AVERSA. Se vuole Dio, il tormentone Alfonso Oliva è finito. Pare “sia andato” con Zannini, ossia nel suo habitat naturale

10 Aprile 2024 - 18:54

Si dice che abbia chiuso l’accordo e noi facciamo i debiti scongiuri perché sia veramente così.

AVERSA (g.g.) Se vuole Iddio, si è chiuso questo tormentone di Alfonso Oliva, perché, francamente, se uno come lui, sia detto con rispetto della persona, è diventato un fattore nodale della politica aversana, vuol dire proprio che la città normanna è ormai appollaiata ai proverbiali “piedi di Pilato”.

Noi, stamattina, in una rapida audio-conversazione whatsapp, gli abbiamo caldamente consigliato di andarsene con Giovanni Zannini. Ma non per qualche motivo particolare, legato a già note e strutturate prospettive politiche che francamente non ci sono o non sono ancora note o a vicende di incarichi negli enti di sottogoverno, che, per giunta, Oliva ha già incassato nei mesi scorsi dallo Zannini, ma per una motivazione più seria. Di tipo biologico: un similes cum similibus, uno come Zannini e uno come Oliva, infatti, sono nati per intendersi. Parlano la stessa lingua e, ad un livello sicuramente più basso di quello che abbiamo tracciato nella declinazione del rapporto tra lo stesso Zannini e Stefano Graziano, si capiscono al volo perché entrambi considerano la politica uno strumento di valida promozione dei propri interessi economici e professionali. Per carità, non sono né i primi e non saranno gli ultimi a fare questo. Ma ogni altra collocazione di Oliva avrebbe costituito una forzatura, in quanto l’esponente, o ex esponente, di Fratelli d’Italia farebbe fatica a discutere con altri interlocutori.

Il suo habitat naturale è una tavola di un ristorante, e molto presto succederà, in cui lui siede insieme allo Zannini, insieme a Giovanni Innocenti, insieme ad Olga Diana, insieme al papà della medesima, Antonio Diana, insieme a Luciano e Francesco Sagliocco, a qualche Spezzaferri sfuso, magari insieme ad un Marco Villano, che Oliva ha fatto molto male ad attaccare negli anni scorsi, perché uno con la mentalità e con l’ostentazione di prassi come è Marco Villano lo possiamo attaccare noi, non certo Alfonso Oliva. E perché no, sempre attorno alla stessa tavola imbandita di ogni ben di Dio gastronomico, pardon, enogastronomico potrebbe sedere anche Francesco Matacena, candidato sindaco che, come Oliva, seppure con un aplomb diverso, con un portamento non dinoccolato, con qualche abito di migliore sartoria, è un “testa di legno”, sia detto, anche in questo caso, nel rispetto della persona che non conosciamo e non discutiamo, all’Ordine dei commercialisti e “testa di legno” sarebbe da sindaco di Aversa.

Se vuole Dio non dovremo occuparci più di quello che pensa o di quello che fa Alfonso Oliva. Magari questa coalizione informe, magmatica, totalmente impolitica, comandata prima di tutto da Zannini e poi, in subordine, da Stefano Graziano, le elezioni le vincerà pure, ma andrà a fare quello che l’amministrazione comunale capitanata da Alfonso Golia, letteralmente distruttosi nella tenaglia Zannini-Graziano, ha attuato dal ribaltone in poi. Altro non sono in grado di fare e neppure lo vogliono fare, perché per loro la politica è una fiera campionaria, non un servizio reso al popolo che, magari, ancora una volta, confermerà, da parte sua, di essere anche peggiore di chi lo rappresenta.