ASL, 118 e quell’audio-scandalo rimasto impunito. La dirigenza di Mannella, il ruolo di De Santis non sono donazioni feudali. Ora Blasotti, se ci sei batti un colpo

30 Giugno 2022 - 17:24

Riproponiamo in testa all’articolo quella sfuriata densa di improperi e parolacce che non ha prodotto nemmeno un rimbrotto, un buffetto formale e dal quale il coordinatore del servizio 118, uomo Fials, è uscito addirittura rafforzato. In questo modo i direttori dell’Asl, il dirigente Mannella hanno fatto capire a tutti che se ci si comporta iniettando violenza morale, con evidente scorrettezza, si viene poi premiati.

 

 

CASERTA (g.g.) Scusate se ci ripetiamo, ma in questo momento è importante ritornare su una storia incresciosa, finita in cavalleria, come tante altre storie relative a comportamenti che, per usare un eufemismo, sono a dir poco discutibili e rispetto ai quali nulla viene chiesto di dar conto a chi ne è protagonista. Ritorniamo a scrivere dell’incredibile audio, registrato nella postazione di Aversa del 118, nel quale un titolare di funzioni direttive, cioè il ben noto Generoso De Santis, uomo uscito, come si può ben capire dal modo con cui parla e si rivolge alle persone che si trovano attorno a lui, dalla prestigiosissima scuola di Salvatore e Peppe Stabile, cioè di quella fucina di talenti, quella vera e propria generazione di fenomeni allevati dentro al sindacato Fials, travolto da uno scandalo giudiziario per l’arcinota vicenda riguardante la gestione del dipartimento di Neuropsichiatria dell’Asl di Caserta, ma ancora forte al punto da poter inserire propri iscritti in posti di comando, grazie non a procedure concorsuali, ma a decisioni discrezionalmente assunte da dirigenti apicali che, dunque, quasi sempre, in questo caso sicuramente, privilegiano requisiti che, onestamente, poco hanno a che vedere con la meritocrazia.

Le urla, gli insulti, le parolacce pronunciate dal De Santis a seguito di un articolo di Casertace rispetto al quale non si preoccupava di contestare i contenuti, di confutare le tesi, ma che diventava un generatore di bile, di rabbia causate dal fatto che qualcuno avesse osato informare un giornale su disservizi gravi registratisi nell’esercizio delle funzioni di coordinamento del 118.

Nelle urla di De Santis non si ode nemmeno una parola in cui questo tipo da spiaggia se la prende con il giornale, con Casertace in quanto propagatore di false notizie, di menzogne. No, lui ha solo voglia di fare a pezzi quello che considera il delatore o la delatrice ancora da identificare, ancora da rastrellare, avvalorando, qualificando in questo modo le tesi da noi esposte nell’articolo in questione e che non devono uscire fuori, non devono essere conosciute in quanto non si possono contestare e che dunque, necessariamente, assolutamente, non devono uscire fuori. Per cui, il problema è questo. Il problema è nascondere, insabbiare, mascherare e non, invece, quello di rimuovere le cause dei disservizi.

Sentiamo il dovere di riproporre questo audio, perché pur non essendo ancora avvenuto materialmente, è cosa fatta il cambio della guardia al vertice dell’Asl di Caserta. Ferdinando Russo dal 7 agosto prossimo non sarà più il direttore generale. Al suo posto si insedierà Amedeo Blasotti che negli ultimi 10 anni ha svolto la funzione di direttore amministrativo. Quando a suo tempo scrivemmo l’articolo sull’audio, ci rivolgemmo al dg Russo, domandandogli se questo spettacolo di incompetenza e scurrilità meritasse quantomeno una convocazione ad horas del dirigente del 118, Roberto Mannella, unico artefice della nomina di Generoso De Santis e della sua assistente con funzione di coordinatrice dell’organizzazione e dei turni, Rosa Lomascolo. E, invece, nulla: Roberto Mannella non è stato convocato e questo gli ha dato ulteriore sicurezza, lo ha convinto ancor di più che il posto da lui occupato è frutto di un lascito feudale, con tanto di concessione di titolo nobiliare da parte dell’imperatore. D’altronde il feudo, si sa, era un territorio in cui il Signore, il feudatario, per l’appunto, nobilitato dalla spada del Sacro romano impero, comandava con il 100% dei poteri. Dunque, Mannella non sarà più dirigente del 118 solo quando dovrà necessariamente andare in pensione. Prima, con buona pace del criterio delle rotazioni degli incarichi dirigenziali e di funzionariato, raccomandatissimo dall’Autority nazionale anticorruzione, nessuna autorità, nessuna potestà superiore potrà porre il problema di un giudizio che, nel pieno rispetto della persona, sviluppi i suoi esiti in base a valutazioni obiettive, ad un controllo di gestione serio, sereno, imparziale relativamente all’agire del dirigente pro-tempore, avete capito bene, pro-tempore, del 118 Roberto Mannella. Per cui, noi sappiamo bene che anche questo Blasotti, il quale certe cose le conosce a menadito, non farà nulla. Ma noi, per correttezza nei suoi confronti, o meglio, per correttezza nei confronti dell’istituzione che lui andrà a rappresentare dal 7 agosto prossimo, avvertiamo il dovere di porre alla sua attenzione un audio che oltre a non produrre al tempo in cui fu da noi pubblicato, precisamente lo scorso 19 gennaio, nemmeno una convocazione formale del dirigente, perché di quell’episodio, di quell’audio riferisse alla direzione strategica, non ha prodotto nemmeno uno straccio di provvedimento disciplinare, neppure più soft del soft, a carico di Generoso De Santis, con la conseguenza di incardinare l’ennesimo precedente, che può far dire a qualsiasi altro dipendente dell’Asl “sapete che vi dico? Ora minaccio, smadonno, urlo, violento moralmente un mio subalterno, un mio inferiore di grado e nessuno mi dirà niente. Io rimarrò al mio posto e questo fatto rappresenterà un monito per le persone che io ho minacciato, in modo che nessuno oserà più fare uscire notizie e audio. Tanto a me e alla Lomascolo non ci tocca nessuno, visto che il dirigente Roberto Mannella si muove a capo del 118 come se fosse lui il direttore generale dell’Asl, cioè il maggior vertice apicale che nell’ambito dell’azienda non dipende in via gerarchica, da nessun altro soggetto”. L’affermazione di intoccabilità, di inamovibilità ha fatto passare, nella struttura del 118 di Caserta la tesi che se ci si comporta come si è comportato Generoso De Santis nei confronti di altri dipendenti, si viene premiati, si va avanti. Anzi, ci si rafforza al punto da poter continuare a gestire il lavoro con dinamiche decisionali che, ripetiamo, non sarebbero state buone neppure per una contea, per un marchesato o per un baronato medievale.

La solita caccia all’uomo: chi è allineato può fare i turni più comodi ma soprattutto può fare quegli straordinari che gli consentono di incassare soldi aggiuntivi allo stipendio, in cambio della fedeltà e soprattutto del silenzio. Chi, invece, osa porre il problema dei diritti, di un comportamento ortodosso in cui la relazione, il discrimine tra un ruolo di coordinamento, di dirigenza e quello di dipendenza rispetto a tali potestà, non risieda nella inciviltà e nella barbarie di quelle urla, ma in una corretta connessione funzionale che è tale, cioè corretta, solo se è autenticamente, genuinamente imparziale e mai discriminatoria nei confronti di chi, magari attraverso un sindacato, rivendica almeno il diritto di avere un confronto franco e fondato sulla pari dignità, alla fine del quale chi esercita la potestà, cioè il Mannella e i suoi sottoposti De Santis e Lomascolo, spieghino dettagliatamente i motivi di certe loro decisioni e rispondano dialetticamente, ma soprattutto alla luce del sole, ai rilievi posti dai lavoratori e dai sindacati che li rappresentano.

Sappiamo bene che questo articolo non sortirà alcun effetto, ma questo, come abbiamo scritto all’inizio, ci toccava rimettere al centro dei nostri racconti giornalistici, dato che il momento in cui Blasotti si comporterà come Ferdinando Russo e come il direttore sanitario De Fazio, cioè girandosi dall’altra parte e consentendo al De Santis di rimanere al suo posto dopo quelle minacce e quelle urla, addirittura rafforzando la sua posizione, vorrà dire che all’inizio di settembre torneremo a scrivere di questa storia dicendo che Blasotti e De Fazio, se questi, come sembra, in virtù dei buoni rapporti con De Luca, dovesse rimanere alla direzione sanitaria, tutelano un sistema basato sull’inamovibilità feudale di Roberto Mannella, da vent’anni dirigente del 118 (se non è un feudo questo…) e sulla cultura della violenza, perché per essere violenti, caro Blasotti, caro Mannella, signor De Santis, non bisogna necessariamente alzare le mani, ma è sufficiente fare esattamente quello che lei, De Santis, ha fatto quel giorno ad Aversa e che noi vogliamo di nuovo pubblicare, affinché chi se l’è perso, lo possa riascoltare costruendo sul fatto una propria opinione, non necessariamente sovrapponibile alla nostra.

Diteci voi, ora, cari lettori, se questo tizio che urla come un ossesso, che minaccia, che spacca di qua e che spacca di là, possa seriamente ricoprire la carica di coordinatore territoriale del 118 da cui dipendono i format lavorativi, professionali, di centinaia tra infermieri, medici ed autisti.