato lui) di salvare la faccia a se stesso e all’Asl, Ferdinando Russo ha chiesto al primario della cardiologia di San Felice di assumere lui l’iniziativa, di scrivere lui una lettera con la quale chiedeva di evitare l’utilizzo a tempo pieno dei cardiologi nel solo ospedale di Maddaloni. A quel punto la revoca di ciò che era stato deciso, come dimostrano i fatti di oggi, e che ancora una volta grazie all’intervento di questo giornale è stato sventato, è divenuta cosa fatta. D’altronde, guardando i dati dei ricoverati in Terapia intensiva in Campania, non solo i cardiologi di Maddaloni e San Felice possono continuare tranquillamente a dare una mano di qua e di là, ma arriviamo a dire che lo pseudo centro covid di Maddaloni, che per una dozzina di posti letto hanno chiuso un intero ospedale, non era necessario.

Perché se il signor governatore De Luca ha dichiarato, come ha effettivamente dichiarato, che per l’emergenza covid erano stati messi a disposizione, quelli già disponibili ordinariamente (comunque in numero nettamente inferiore rispetto a ciò che il piano ospedaliero doveva fare e non ha fatto), 168 dei 337 posti complessivi in Rianimazione, non c’è mai stata un’emergenza reale, visto che al massimo in Campania erano 130 i ricoverati in Terapia intensiva, ora infatti sono a quota 108. Giusto preparare centri attrezzati nell’ipotesi che fino a qualche giorno fa non si poteva certo scartare, cioè del superamento di quota 168, ma da questo a chiudere un ospedale intero, un pronto soccorso come quello di Maddaloni e poi addirittura l’unico reparto importante dell’ospedale di San Felice a Cancello, ce ne passa.

Una regione seria che esprime una Protezione civile all’altezza predispone le strutture in modo che queste possano diventare operative nel giro di 12 ore, qualora la quota dei ricoverati in Terapia Intensiva, qualora la quota dei ricoverati in Rianimazione si fosse avvicinata a quota 168.

Finita qui? L’Asl, più che un luogo dove si tutela la salute dei casertani, è diventato un cabaret a cielo aperto. Stamattina, dopo aver fatto cadere come birilli, una dietro l’altra le ipotesi per la localizzazione di (inutili) centri covid 19, il direttore generale Russo ha speso l’ultima cartuccia che CasertaCe propose un paio di settimane fa, ma solo perché era un’idea sensata, rispetto a quella insensata di costruire per la rispettabile cifra di circa 20 milioni di euro, due o più ospedali modulari o prefabbricati che dir si voglia. Quell’idea si chiamava Teano (LEGGI QUI). Lì non ci sono controindicazioni, perché per la prima volta si andrebbe ad utilizzare un ospedale, per altro ristrutturato non certo un secolo fa, completamente dismesso. Per cui, stamattina Russo ha scritto che, revocata l’idea del Melorio, si utilizzerà Teano.

Attenzione, anche questo probabilmente non avverrà, perché la strutturalità dei numeri e delle tendenze ci fa ritenere, a meno che De Luca non faccia altri disastri, che la necessarietà dei posti di Terapia intensiva ai contagiati da coronavirus è destinata a scemare. Per cui, ci avvieremo gradualmente in una situazione in cui le 337 postazioni di Terapia intensiva torneranno a disposizione dei pazienti che soffrono di altre patologie e che non si sono ammalati di covid-19.

Avendolo conosciuto bene, in questo frangente, sarà un vero spasso raccontarvi nei prossimi mesi e fino alle elezioni regionali, le gesta del direttore generale Ferdinando Russo