Accoltella clochard sull’Appia, 19enne condannato a 3 anni

21 Gennaio 2020 - 17:49

ARIENZO – Tre anni e 4 mesi: è la pena, patteggiata, stabilita dal giudice per Cristian De Francesco, difeso dall’avvocato Marianna Febbraio, 19 anni ancora da compiere, di Arienzo, accusato di tentato omicidio per l’accoltellamento del 30enne senza fissa dimora, originario di Genova, che nella notte tra il 14 ed il 15 agosto del 2019 era stato rinvenuto sanguinante lungo la statale Appia, a Forchia, nei pressi di un distributore di carburante.

Una vicenda per la quale De Francesco era stato sottoposto dai carabinieri ad un fermo di polizia giudiziaria, finendo in carcere. Dopo la convalida, il Gip lo aveva spedito ai domiciliari, disponendo, invece, l’obbligo di dimora per Mario Verlezza, assistito dai legali Margherita Giordano e Antonio Salomone, 52 anni, di Forchia, commerciante, inizialmente ai domiciliari per favoreggiamento – la sua posizione è stata stralciata -:un addebito prospettato sia in relazione alle dichiarazioni contrastanti rese sulle telecamere a sua disposizione, che avevano registrato alcune immagini, sia al tentativo di nascondere alcune tracce disangue. L’ordinanza a suo carico era poi stata annullata dal Riesame. Teatro dell’episodio fu un’area sulla quale insistono una paninoteca, una macelleria ed una rivendita di auto di proprietà di Verlezza. Quando era stato interrogato, De Francesco, che aveva ammesso le proprie responsabilità, aveva affermato che sarebbe stato Verlezza a chiedergli di andare a vedere cosa stessa facendo quell’uomo che si aggirava tra le macchine. Lui lo aveva fatto portandosi dietro un coltello a serramanico che stava usando per mangiare della carne, e quando aveva domandato allo sconosciuto perché si trovasse da quelle parti, per tutta risposta si sarebbe beccato al volto un paio di schiaffi.

A quel punto, e senza la benché minima intenzione di uccidere, aveva estratto la lama e aveva centrato al torace il 30enne, che subito dopo si era allontanato. Secondo la ricostruzione di De Francesco, Verlezza lo avrebbe tranquillizzato, affermando che sarebbe stato lui a sistemare tutto. Il giovane sarebbe stato accompagnato a casa, poi a nascondere, in una boscaglia di Arienzo, l’arma. Diametralmente opposta la versione di Verlezza, che aveva sostenuto di aver gettato del terreno su quelle macchie ematiche solo per evitare che i clienti le notassero, e non per altre finalità. Anche perché la scia di sangue che il 30enne si era lasciato alle spalle nel tragitto dal teatro dell’episodio al distributore di carburante era lunga alcune centinaia di metri.

Verlezza aveva escluso di aver invitato il 18enne a verificare se il 30enne stesse combinando qualcosa, e di aver assistito al ferimento; aveva precisato di aver saputo ciò che era accaduto da una minore, precisando di aver raggiunto l’impianto di carburante per capire cosa fosse capitato, e di aver parlato al telefono con il 118, al quale aveva dato le indicazioni necessarie all’arrivo dell’ambulanza che aveva soccorso il malcapitato.