Alessandro, parrucchiere di Casolla, Matteo in panda grigia, Chiccotto: TUTTI I NOMI dei casertani che compravano droga da Paolo Cinotti. Che soap opera tra lui, Maravita e Vergone

30 Giugno 2020 - 13:38

Riteniamo molto interessante lo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo integralmente in calce e che contiene la notizia della denuncia che una donna presenta a carico del suo compagno per le violenze subite e l’interrogatorio illuminante per capire molti meccanismi interni al mondo Della Ventura-Maravita

 

CASERTA(g.g.) Il lungo interrogatorio a cui Virginia Scalino si è sottoposta nel momento in cui, correva l’anno 2017, 26 ottobre erano il giorno ed il mese, ha presentato, esasperata dalle percosse e dalle violenze subite dal suo convivente Paolo Cinotti, è molto interessante.

Vedete è ovvio e anche giusto che un giudice non moduli le proprie decisioni in base alle sensazioni personali maturate; è giusto invece, che firmi un provvedimento cautelare o una sentenza in base a degli elementi di diritto certi, riscontrati e granitici. Nella grande giurisprudenza americana, si usa dire che è molto meglio un colpevole, anche un assassino in libertà che è riuscito a farla franca che un innocente condannato al carcere. Per cui, neppure la ricostruzione della signora Scalino deve aver convinto il tribunale del Riesame che esistessero le condizioni per confermare ciò che un gip del tribunale di Napoli aveva deciso, accogliendo ed eseguendo diverse misure di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari.

Detto questo, però, la Scalino dice cose importanti e anche utili per chi vuol conoscere bene la storia e l’intreccio tra le famiglie casertane. E il fatto che questa narrazione, stimolata anche dalle domande ad essa formulate, dagli uomini del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta, sfoci in scenari da vera e propria soap opera, non depaupera quella che a nostro avviso è il peso delle parole di questa donna che nel suo racconto riassume tante esperienze: prima quella vissuta da moglie di Francesco Buonocore, fratello di Concetta Buonocore a sua volta moglie di antonio Della ventura detto ‘o coniglio e per molto tempo reggente dell’omonimo gruppo criminale, storicamente affiliato al clan Belforte di Marcianise.

Non è ben chiarito il motivo per cui la Scalino non sta più con Buonocore; mentre è chiaro il fatto che abbia cambiato partner, scegliendo di convivere con Paolo Cinotti, soggetto piuttosto inquieto con un’attitudine a liberarsi dal vincolo di dipendenza rispetto alla famiglia Della Ventura-Maravita.

Attenzione, Virginia Scalino ha fatto due figli con il Buonocore. Entrambi sono dunque nipoti diretti di Concetta Buonocore e indiretti, ma sempre di nipoti si tratta, di Antonio Della Ventura. Nel momento in cui la tensione tra Michele Maravita, divenuto genero di Concetta Buonocore e Antonio Della Ventura e Paolo Cinotti, arriva a un punto che per poco questi non viene accoppato da un paio di colpi di pistola che la Scalino racconta essere stati esplosi da Agostino Vergone, accade che i figli della Scalino che vivono abitualmente con lei e con il suo convivente, cioè con Paolo Cinotti, frequentano abitualmente l’abitazione di Michele Maravita, di proprietà dei genitori di Antonio Della Ventura; dall’altra parte, lo stesso Michele Maravita che ha sempre in Virginia Scalino una sorta di cognata, arriva addirittura a maturare l’idea di far uccidere Cinotti il quale continua a vendere la droga, precisamente l’hashish per conto suo, senza rapportarsi al resto del gruppo.

Sempre secondo il racconto della donna, che ricordiamo denuncia per violenza fisiche subite il Cinotti, è un poliziotto a far esplodere definitivamente la tensione tra il compagno e il suo cognato o ex cognato che sia. Si tratterebbe di Massimo Coppola, al tempo in servizio presso la Questura di Caserta. E qui veramente siamo a livelli di super soap, dato che Coppola ha rapporti confidenziali con Cinotti che lo aiuta da confidente, raccontandogli anche cose riguardanti l’attività di Michele Maravita; dall’altra parte, in un’azione che si può definire in termini scolastici, didascalici di controspionaggio, lo stesso Coppola riferirebbe a Michele Maravita le confidenze che su di lui gli farebbe Cinotti.

La donna racconta ancora che Luigi Belvedere, che certo non era un estimatore dei Maravita-Della Ventura a riferire alla Scalino sull’esistenza di una fotografia che ritrarrebbe Maravita e coppola appartati a parlare.

L’ultima parte di quello che poi diventa un interrogatorio è ancora più interessante, visto che Virginia Scalino fa i nomi, di meno i cognomi perchè effettivamente lei quando vede queste persone non domanda certo loro di esibire i documenti, di molti degli acquirenti che comprano droga, precisamente hashish. Vendite che Paolo Cinotti continua a fare anche quando è costretto, insieme alla sua compagna a lasciare la casa di rione Falcone, divenuta pericolosa visto che quella è la zona in cui abitano tanti esponenti del gruppo, a partire da Agostino Vergone, per rifugiarsi in montagna, precisamente in quel di Casolla.

Cambia la casa, cambiano anche le abitudini: al tempo di via Falcone, il Cinotti riponeva le dosi già preparate di hashish dentro ai campanelli e nel vano ascensore del parco dei fiori, e nel sottotetto, mentre con trasferimento a Casolla sono i cespugli ubicati lungo la strada di fronte alla strada a rappresentare il nascondiglio convenuto per le dosi da conservare.

Dicevamo dei nomi: Elisabetta Coppola, Alessandro di Casolla (parrucchiere), Chiccotto, Silvio Vespigniani, Massimiliano, proprietario di un furgoncino grigio, Matteo con la Panda grigia.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA