Attilio Pellegrino, quell’ordine di Pasquale Zagaria sui soldi dei “repezzati”, l’ira di Luigi Della Corte e le 4 buste con 90 mila euro

21 Gennaio 2019 - 11:25

VILLA DI BRIANO(g.g.) Attilio Pellegrino, la sua storia, soprattutto quella recente, quella che lo ha reso un pentito unico nel suo genere che da camorrista protetto dallo Stato, è tornato a Villa di Briano una bella mattina e ha sparato al cognato davanti a un bar, la storia di una persona la cui redenzione è stata solamente legata ad un meccanismo di propalazioni, per usare un termine giuridico, collegate ai privilegi che un pentito può ottenere, più che ad un effettivo cammino di redenzione morale, queste cose e non tanto i contenuti di ciò che ha dichiarato, rappresenteranno senza ombra di dubbio uno strumento che i difensori di Antonio, Nicola e Armando Diana utilizzeranno nella loro strategia.

E d’altronde, negli ambienti dell’avvocatura penale e tra i molti estimatori dei fratelli Diana, il nome che viene fatto quale certa dimostrazione della infondatezza delle accuse, è proprio quello di Attilio Pellegrino.

Ma cosa dice Pellegrino dei Diana, della famiglia dei “repezzati”? Prima di tutto afferma di non aver avuto rapporti diretti con loro, di conoscerli di nome e di vista, ma ricorda di aver accompagnato Pasquale Zagaria, fratello del boss, ad una riunione svoltasi a casa di Massimiliano Caterino, detto o’mastrone, in cui i due, forse i tre (Pellegrino ha il sospetto che fosse presente anche il latitante Michele Zagaria) devono incontrare un noto imprenditore della zona.

Alla fine della riunione, Pasquale Zagaria, successivamente a quell’imprenditore che Attilio Pellegrino vede distintamente uscire dall’ingresso della casa del “mastrone”, esce a sua volta e, dopo essere entrato in auto dice a Pellegrino di aver incontrato il “repezzato” e che da quel momento in poi si sarebbe occupato lui, proprio Attilio Pellegrino, di riscuotere delle somme di denaro da questi imprenditori. Alla domanda che pone a Pasquale Zagaria sui motivi per cui fosse stato incaricato proprio lui in questa delicata operazione, il fratello del boss gli dice che questi soldi gli dovranno essere consegnati da quelli che definisce “ragionieri” dei Diana.

Si tratta dei fratelli Luigi e Francesco Della Corte, che Pellegrino conosce bene, con cui ha fluidità di rapporti e con i quali, secondo Pasquale Zagaria, può rendere molto più tranquillo e agevole il passaggio di danaro. Pellegrino sostiene di aver ricevuto per tre volte la cifra di 20 mila euro e l’ultima volta, subito prima di essere arrestato, la cifra di 30 mila euro. In tutto, dunque 90 mila euro.

In questi giorni, Luigi Della Corte ha fermamente smentito quelle che ritiene autentiche calunnie e ha affermato di aver presentato alla procura della repubblica una querela nei confronti di Pellegrino. Della Corte ha detto di non aver mai svolto, nè lui nè il fratello, la funzione di ragionieri, di essere stato nel settore del trasporti in una società dei Diana mentre il fratello Francesco, che non lavora più con i “repezzati”, è impegnato nel settore dei rifiuti.

Della Corte dice che aveva avuto rapporti con Attilio Pellegrino. Ma di averli interrotti dopo che questi aveva picchiato e lasciato in aperta campagna il fratello Francesco.

Oddio, questa non è una giustificazione perchè conferma che certi rapporti i due Della Corte li avevano e se un camorrista incallito come Pellegrino ti picchia e ti lascia in aperta campagna, è complicato pensare ad una dinamica che definisce, da un lato, un carnefice al 100% e dall’altro una vittima, ugualmente al 100%.

Detto questo, le posizioni di Pellegrino e di Della Corte le abbiamo declinate e dunque riteniamo di aver fatto il nostro dovere giornalistico, ricordando che Pellegrino dice a sua volta, di aver avuto rapporti con il Della Corte, avendoli conosciuti come “soggetti truffaldini, specializzati nel settore delle truffe alle assicurazioni“.

Nel pomeriggio di oggi, massimo nella mattinata di domani, completeremo l’analisi delle dichiarazioni rese da Attilio Pellegrino.

 

 

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