AVERSA. Il racconto di Giovanna, colpita da un proiettile a Capodanno: “Quindi così finisce?”

4 Gennaio 2020 - 16:36

AVERSA – Nella giornata di ieri, venerdì, è tornata nella sua casa di Aversa, in piazza Giovanni XXIII, Giovanna S., la 19enne colpita all’addome da un proiettile vagante durante la notte di Capodanno, mentre era affacciata al balcone. Dopo l’operazione chirurgica, ci sono voluti due giorni di ricovero, per tornare dalla sua famiglia.

Giovanna ha deciso di raccontare tutto in un lungo post su Instagram. “Ero affacciata al mio balcone, mentre guardavo i fuochi d’artificio, ad un tratto mi sono girata verso sinistra. Dopo due giorni ho realizzato che quello spostamento, senza motivo, è stato dovuto dal proiettile che entrato e che non avevo minimamente sentito. Poi c’è stata una frazione di secondo in cui non ho sentito nessun dolore. Poi sentito un dolore talmente forte e acuto da chiedere aiuto urlando, senza neanche sapere perché. Urlavo e implorava aiuto con gli occhi. Mio fratello ha iniziato ad urlare più forte di me, mio padre non riusciva a capire le mie urla, e mia madre, invece, aveva già capito tutto. Quando mi sono accasciata a terra mia mamma ha alzato la maglia del mio pigiama vedendo quel buco piccolo che era allo stesso tempo troppo grande, aveva avuto la conferma dei suoi pensieri e ancora oggi mi chiedo con quale forza sia riuscita a mantenersi in piedi“.

Continua con queste parole: “Mi sono aggrappata al collo di mio padre ed in quel momento ho smesso di urlare, mi sono fatta forza e con il dolore costante siamo strisciati in ascensore. In ascensore ero in silenzio, mentre mio fratello urlava e mio padre tremava sconvolto, mi sono guardata allo specchio e inevitabilmente ho pensato “allora finisce così..?”. Poco prima di uscire da sotto le scale del mio palazzo mio padre mi ha lasciato a mia madre per prendere la macchina, e nelle braccia di mia madre, trasportata dalla sua forza mi sono lasciata andare dicendo “mamma mi sento morire”. Dopo tutto questo è stato un susseguirsi di urla da parte di mio fratello e sospiri terrorizzati dai miei genitori, mentre io cercavo di essere forte provando a dare forza a tutti e tre.