AVERSA. L’immobile di famiglia di via Fermi per il liceo. Ma che combinano Francesco e Luciano Sagliocco: partecipano al consiglio e si mettono dalla parte del torto
14 Febbraio 2020 - 11:26
AVERSA (Gianluigi Guarino) – Così facendo, Luciano Sagliocco e suo figlio Francesco fanno il gioco dell’amministrazione comunale. Perché l’unica carta che possono giocare seriamente per far diventare pubblico il dibattito (vogliamo ritenere infatti che sia questo il loro obiettivo, nel momento in cui rivendicano il diritto, che considerano buono e giusto), sulla controversa questione dell’immobile che gli appartiene e che dovrebbe ospitare, secondo le risultanze della gara bandita dall’amministrazione provinciale, nuove classi e nuovi servizi del liceo scientifico Enrico Fermi, è quella di focalizzare il confronto sul merito e cioè sulle motivazioni, addotte, a quanto pare in due occasioni, dal dirigente dell’ufficio tecnico del Comune Raffaele Serpico, a supporto dei dinieghi opposti al permesso a costruire presentato dalla società della famiglia Sagliocco, S.G.M..
Il peggior modo, per capire se dietro a questo diniego ci sia una cattiva volontà o una scelta di tipo politico, compiuta a danno della famiglia Sagliocco solo perché avversaria di questo sindaco e della amministrazione, è, al contrario, proprio quello utilizzato ieri, mercoledì, in sede di consiglio comunale.
Non sappiamo cosa sia frullato nella testa di Francesco Sagliocco quando ha deciso, non solo di essere presente ai lavori del consiglio, ma addirittura di intervenire nel dibattito riguardante l’ordine del giorno presentato dai consiglieri di opposizione, sulla vicenda del blocco della procedura per l’utilizzo dell’immobile dei Sagliocco come nuova ala del liceo Fermi.
Troppo pacchiana, troppo stupida, troppo ingenua la modalità scelta per fornire alla stessa un elemento logico che, in tutta evidenza, non esiste. Perché se uno fa in modo che i consiglieri comunali della sua parte politica promuovano il dibattito che comunque coinvolge un proprio interesse privato, più o meno legittimo con l’obiettivo di forzare la mano e di spaccare eventualmente la maggioranza allo scopo di indurre l’amministrazione a rilasciare il permesso, non va a partecipare lui stesso ad un consiglio, stiamo parlando, naturalmente, di Francesco Sagliocco, a perorare una causa, che prima ancora di essere pubblica, è sicuramente privata, visto che la manifestazione d’interesse, che ha dato alla S.G.M., cioè alla società di famiglia dei Sagliocco, nell’estate 2019, la possibilità di ospitare nuove aule del Fermi, produrrebbe un introito mensile di 8mila euro, cioè di quasi 100mila euro all’anno.
E’ inutile, in questa sede, allungarvi la barba con citazioni di leggi e di norme, perché, anche chi non è esperto della materia della procedura amministrativa, sa bene che un consigliere comunale, il quale è interessato direttamente, o ha parenti o affini fino al quarto grado, interessati a loro volta o autonomamente rispetto al consigliere comunale, deve assolutamente astenersi dalla partecipazione ai lavori del consiglio.
Proprio in maniera rapidissima vi diciamo che l’art. 71 comma 2 del testo unico sugli enti locali, oltre a sancire questo divieto perentorio, prevede un’unica eccezione, un’unica situazione in cui un consigliere comunale può partecipare alla seduta nonostante questa discuta di un tema che contiene, al suo interno, tra tante altre cose un interesse dello stesso consigliere o di un suo parente fino al quarto grado: parliamo della discussione e della votazione su provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici. Ma questo, continua l’articolo 71 del Tuel, non vale nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministrazione o dei parenti o affini fino al quarto grado.
Insomma, se il consiglio comunale di Aversa discute sulla questione di una potenziale variazione di destinazione d’uso rispetto a quella prevista dal piano regolatore, perché questo chiedono i Sagliocco, il membro della famiglia non può proprio partecipare, figuriamoci se può alzarsi ed intervenire, così ha fatto l’altro ieri, manco si trattasse di un’udienza davanti ad un tribunale amministrativo o di un’udienza davanti ad un tribunale civile, nelle quali vengono affrontate e messe al confronto tesi relative ad interessi contrapposti, di cui almeno uno è interesse privato.
I motivi per cui Raffaele Serpico ha detto no alla richiesta di permesso a costruire e dunque di variazione di destinazione d’uso, ricondurrebbero ad una valutata impossibilità di quei locali ad essere adeguati in modo da farli diventare aule scolastiche o laboratori didattici. Ma questo, ripetiamo, è una nodo che si potrebbe anche approfondire ed eventuale dipanare se Francesco Sagliocco e la sua famiglia, non continuassero maldestramente a dare l’idea alla città che stiano mobilitando il mondo intero per difendere “un affare loro”.