AVERSA. SCUOLE RIAPERTE. In due mesi il comune non è stato capace di riattivare neppure i termosifoni. E l’umidità già costringe i bimbi del Cimarosa ai doppi turni

12 Gennaio 2021 - 17:03

Questi qui non sanno accendere nemmeno i riscaldamenti, figuriamoci a pensare una linea dello sviluppo della città veicolando multiformi saperi

AVERSA (g.g.) – E’ uno dei fallimenti più evidenti dell’amministrazione comunale di Alfonso Golia, che paga oggi il fio di aver promesso tanto, anzi tantissimo, in una dimensione multi strutturata che avrebbe dovuto, secondo quello che l’allora candidato sindaco asserì, determinare una sorta di elettroshock in grado di tracciare uno storico sentiero di tipo illuminista che partisse dalla definizione di regole chiare e fortemente innovative in grado di affrancare un’etica politica provata da troppi anni di gestione pura e semplice del potere e che arrivasse ad incidere sui fondamentali relativi ad ogni tipo di reddito della crescita, dunque morale, culturale e, ovviamente, anche economica.

Volendo scegliere, tra i tanti, in uno dei cluster rispetto al quale Golia è riuscito nell’impresa di far finanche peggio dell’amministrazione De Cristofaro, balza agli occhi e si propone a portata di mano la situazione a dir poco precaria in cui versano tantissime scuole della città di Aversa, la cui manutenzione strutturale è materia appartenente alle competenze comunali.

I due e più mesi di chiusura non hanno prodotto alcun risultato. Nel senso che ci sarebbe stato il tempo per rimediare ai molti guasti, alle molte carenze che da qualche anno hanno abbassato la cifra dell’offerta didattica, ma evidentemente Golia era troppo impegnato a raccattare consiglieri comunali, appartenessero anche al Partito del Diavolo o quello degli Sciocchi

in Blue (cfr. Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto), per occuparsi di quelle che ritiene cose evidentemente meno importanti della mezza pagnotta da tagliare e da offrire ai vari Luciano Sagliocco, Giovanni Innocenti, Olga Diana, per non parlare dello pseudogrillino Roberto Romano, che in consiglio comunale è entrato solo grazie alla lista 5 Stelle e non per effetto di un consenso personale.

Due mesi di tempo e solo ieri mattina, lunedì, 11 gennaio, data di riapertura delle scuole materne, delle prime e delle seconde elementari, ripetiamo, solo ieri mattina gli addetti del comune di Aversa si sono degnati di fare un sopralluogo per verificare lo stato dei luoghi nei diversi istituti.

Hanno trovato il solito sperpetuo, muovendosi, come se non lo sapessero già quali fossero le criticità che ormai sono divenute tanto lunghe, tanto antiche da avviarsi irreversibilmente verso la necrosi. Alla scuola dell’infanzia del plesso del IV Circolo, per capirci, l’istituto comprensivo Domenico Cimarosa, ad esempio il preside ha comunicato che, a causa delle infiltrazioni d’acqua, presenti già da settembre 2019, cioè da quasi un anno e mezzo e dettagliatamente segnalate al comune, gli alunni della scuola dell’infanzia, dunque bimbi di 3, 4 massimo 5 anni, saranno costretti a fare le rotazioni. Ma non a causa delle restrizioni imposte dal covid, bensì da un’epidemia, tutta aversana, forse anche peggiore del coronavirus, quella sparsa da un’amministrazione comunale che in un anno e mezzo non è riuscita a realizzare lavori indifferibili per evitare che piccoli di età così verde subissero un’umidità che magari, dato che siamo in periodo di gravi infezioni, un domani avrebbe potuto proporre alla collettività il cupo revival della tubercolosi.

Sempre rimanendo a quello che docenti, dirigenti e alunni hanno trovato ieri alla riapertura delle aule, una citazione merita il disagio del freddo. Non sappiamo se stamattina il comune abbia provveduto ad accendere i termosifoni che 24 ore prima fa non funzionavano, ma anche in questo caso, con due mesi e più di chiusura, era così difficile recarsi per tempo in queste scuole per dare un’occhiata, attivando magari una prova di funzionamento degli impianti due o tre giorni prima della data dell’11 gennaio?

Quando scriviamo che Golia ha tradito le attese, ci riferiamo a queste cose. Se un’amministrazione comunale non è in grado di badare alla gestione ordinaria, anzi ordinarissima, potrà mai essere in grado di sviluppare delle politiche attraverso cui, partendo da un visione della città, se ne modifichi cultura, mentalità, rispetto agli investimenti infrastrutturali e immateriali?

Non sanno neppure accendere il riscaldamento, figuriamoci se sono capaci di collegare Aversa a politiche di valorizzazione economica e culturale, ad un piano strategico che ne definisca i destini per i prossimi trent’anni.