AVERSA ALLE ELEZIONI. Gimmi Cangiano “confuso e… infelice”: propone ad inizio riunione il nome di Enzo Pagano e rischia di bruciarlo

6 Aprile 2019 - 13:15

AVERSA (G.G.) – Gimmi Cangiano, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, è una persona che ci risulta umanamente simpatica. Gliene abbiamo dato più volte prova, fornendo disponibilità rispetto alla pubblicazione di sue prese di posizione che ci apparivano giuste e alle quali abbiamo dedicato più tempo rispetto a quello che riserviamo a notizie e altre esternazioni speculari.

Il problema di Cangiano, quello che ci porta in qualche circostanza, ad entrare in rotta di collisione con le sue idee, è costituito dal fatto, che oltre ad essere un politico di professione, categoria certo non simpatica, e da tempi non sospetti a Casertace, inserisce nel suo metodo tipico dei politici di professione, una speciale dedizione: non una cazzimma perché poi alla fine si fa male da solo, ma una sorta di difesa del suo orticello che poi va al di là del normale esercizio di quella che sarebbe una legittima coltivazione della propria ambizione politica.

Fatta la premessa, ribadiamo, collegandolo ai fatti di queste ore, il concetto relativo alla cazzimma che Cangiano non ha. Mentre in questi ultimi anni, quando l’ex ragazzo di Alleanza Nazionale ha gestito Fratelli d’Italia, partito senza grandi obiettivi politici e con percentuali elettorali molto, ma molto basse, ha potuto dovendo rappresentare un’icona, un simbolo, ma non un popolo di elettori, giocare partite di basso rilievo che puntavano a risultati spesso invisibili ma che erano visibili per la vita e per gli interessi.

Senza girarci troppo intorno in un tavolo di trattativa, la questione Fratelli d’Italia consisteva “nell’apparare” solamente una persona, cioè Cangiano. I risultati, lui li ha ottenuti, mentre il partito è puntualmente, stabilmente scomparso dai radar non presentando liste in nessuno dei comuni più importanti della provincia di Caserta. In tal modo Cangiano, per se stesso ha contratto crediti con quelli del centrodestra ai quali non rompeva mai le scatole e ha potuto muoversi tranquillamente, in maniera trasversale, anche con il centrosinistra, con i candidati a sindaco della fazione teoricamente avversa, ricavandone sempre qualcosa, come abbiamo più volte raccontato, additando come esempio quello dell’asilo di Caserta.

Ma ciò è stato possibile perché Fratelli d’Italia era un partito formato da una sola persona che portava con se un’altra persona, cioè Enzo Pagano, il quale avvicinandosi alla politica attiva, conosceva solo i discorsi di Cangiano e il suo modo di vedere le cose. Va da se che in questo regime di voluto e volontario isolamento, Pagano sia stato trattato alla stregua di un portaborse. Poco più o poco meno. Quando il partito della Meloni ha cominciato ad ingrandirsi; quando si sono avvicinate altre persone, rappresentanti istituzionali che a loro volta hanno convogliato nella medesima appartenenza ulteriori attori, è successo quello che fisiologicamente succede in un partito che cambia pelle: se con i capi ci può parlare uno solo, allora questi a Roma racconta quello che gli pare e quello che gli è più comodo. Se il partito diventa plurale, se le voci e le posizioni diventano polifoniche allora è chiaro che la strategia del partito a condizione individuale non regge più.

L’errore di Gimmi Cangiano in queste settimane di trattative sulle elezioni in comuni importanti della provincia di Caserta, è stato quello di non capire, ecco perché non è un’aquila d’intelligenza politica, di essere un dirigente di un partito profondamente diverso da quello che gli aveva dato la possibilità nel 2015, di costruirsi una lista per le elezioni regionali totalmente votata al gregariato rispetto alla sua causa elettorale.

Insomma, il buon Cangiano ha ribadito antichi codici di comportamento, rimandando a memoria delle modalità di azione appartenute ad un altro tempo e ad un altro partito.

Quando si è trovato con il problema tipico dei soggetti politici che crescono, cioè di fronte ad un Enzo Pagano, che nel mentre aveva iniziato a parlare con altri esseri viventi e pensanti, quando si è trovato di fronte al problema non previsto che quello che considerava un portaborse, divenuto, anche perché lui non era un politico di professione, ma un alto funzionario delle agenzia delle entrate, un’opzione interessante e realmente equilibrata per riunire le tante anime rissose del centrodestra ad Aversa, Cangiano è andato fuori giri. Non per cattiveria, ma perché semplicemente doveva interpretare uno spartito della sua vita, della sua formazione che  non conosceva e che solo la dotazione naturale dell’intelligenza politica può farti capire e conoscere attraverso un vero e proprio cambiamento di pelle. Lo spartito del primus interpares, dell primo tra i pari accetta anche il rischio che uno di questi, cioè uno dei pari, lo sostituisca nel futuro ruolo di primus.

Insomma, ha sbiellato come dimostra ciò che ha fatto nella riunione di ieri sera, durante la quale ha ritenuto che la plateale proposta del nome di Enzo Pagano rappresentasse un modo per convincere il sottoscritto o per convincere anche quelli che nel suo partito lo hanno criticato per l’incredibile veto sostanziale posto alla candidatura a sindaco di quest’ultimo, che lui, in realtà, non era affatto contro questa ipotesi.

Ovviamente ha ottenuto l’effetto contrario. Ora, siccome non vogliamo che Cangiano pensi che noi abbiamo qualcosa contro di lui e non contro il suo modo di far politica, vogliamo misurare le parole. Nel momento in cui ha deciso di intervenire per primo, ieri sera, sparando quel nome, non ha convinto il sottoscritto e non ha aiutato, al contrario ha rischiato di danneggiarlo, Enzo Pagano.

Ora può darsi pure che Cangiano “ci è e non ci fa” e che abbia deciso di buttare in pasto quella proposta ad inizio riunione senza la malizia di chi, con manuale in mano della tattica politica, può ritenere quell’operazione maliziosa. Perciò non si scappa: o Cangiano ci è, ed è probabile perché dovendo recitare uno spartito sconosciuto compie degli errori marchiani, oppure se ci fa, lui e quel Grimaldi che si è portato appresso ieri sera, perché Giorgio Magliocca ha ritenuto con la sua assenza di assecondare un nostro rilievo, vuol dire che continua a perseguire l’obiettivo di negare al partito, profondamente diverso da quello del 2015, solo e solamente alle sue necessità che, ovviamente, non sarebbero conciliabili con la crescita esponenziale di Enzo Pagano il quale da sindaco di Aversa assumerebbe un peso specifico molto più grande di quello attuale.

Ma il centrodestra nella città normanna esiste ancora? Noi siamo scettici. Nel senso che Cangiano, buttando quel nome lì sul tavolo, ha immediatamente innescato la reazione di Bisceglia e degli amici di De Cristofaro che ancora coltivano l’idea di proporre la candidatura a sindaco di quest’ultimo. In poche parole, proposta in quel modo, l’ipotesi di Enzo Pagano diventa divisiva e non coagulante. Ma la proposizione di Cangiano non è frutto di un atto di arroganza di un partito o di una coalizione di partiti che hanno bisogno come il pane anche delle liste civiche. Quella proposizione è invece figlia del problema personale di un dirigente politico che vede messo in discussione il proprio futuro disegnato attraverso dei metodi che lui conosce.

Quella di Enzo Pagano, peraltro dotato della qualità non sottovalutabile di essere uno che vive da decenni ad Aversa, ma che non si è mai impelagato nella gestione del potere in città, deve essere considerata, invece, non solo una persona, ma soprattutto una possibilità, probabilmente l’unica, per dimostrare alla città e alla politica casertana che un centrodestra esiste ancora a Caserta, in provincia di Caserta, in Campania e non solo.