Altro terremoto al Cub: perquisiti gli uffici per la gara d’appalto truccata dal suocero del sindaco di Aversa Golia e da tre dirigenti

1 Maggio 2021 - 11:51

Molti i documenti acquisiti. Emilio Chianese ha lanciato delle accuse nel corso dell’interrogatorio di garanzia della scorsa estate, ma soprattutto sul suo smartphone…

 

AVERSA/S.MARIA C.V. (G.G.) – Carabinieri del Nucleo Investigativo del gruppo di Aversa in azione, alcuni giorni fa, nei locali del Consorzio Unico di Bacino dei Rifiuti, governato da anni, a nostro avviso in maniera non del tutto trasparente, dall’eterno commissario liquidatore Ciccio Paolo Ventriglia, che si è fatto anche la comodità di una sede, quella di via Fosse Ardeatine a Curti, a un tiro di schioppo dalla sua casa e dal suo studio professionale.

Non si è trattato di una semplice acquisizione di atti ma di una ben più importante perquisizione per effetto di un decreto firmato dai pubblici ministeri della Dda partenopea Graziella Arlomede e Simona Rossi.

Perquisizione vuol dire che ci sono persone indagate. In effetti è così. Precisamente, sono tre: due vecchie conoscenze di Casertace, cioè l’ingegnere aversano Antonio Ferdinando Zivolo dell’Ufficio Tecnico del Cub e Andrea Improta, ugualmente dirigente del Consorzio e Gianfranco Cardarelli, terzo dipendente Cub.

L’indagine è, in pratica, una costola di quella che, alcuni mesi fa, portò all’arresto, poi neutralizzato dal Tribunale del Riesame, di diversi soggetti tra i quali spiccava il nome di Emilio Chianese, suocero del sindaco di Aversa Alfonso Golia.

Si trattava di una inchiesta partita dalle dichiarazioni di Luigi Giuliano, imprenditore dell’area di Napoli Nord, fratello di quel Giuseppe Giuliano suicidatosi, con ogni probabilità, anche per motivi connessi alle relazioni tra la sua impresa e il gruppo di Chianese, Improta, Zivolo e Caldarelli che in più occasioni aveva interagito con i due fratelli, fino alla vicenda della famosa gara bandita per la rottamazione di ben 80 camion utilizzati un tempo per la raccolta dei rifiuti, aggiudicata proprio all’impresa dei Giuliano.

Non era stato difficile, per noi, leggendo alcuni passi dell’ordinanza, comprendere che si trattasse di una procedura farlocca. Perché quando Improta e Zivolo fanno dichiarazioni del tipo “Abbiamo guardato su internet”, oppure ancora del tipo esilarante “Abbiamo selezionato le imprese sulle Pagine Gialle”, non è che nella vita bisogna sempre ricorrere agli eufemismi.

Farlocca e stop.

Fortunatamente noi non abbiamo l’obbligo di emettere sentenze giudiziarie.

Per cui, possiamo permetterci l’affermazione tranciante.

Evidentemente una rilettura dell’ordinanza da parte dei magistrati della Dda e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa ha associato, di fatto, alla nostra tesi anche un’idea giudiziaria che, quand’anche più complessamente praticabile rispetto a quella che si porta avanti in un articolo di giornale, deve necessariamente muoversi di fronte a una notizia di reato.

Al nostro articolo, però, mancavano due particolari. E menomale che non li conoscevamo, altrimenti altro che gara farlocca, avremmo messo insieme l’intero vocabolario dell’invettiva.

Emilio Chianese, ripetiamo suocero dell’attuale sindaco di Aversa, durante l’interrogatorio di garanzia, svolto davanti al Gip del Tribunale di Napoli all’indomani del suo arresto, non è stato zitto, ma avrebbe lanciato delle accuse.

Non è improbabile che i bersagli siano stati proprio questi dirigenti del Cub.

Il secondo particolare riguarda gli esiti dei normali controlli, della normale perquisizione, dei normali sequestri di dispositivi personali subiti da Chianese contestualmente alla sua breve traduzione in carcere.

Nel suo smartphone è stata trovata traccia del logo della società Reami, arrivato sul suo dispositivo per effetto di una spedizione di Gianfranco Caldarelli.

E siccome Reami ha dichiarato all’autorità giudiziaria di non aver mai partecipato a quella gara per la rottamazione dei camion Cub, che poi si rivelò una solenne fregatura per i fratelli Giuliano, ecco fatto che l’idea di un farloccamento, di una falsificazione dei documenti, è diventata molto più sostanziosa.

Anche perché, oltre al logo di Reami, nello smartphone di Emilio Chianese sono stati trovati, sempre per effetto delle spedizioni di Cardarelli, i dati anagrafici del legale rappresentante di questa azienda.

Ricordiamo che oltre al sospetto, che diventa molto più di questo, che tutta la documentazione di adesione di Reami sia stata truccata dal gruppetto formato da Emilio Chianese, Zivoli, Improta e Caldarelli, c’è anche un’evidenza: l’imprenditore di Tremola Ducenta Chienese partecipò direttamente a quella procedura, che però non si aggiudicò.

Sapete cosa vi diciamo? Che siccome bisognava arrivare almeno a cinque, Chianese e gli altri, oltre a utilizzare l’impresa del primo, e oltre a coinvolgere l’ignara Reami, hanno completato il gruppo con altre imprese che a quella gara hanno partecipato solo per finta.

Ed è priorio questa l’idea che si sono fatti gli inquirenti nel momento in cui hanno cercato, non sappiamo fino a che punto acquisito, negli uffici del Cub di Curti, le distinte delle lettere raccomandate inoltrate alle cinque ditte invitate (?) alla Procedura di gara.

Per intenderci, quelle selezionate, secondo le dichiarazioni dell’ineffabile Zivolo, con l’archeo-sistema delle Pagine Gialle.

E ancora, la copia dei documenti delle persone presentatesi all’ufficio Protocollo del Cub per il deposito delle buste contenenti le lettere di partecipazione alla gara.

Infine, eventuali registri ed agende in uso ai tre indagati di questo secondo filone, cioè i già citati Zivolo, Caldarelli e Improta (Chianese evidentemente qualcosa l’avrà dovuta ammettere) e ogni altra documentazione che può risultare utile alle indagini.

Una sola considerazione: si tratta di una evoluzione ovvia rispetto al contenuto della ordinanza dell’estate scorsa.