AVERSA. Pasquale Capriglione, reuccio dei Servizi Sociali amico di Zannini, becca una proroga. Vi spieghiamo i giochetti e perché è a tempo indeterminato

29 Ottobre 2021 - 19:02

Lo spunto ce l’ha dato una richiesta di revoca in autotutela dell’atto amministrativo firmato dalla “solita” dirigente Gemma Accardo, presentano dalla consigliera comunale del Pd Eugenia D’Angelo. In calce all’articolo pubblichiamo entrambi i documenti

 

 

AVERSA (G.G.) – Gemma Accardo sarà anche una bravissima persona, ma a nostro avviso non è un dirigente comunale all’altezza del compito.

Questa cosa la scriviamo già da qualche tempo e magari siamo anche pronti, di qui a poco, cara dirigente Accardo, a dimostrarla in ogni sede che lei riterrà opportuna.

Fatta la premessa e rivendicato il diritto-dovere di un giornale di muovere rilievi e di sollevare dubbi sulle procedure attraverso cui dipendenti della funzione pubblica, seppur allegati alle derivazioni locali della stessa, svolgono il loro lavoro (che non riguarda le mura private della loro abitazione ma la gestione del denaro pubblico), andiamo a sviluppare il tema di oggi, annunciando il ritorno a breve su un argomento caro alla Accardo, relativo a un certo concorso per una certa assunzione.

Lo spunto ce lo ha fornito una iniziativa molto interessante assunta dalla consigliera comunale del Pd Eugenia D’Angelo.

In verità, quando abbiamo letto il suo scritto, cioè la richiesta di revoca di un provvedimento della Accardo, ci è sembrato di abitare in Svizzera.

Nel senso che la D’Angelo, se come persona e come politico riflette ciò che mostra in questa sua presa di posizione, allora qualche speranza esiste ancora su una politica attenta alla banalissima questione dello stato di diritto, cioè di una manifestazione degli atti di governo che non venga esplicitata continuamente attraverso forme cifrate, mascherate, di violazione delle leggi vigenti o, in alternativa, di elusione delle stesse.

Auspicato, dunque, che il predicare molto bene della D’Angelo collimi con il suo razzolare, qualora in futuro assumesse cariche di governo, torniamo alla Svizzera.

Noi che combattiamo, coltello tra i denti e senza paura nonostante le querele di intimidazione che riceviamo, tutte, immancabilmente, presentate da politici e da loro galoppini, avremmo accolto come al nostro solito questa notizia della proroga di cui il Comune di Aversa, attraverso la dirigente Accardo, ha gratificato il “solito” Pasquale Capriglione, l’ormai onnipotente ed onnipresente reuccio dei Servizi Sociali.

Capriglione conosciuto ed affermato lo era già prima dell’anno 2015, ma da quando Giovanni Zannini è divenuto consigliere regionale, ingrossandosi a dismisura con la sua politica non limits, è cresciuto ulteriormente ed esponenzialmente, diventando un vero e proprio mattatore dei Servizi Sociali nella magna pars dei comuni casertani.

Una proroga non si nega a nessuno, nel senso che questo sistema, da un lato deprecato e condannato, in più di un atto erogato dall’autorità giudiziaria, in più di un’ordinanza contenente arresti per reati contro la pubblica amministrazione, dall’altro lato ha continuato ad essere utilizzato stabilmente negli uffici dei Comuni di questo nostro vergognosissimo territorio.

Ciò è stato reso possibile dalle lentezze della macchina amministrativa.

In poche parole, quando scade un contratto scaturito da una gara d’appalto aggiudicata qualche anno prima, non accade praticamente mai che un comune si sia avviato per tempo in modo da far coincidere la scadenza del contratto legittimato dalla vecchia gara, con la stipula del nuovo legittimato da un’altra gara e da un procedimento che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire (campa cavallo) pari opportunità di aggiudicazione a tutti i concorrenti, cosa che invece non accade praticamente mai.

Questa è la vera metastasi della gestione della cosa pubblica nel meridione d’Italia, in Campania e in provincia di Caserta. L’applicazione dell’istituto della proroga azzera il principio della equità concorrenziale e fornisce alla politica, che lo esercita attraverso il braccio armato dei dirigenti, che spesso si mettono anche in proprio, un potere totale, monocratico, il quale non ha nulla a che vedere con i principi cardinali della concorrenza e pari ed equa opportunità di accesso alle pubbliche commesse.

Però, come si suol dire, finanche noi che, inguaribilmente rimaniamo rigoristi nella visione relazionale tra legge e atti della pubblica amministrazione, ci siamo abituati e ormai, dopo aver scritto migliaia di articoli su queste cose e di fronte ad una evidente pigrizia delle diverse magistrature a fronte dei pronunciamenti citati prima e di altri pesantissimi espressi dall’ANAC ai tempi in cui questa era presieduta dal magistrato napoletano Raffaele Cantone, punta di diamante della Dda nel primo decennio degli anni 2000 e oggi procuratore della Repubblica in quel di Perugia, non stiamo più lì a spaccare il capello, dedicandoci magari a questioni ancora più gravi, e vi garantiamo che ce ne sono a bizzeffe.

E allora ci piace aver incrociato questa formale richiesta presentata dalla consigliera D’Angelo affinché la dirigente Gemma Accardo revochi la determina con cui lo scorso 19 ottobre ha prorogato a tempo indeterminato il servizio di assistenza a specialistica per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie al Consorzio di Cooperative Nestore, cioè all’azienda madre della struttura imprenditoriale che fa capo al citato Pasquale Capriglione da Falciano del Massico.

Sì, se non l’ha letta bene, dottoressa Gemma Accardo, lo può anche rileggere: a tempo indeterminato.

Perché se la legge avrebbe la necessità di raggiungere un obiettivo fantascientifico, cioè quello di adattarsi ai vari contesti dopo aver fatto il processo alle intenzioni dei politici e dei burocrati, il fatto che non riesca ovviamente a raggiungerlo, il fatto di non riuscire a coprire ogni interstizio dentro al quale si può infilare la discrezionalità di un atto monocratico, non significa che l’operato dell’attore di questi procedimenti sia irreprensibile.

Magari non è attaccabile in punto di diritto, ma un giornalista, un cittadino, ha tutto il diritto, cara dottoressa Accardo, di dissentire fino all’esecrazione. Ciò trova piena giustificazione in quella boccata di aria fresca che respiriamo grazia all’iniziativa assunta dalla consigliera comunale Eugenia D’Angelo.

Questa è arciconvinta del fatto che lei, dottoressa Accardo, non avrebbe potuto prorogare l’affidamento a Capriglione.

Su questo la consigliera è intransigente. Noi siamo più buoni e dunque ci limitiamo a dire che quella determina avrebbe dovuto contenere una formula netta, chiara, sui tempi di questa proroga.

E invece, con un giochetto sintattico, lei scrive in premessa che “presumibilmente” la procedura di affidamento attraverso gara di questo servizio che il Comune di Aversa va a determinare in quanto capofila dell’Ambito C06, avverrà tra il 20 ottobre e il 30 novembre, cioè tra il giorno successivo a quello della determina fino all’ultimo del mese prossimo.

E con un altro giochetto lei stanzia 28.946,37 euro Iva esclusa, cifra sempre da lei testualmente definita “presuntiva”, e che, per pura deduzione noi possiamo pensare di associarla a quel periodo, ugualmente “presumibile”, lungo 40 giorni, citato nella premessa dell’atto.

Una lettura superficiale della determina può portare alla convinzione, invece del tutto erronea, che si tratti di una proroga a tempo determinato. Esattamente il contrario della realtà perché lei, dottoressa Accardo, scrive in conclusione che la proroga durerà “per il periodo necessario all’espletamento della procedura di gara”.

Dunque a tempo indeterminato, perché lei abilmente afferma due possibilità, la data e la cifra, e una certezza: cioè che se la SUA dovesse prendersela comoda, come fa di solito, Capriglione è già prorogato indeterminatamente con la sola necessità di adeguare con una o più determine il corrispettivo, che ovviamente sarà giustificato da quelli che lei, dottoressa, definirà sicuramente gli imprevedibili ritardi della SUA non dipendenti dalla volontà del comune di Aversa.

Ma da quando nella premessa di un atto amministrativo si inserisce un elemento presuntivo, peraltro fine a se stesso e non determinante alcuna conseguenza nella parte veramente importante?

Per quale motivo, dottoressa Accardo, avendo presunto che il 30 novembre la SUA si sarà sbrigata, non ha fatto questa proroga fino al 31 dicembre o al 31 gennaio, dunque ritagliandosi uno spazio di sicurezza dentro al quale esaurire l’intera procedura fino alla stipula del nuovo contratto?

Perché questo giochino minimalista con le date e con i soldi appostati, non contestualizzati tra di loro, perché se leggete la determina la presumibilità del termine temporale non è attaccata alla presuntività dei quasi 29mila euro più Iva stanziati, che trovano posto in un’altra parte del documento.

Probabilmente la consigliera D’Angelo ha colto questo aspetto ed è partita, lancia in resta, con tutto il florilegio delle norme vigenti che avrebbero dovuto lei, dottoressa Accardo, ad utilizzare il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (Mepa) o un altro mercato contenente imprese abilitate ugualmente previsto dalle leggi vigenti che la D’Angelo elenca con grande precisione.

A questo punto, dottoressa Accardo, siccome è il terzo, forse quarto, caso che ci segnalano su procedure discutibili, anzi molto discutibili, da lei adottate, diventa opportuno un monitoraggio stabile sulla sua attività. Chi conosce questo giornale, e lei probabilmente lo conosce poco, sa bene cosa significa.

Naturalmente saremmo lieti, anzi lietissimi, e gliene renderemmo merito, qualora lei volesse replicare punto per punto, contenuto per contenuto, a quello che questo articolo espone e a ciò che la consigliera comunale Eugenia D’Angelo, in piena e legittima esplicazione delle sue facoltà, ha messo nero su bianco nella richiesta di revoca in autotutela che pubblichiamo subito sotto alla sua arci-discutibilissima determina.

 

 

 

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Richiesta di annullamento determina dirigenziale