AVERSA. Dopo l’assunzione della moglie del suo socio Luigi Folgani, ora Romano (giustamente) lo vuole anche in giunta

16 Ottobre 2022 - 19:04

Siamo sulla buona strada e oggi riusciamo molto più di prima ad evitare inutili commenti sulla situazione politica (si fa per dire) della città normanna. Ma qualche volta ci distraiamo e…

AVERSA (g.g.) – Ci rendiamo conto, avendolo ormai ampiamente assorbito dalla disarmante e desolante attualità, che ci tocca quotidianamente raccontare, che non c’è nulla di lunare in posti normali – così verrebbero percepite queste narrazioni -, nulla che possa iniettare incredulità, che è pur sempre un sentimento, un semplice pensiero segnalatore di vita autentica, nel tessuto epidermico, ormai callificato dalla dispersione di ogni pur residua traccia di senso comunitario, di un popolo, mai come in questo tempo, a Caserta e provincia, parliamo cioè di quello che conosciamo, non di quello che non conosciamo, letteralmente scomparso da ogni radar, quale entità umana e aggregato ntropologico, trasformato ormai com’è, in un coacervo, un una pappa informe e disordinata costituita di singoli individui, portatori ognuno di interessi personali, al netto di ogni valutazione, al netto di ogni pensiero rivolto al bene comune.

Ci rendiamo conto e nessuno se ne rende conto più di noi, che abbiamo il vantaggio di sorvolare giorno per giorno questa terra allo stesso modo con cui i ricognitori americani sorvolavano ad alta quota le rovine e la distruzione definitiva di Hiroshima e Nagasaki, colpite due o tre giorni prima dalle atomiche americane.
Eppure,

nonostante ciò, quando veniamo a conoscenza di certe cose, riusciamo ancora a rimanere, seppur per pochi secondi, interdetti, pensando, nel luogo dove, ormai, il mondo si muove totalmente all’incontrario, che ci possa essere ancora qualcosa o qualcuno di cui stupirsi.

Ci è capitato ancora in questi giorni e ci è capitato ancora ad Aversa, dove finanche la metafisica o ogni codificazione del surreale, vengono messi a dura prova dalla singolarissima rappresentazione del genere umano attraverso la produzione dei suoni scomposti e ormai extrasensoriali da parte dei vari Giovanni Innocenti, Alfonso Gioia, Francesco e Luciano Sagliocco, Federica Turco, Marco Villano eccetera.

Si, è vero, rimaniamo ancora interdetti seppur per un tempo sempre più contratto col passare del tempo.
Ultimo caso, quello relativo al consigliere comunale Roberto Romano. Eletto nella lista di Cinque Stelle, è stato in questi anni, forse perché mancante di raffinata scaltrezza, una sorta di quintessenza della dimostrazione che quella dei grillini non è stata una trasformazione causata dal contatto con il potere e con le sue malie, ma semplicemente l’esplicazione, mai tanto organizzata, grazie alla capacità di capire e di usare i nuovi social media, molto prima di chiunque altro nella storia della Repubblica, di una cosa, tutto sommato, tutt’altro che originale e consistente nel passaggio, ai nostri occhi che ben conoscono la storia di questo Paese sin dai tempi di “Franza o Spagna purché si magna”, assolutamente logici e non sorprendente, dalla forma della protesta giacobina e apparentemente rivoluzionaria, alla corsa all’oro, o meglio, alla pagnotta.

Romano non lo sa. Lui, d’altronde, vende bibite, patatine e noccioline ai bar, pare in quantità sempre crescente negli ultimi anni, e non è certo un dottor Sottile, di essere un prototipo o addirittura un archetipo. Lo ignora e noi, dopo averci provato in qualche occasione, sopraffatti dall’impotenza della ragione, abbiamo rimesso nel fodero i polpastrelli.

Ora, però, con questa storia della sua richiesta di un assessorato, questo pensiero “socio politico” ci rientra dispettosamente, seppur vanamente, nella testa. Dopo aver ottenuto qualcosa, grazie, a quanto pare, a Giovanni Zannini, nel Consorzio Idrico, in pratica il tinello di casa del consigliere regionale, dopo aver festeggiato l’assunzione di Daniela Sgulo’, moglie del suo socio di aranciate e patatine, Luigi Folgani, nei ranghi della sempre generosa e accogliente Publiparking, titolare, ovviamente per pura coincidenza, della gestione – lucrosissima – dei parcheggi a pagamento nella città di Aversa , ora punta, rivendicando un non infondato peso specifico ai limiti del decisivo per tenere in vita la giunta del ribaltone, del proprio voto consiliare, l’ingresso in giunta comunale del suo socio. Il già citato Luigi Folgani.

Magari, aggiungiamo noi, permettendoci di dare un suggerimento a Romano, con la delega alle Attività produttive, dove potrebbe ben prestare al bene della città le articolate competenze in bibite, patatine e pop corna, anzi, in pop corne patatine, così, trovandoci, facciamo anche un omaggio al grande Nino D’Angelo.

A questo punto, noi dovremmo chiudere l’articolo con le solite valutazioni severe sulla dispersione e sulla distruzione di ogni segno morale nella politica aversana. Però qui ci soccorre, e soccorre i nostri lettori, la presa di coscienza piena che di un posto in cui operano (?) Alfonso Golia, Giovanni Innocenti, Marco Villano, la famiglia allargata Sagliocco – Turco – Spezzaferri, un posto che costituirebbe la location perfetta per girare un nuovo remake di Blade Runner (“Ho visto cose che voi umani…” per intenderci) è perfettamente inutile aggiungere giudizi, perché se un quadro lunare fantascientifico come questo regge ed è attivo, vuol dire che chi lo popola è il meno colpevole di fronte allo sfarinamento totale della democrazia e dei suoi principi stampati in una Costituzione che ad Aversa potrebbe essere veramente presa come base costitutiva di una contro – Costituzione di un’anti – Costituzione, mondata dai poteri e dalle funzioni esecutiva legislativa e soprattutto giudiziaria, fondamenti della Civita occidentale.