AVERSA ALLE ELEZIONI. Questa non l’avevate mai vista: partiti e movimenti del centrodestra vogliono candidare Enzo Pagano, ma Gimmi Cangiano del suo stesso partito, non lo vuole. ECCO PERCHE’

2 Aprile 2019 - 16:46

AVERSA – (g.g.) Essendo costretti, in vista delle prossime elezioni comunali, ad occuparci di politica, dunque, fortunatamente per un lasso di tempo non molto lungo, incrociamo fatti e situazioni che rappresentano una conferma della piena validità della nostra scelta di raccontarla con parsimonia. D’altronde, i lettori della politica se ne fottono. Il che, in linea teorica e anche in linea di principio, è un fatto negativo e gravemente incivile, frutto di una indifferenza che finisce per firmare deleghe in bianco ad una varia umanità circense, nella pratica, invece, è comprensibilissimo perchè onestamente ci vuole proprio uno stomaco per raccontare questa eterna manifestazione autoreferenziale di persone che, approfittando dell’indifferenza appena citata, si sono costruiti una sorta di mestiere. Il mestiere della politica, appunto.

Stomaco in mano, ecco l’ultimo caso: avete mai letto di un coordinatore provinciale di un partito che viene indicato, come punto di equilibrio e di unità necessari per arrivare alla costituzione di una coalizione elettorale, ostacolato e forse addirittura bruciato da un suo collega di partito che è la massima espressione politica dello stesso, a livello regionale? Se questa cosa non l’avete vista ancora, vi presentiamo il signor Enzo Pagano,

funzionario dell’Agenzia delle Entrate, leader provinciale di Fratelli d’Italia, candidato alle prossime elezioni europee, ma compulsato da partiti e movimenti dell’area di centrodestra di Aversa affinchè si renda disponibile a misurarsi per la carica di sindaco, visto e considerato che Pagano, se non è desiderato da quasi nessuno, ha il grande vantaggio di non essere antipatico ad alcuno.

E di questi tempi, ad Aversa, nel vero e proprio caravanserraglio del centrodestra, nel ginepraio dei veti incrociati, rappresenta una sorta di pepita d’oro.

Immagini che l’altro leader del partito, cioè Gimmi Cangiano, coordinatore regionale grazie ai buoni uffici di Marco Lollobrigida, cognato, se non andiamo errato, di Giorgia Meloni, dice che Enzo Pagano non è un buon candidato sindaco.

Avete letto bene: Fratelli d’Italia, a fronte delle sue percentuali ancora modeste, ha la possibilità di eleggere il sindaco della seconda città della provincia di Caserta. Ma questo diventa difficile, se non impossibile, a causa del fuoco amico.

Eppure, Gimmi Cangiano ed Enzo Pagano sono stati inseparabili per un lungo periodo. Accadeva al tempo in cui Fratelli d’Italia era un partito per modo di dire, una mera espressione iconografica dato che si manifestava attraverso una sola persona, cioè lo stesso Cangiano, al quale andava bene tenere vicino a se un soggetto stimato e per di più con una famiglia economicamente forte alle spalle, con interessi imprenditoriali, a quanto ci ricordiamo, nell’area pontina. Si dice addirittura che Enzo Pagano abbia partecipato a qualche società con Cangiano, quando questi fu attraversato dalla passione per i discobar e i pub, sia a Caserta con il famoso Thaddeus, sia a Santa Maria Capua Vetere.

Quando Fratelli d’Italia è diventato un partito diverso, che ha cominciato ad approssimarsi alla normalità in quanto formato e partecipato, non più solo da uno, ma da più esponenti, il fatto non è stato salutato con favore da Cangiano, che fino ad allora aveva disposto del simbolo, utilizzandolo sul mercato della politica locale, con Enzo Pagano docile ed adorante al suo fianco. Se ne scriveva pochissimo sui giornali, poi soprattutto da quando è entrata l’allora deputata Giovanna Petrenga, un pò tutti, giocoforza hanno cominciato a considerarlo come un soggetto politico che pur rimanendo piccolo nelle sue percentuali elettorale, era interessante anche per il racconto giornalistico.

Un bel guaio in considerazione del fatto che con l’osservatorio in funzione, si è cominciato a capire il metodo-Cangiano, che funzionava esattamente così: col simbolo in mano, lui trattava nei vari comuni della provincia di Caserta e, alla fine di questa trattativa, puntualmente, quasi sempre, il simbolo di Fratelli d’Italia non partecipava alle elezioni. Consociativismo? Relazioni dirette di tipo trasversale con sindaci di tutti i colori? Mah, questo non si può stabilirlo con esattezza. E’ certo, però, che anche dopo l’allargamento del partito, Cangiano ha continuato a mantenere il pallino in mano e, non casualmente, a Maddaloni e in altri comuni della provincia, il simbolo non è stato presentato.

Le nuove presenze, però, sedimentavano un normale meccanismo di identità che veniva fuori anche al tempo delle elezioni provinciali quando Cangiano, con la scusa di aver litigato perchè non d’accordo con la candidatura di Magliocca, si esibiva nel suo numero circense preferito: “A me gli occhi, please. La vedete la lista di Fratelli d’Italia? E mo’, non la vedete più.

Enzo Pagano, in poche parole, cominciava a parlare anche con altre persone, recandosi a Roma da solo e non più al guinzaglio di Cangiano. Questi, ha detto sì alla candidatura alle elezioni europee, sapendo bene che Pagano non sarebbe stato eletto. Ora però, di fronte alla prospettiva che il suo ex portaborse possa affrancarsi definitivamente, diventando, in una città fondamentalmente di centrodestra, sindaco di Aversa, lo inquieta e non poco.

Lui dice che se Pagano si candiderà a sindaco, dovrà rinunciare a correre per le europee. E siccome la Meloni, poi, lo chiederebbe a lui di candidarsi, a lui non garba proprio. Il problema è un altro, invece. Nel disegno di Cangiano, costruito sul risiko politico più che sul consenso, c’è l’idea, molto polveriniana, visto che il mitico petite poudre resta un suo consigliere fondamentale, c’è quello di far eleggere, in consiglio regionale, un suo fedelissimo o un politico con cui stipula un accordo per poi, in caso di vittoria del centrodestra, farsi indicare come assessore, ripetendo la stessa operazione che Coronella e Polverino gli consentirono di fare dopo le elezioni provinciali del 2010.

Poi c’è la subordinata della sua candidatura diretta, che ribadirebbe quella di 5 anni fa, ma che incrocerebbe una maggiore concorrenza e alternative non controllabili, non di puro gregariato, così come avvenne nel 2015. Ed un Enzo Pagano divenuto potente sindaco di Aversa, in un contesto politico in cui la dialettica si è ampliata ed amplificata, in un partito che deve riunire nella stessa stanza 20 persone per far sì che le liste si presentino nelle elezioni comunali più importanti, e che la gloriosa, quanto controversa, fiamma almirantiana non resti spenta dappertutto, così com’è successo nel partito a conduzione individuale, fa paura, dà fastidio e intralcia l’attuazione di quel modello dei 4 gatti che tanto ha reso agli obiettivi di Gimmi Cangiano, come dimostra ampiamente (questo è il vero motivo della mancata presentazione della lista alle provinciali in alternativa a Carlo Marino) anche la vicenda del tappeto rosso, steso dallo stesso Marino, cioè dal sindaco di centrosinistra di Caserta, davanti all’ingresso dell’antico complesso di Sant’Antida, un tempo asilo gestito dalle suore, oggi core business dell’azienda di famiglia di Gimmi Cangiano, con l’allegata assunzione della figlia del presunto consigliere comunale di opposizione Stefano Mariano, la cui citata figliola è stata assunta proprio nell’asilo di Sant’Antida.

Evviva il circo.