AVERSA. Se la consigliera D’Angelo ha ragione, i pignoramenti a freddo fatti da Sogert sui conti e sulle carte dei contribuenti normanni (anche di quelli non morosi), sono una rapina a mano armata

21 Marzo 2022 - 12:37

Come usiamo fare noi, alla intensità di un nostro titolo facciamo corrispondere sempre una trattazione adeguatamente articolata, doverosamente lunga, in quanto certi passaggi giuridici e certi spaccati amministrativi vanno spiegati con strutture sintattiche graduali. In calce vi proponiamo il manifesto della consigliera comunale del Pd e lo facciamo perchè, a fronte della inaudita gravità di ciò che denuncia, la Sogert e l’assessora Sagliocco non hanno risposto nulla, mentre il sindaco Golia, da par suo, se n’è uscito con la solita “supercazzola” che, gli vorremmo segnalare, è un’architrave della cultura goliardica che trovò nella trilogia dei film “Amici miei” del grande maestro Mario Monicelli, la sua espressione più nitida e divertente

 

AVERSA (Gianluigi Guarino) – Abbiamo seriamente l’intenzione di percorrere il sentiero della serietà. Ci proviamo ogni giorno e ci proveremo sempre, senza cedere più di tanto alle necessità dell’espressione pop, cioè di quel lavoro che esaurisce la sua sterile missione in un titolo e in quattro righe buttate lì giusto per macchiare uno spazio.

Dalle nostre parti, cioè in provincia di Caserta, quella che raccontiamo e con cui ci rapportiamo ogni giorno, questo meccanismo funziona. Cioè perchè stiamo parlando di una delle province che legge meno libri, meno giornali, legge meno di tutto e di tutti. Ma noi non ce ne diamo per inteso, ma, rimanendo in tema….beninteso, non lo facciamo per salvare questa terra, che non ritiene (ed è questo che rende il male irreversibile) di aver bisogno di essere salvata, ma nemmeno ritiene di aver bisogno di dover migliorare la percezione dell’importanza dei contenuti culturali, come atto di resipiscenza e di consapevolezza in grado di impegnarsi nel miglioramento, finalizzato alla crescita del bagaglio concreto di cognizioni, dunque di storia, geografia, grammatica italiana, Diritto, Economia eccetera. Al contrario, lo facciamo, semplicemente perché ci piace farlo. Facile da capire, solare e senza ulteriori parole di spiegazione.

Nella settimana che va ad iniziare oggi ci occuperemo, per questo motivo e, ripetiamo, solo per questo motivo, ritenendo inutile il perseguimento dell’obiettivo divulgativo, di una questione, lodevolmente sollevata da Eugenia D’Angelo, consigliera comunale del Pd, una delle poche figure laboriose, operative ed effettivamente dedite a un lavoro, attraverso il quale, almeno prova a testimoniare il tratto identitario, filologico, filosofico o semplicemente letterale, del termine “politica”. Per carità, non vogliamo enfatizzare più di tanto l’opera della D’Angelo, dato che qui da noi basta fare il minimo sindacale nel rapporto tra il proprio agire politico e gli interessi di soggetti, in cifra aritmetica almeno superiore a dieci, e la tua opera finisce per assomigliare a quella dei legislatori della Repubblica romana del 1849 o a quello degli estensori della Costituzione americana.

Ora, andiamo al sodo: un paio di settimane fa, la D’Angelo, non a caso in totale solitudine, e dunque senza neppure il sostegno di nessun altro consigliere, proclamatosi di area PD, ha prodotto un manifesto, che, in un qualsiasi altro posto d’Italia, avrebbe fatto drizzare le antenne alle magistrature inquirenti e avrebbe creato una polemica politica e sociale da prima pagina. Ma qui siamo nel posto descritto prima e la cosa, come sempre capita da noi per i temi seri, forti, che rappresentano, anzi, che dovrebbero rappresentare la definizione discriminante tra quello che è il particulare e ciò che è bene comune, è stata subito archiviata, dimenticata, snobbata.

La D’Angelo ha denunciato, in quel manifesto il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, fatti gravissimi riguardanti l’attività della Sogert, l’azienda di Grumo Nevano che, dal 30 luglio 2020, gestisce una buon parte della riscossione volontaria dei tributi comunali e l’intero bouquet delle riscossioni coattive, con dentro  recuperi Imu, Tarsu/Tari, Tosap, imposta sulla pubblicità, corrispettivi per le pubbliche affissioni, canoni idrici eccetera.

Per quello che ha scritto la D’Angelo, la Sogert dovrebbe querelarla senza indugi. Non facendolo, ammette, in pratica, seppur implicitamente, i gravi comportamenti evidenziati dalla consigliera comunale del Pd.

E allora, già in questo primo articolo di presentazione, di incardinamento giornalistico del problema, ci mettiamo in scia alla D’Angelo. Conseguentemente, formuliamo alla Sogert, ma anche e soprattutto all’assessore alle Finanze e ai Tributi, Francesca Sagliocco e al sindaco Alfonso Golia, le seguenti domande, provando a riuscire nell’impresa che la D’Angelo non è ancora riuscita a realizzare, essendosi guadagnata solamente una sgangheratissima replica del primo cittadino, largamente fuori tema e rigoroso solo nella inquietante superficialità delle sue parole e dei concetti (si fa per dire) esplicitati.

Insomma una vera e propria “supercazzola” di monicelliana memoria. E allora, come si diceva, ci proviamo noi. Utilizziamo il sistema delle domande. Le formula CasertaCe, ma se le formulasse una qualsiasi agenzia di azione politica, di azione civile, e perchè no, di azione giudiziaria, non ci sarebbe nulla di strano e nulla da dire, trattandosi di domande ovvie, chiare, sostanziali, non suggestive e, di conseguenza, non tendenziose.

Nette, come detto prima, chiare come l’acqua di fonte, come l’acqua pagata o non pagata con i contestatissimi canoni idrici di Aversa. Domande a cui Sogert, l’assessore alle finanze e ai tributi del comune di Aversa Francesca Sagliocco e il sindaco Alfonso Golia nn possono non rispondere.

La prima: ad Aversa, esistono contribuenti che avevano regolarmente pagato imposte, tasse e tributi comunali e che negli ultimi tempi hanno subito un pignoramento sui loro conti correnti, sulle loro carte prepagate eccetera?

La seconda: questi contribuenti, stiamo parlando ancora di coloro che avevano regolarmente pagato e che avevano ed hanno la possibilità di dimostrarlo, hanno ricevuto dalla Sogert l’avviso di accertamento di morosità ed eventualmente, poi, regolare decreto ingiuntivo di pagamento, in modo da poter evidenziare, certificare di aver in realtà assolto al proprio obbligo contributivo? Perchè, una cartella pazza, 10 cartelle pazze o anche 100 cartelle pazze costituiscono un problema di incapacità e di inefficienza, ma si tratta comunque di una questione risolvibile. Quando, invece, il contribuente non è considerato degno neppure di vedersi propinare una cartella pazza, dovendo invece subire direttamente il pignoramento sul proprio conto, questa si chiama rapina da parte del comune di Aversa.

La terza: veniamo ai contribuenti aversani morosi che sono realmente in difetto con il pagamento di imposte, tasse e tributi comunali. A quelli di loro che hanno subito un pignoramento, sono stati notificati avvisi che illustravano la propria posizione debitoria? Queste persone sono state raggiunte da un’ingiunzione formale di pagamento prima di essere oggetto dell’ultimo e definitivo passaggio della procedura esecutiva, attivata ai loro danni da Sogert per il recupero coattivo delle somme non versate?

fin qui le tre domande più importanti che emergono dal manifesto di Eugenia D’Angelo e che CasertaCe sintetizza adoperando il metodo dei quesiti. Fatte le domande, si può cominciare anche ad argomentare, a spiegare l’etichetta di “supercazzola” che abbiamo, fino ad ora, attribuito, con prosa sbrigativa, alle parole di utilizzate dal sindaco Golia su questa vicenda.

Nella “supercazzola” in questione, il sindaco Golia ha aperto alla rateizzazione. Ora, non possiamo non segnalare al primo cittadino che si rateizza quando, tra creditore e debitore, cioè tra il comune e il contribuente moroso, si determina un’intesa che incamera in sè il presupposto di un riconoscimento delle reciproche ragioni: da una parte, il contribuente moroso riconosce di essere tale, di essere in difetto, di non aver pagato; dall’altra parte il creditore, assumendo in sè questo atto di riconoscimento del contribuente, gli garantisce, ovviamente se richiesta, una rateizzazione che può rendere il ritorno in bonis del cittadino debitore, più graduale e addirittura semplicemente accessibile, possibile, visto e considerato che senza rateizzazione, quella somma non potrebbe mai essere versata dal debitore.

Ma questo che c’azzecca con il pignoramento brutale, diretto, che colpisce i risparmi familiari dei contribuenti e che avviene senza preavviso, senza una ingiunzione formale la quale, sicuramente metterebbe sull’avviso chi deve pagare, ma non ha un’alternativa in uno stato di diritto, visto che il blitz sul conto e senza preavviso non appartiene ai fondamenti di uno stato di diritto e soprattutto non consente nemmeno di abbozzare una procedura di riconoscimento della facilitazione costituita dalla rateizzazione del debito. 

Torniamo alle domande. Stavolta, però, lo facciamo in termini chiaramente retorici, dato che il quesito, la proposizione interrogativa, contiene in sè anche la risposta.

Si può procedere (proviamo ad affrontare la questione in termini più generali, attinenti ai fondamenti del diritto) a un pignoramento su un bene mobile per recuperare i corrispettivi, frutto di inadempienze fiscali, senza procedere alla notifica formale della cartella, contenente gli importi dettagliati e agevolmente leggibili, ripartiti tra somme riguardanti i ruoli ordinari, puri e semplici, le more e gli interessi?

No, non si può. Però, detto questo, magari la D’Angelo si è sbagliata a denunciare ciò che ha denunciato. Ma se si è sbagliata, la Sogert, il sindaco Alfonso Golia, l’assessore Francesca Sagliocco (su cui, ripetiamo, per il momento nulla aggiungiamo rispetto a possibili, potenziali conflitti di interesse familiari, dei quali ci siamo già occupati in passato), gli ultimi due custodi e dunque soggetti di diritto rispetto alla concessione conquistata, nel luglio 2020, dall’azienda di Grumo Nevano, a seguito della già citata gara, devono rispondere alle domande, formulate in questo articolo.

Lo devono fare senza divagare, senza ciurlare nel manico, senza alzare cortine fumogene, senza rispondere alle domande nostre e della D’Angelo con altre domande. Solo così potranno dimostrare, prima di tutto la loro buona fede, ed eventualmente l’errore di valutazione, la cantonata presa dalla consigliera comunale Eugenia D’Angelo e, a questo punto, anche da noi di CasertaCe che, con questo articolo, almeno in parte, abbiamo fatte nostre le tesi esposte nel manifesto, concedendo alle stesse solo un minimo spazio di confutabilità, con la speranza che stavolta ci siano risposte chiare e perfettamente a tono.