AVERSA. Tra azzeramento e rimpasto dei desaparecidos. Alfonso Golia sul filo del precipizio. Tra le brame di Marco Villano e i malumori dei dissidenti

12 Novembre 2020 - 12:51

Il primo cittadino propende per un rimpasto orientando le sue attenzioni soprattutto sull’urbanistica, i servizi sociali, cultura, spettacolo, sport

 

AVERSA(g.g.) Facciamo un pò di ordine tra le tante cose che si sono scritte, in questi giorni, sulla situazione politica che determina automaticamente la qualità dell’azione di governo nella città di Aversa. Proviamo ad essere asciutti e schematici: Stefano Graziano, nonostante la sua mancata elezione al consiglio regionale, mantiene ancora il controllo politico di quattro consiglieri, che sono Marco Villano, Erika Alma, compagna del sindaco di Cesa Enzo Guida, Pasquale Fiorenzano e Marco Girone. Questi, ovviamente nel rispetto sacrale del rituale che potremmo definire “dell’irresistibile e inconfessabile voglia di…“, chiedono un azzeramento completo della giunta, utilizzando ovviamente la solita foglia di fico, le solite parole d’ordine del rilancio dell’azione amministrativa, delle fasi due, tre, 45, 66 e via discorrendo, uniche cose a cui sarebbero interessati perchè, per amor di Dio, loro alle poltrone non ci pensano proprio, anzi per dirla alla Mughini, le aborrono considerandole cosa volgare per arrampicatori sociali. Ovviamente la realtà disegna uno scenario fisicamente contrario.

La parte inconfessabile che poi tutti conoscono, e ciò vale anche in tante altre circostanze simili a questa che si sviluppano in tutti i comuni della nostra provincia, riguarda la necessità di sgomberare il campo, da tutte le sedie oggi occupate in giunta comunale, di liberare tutte le caselle e tutte le deleghe affinchè la scelta di rappresentanza che i 4 consiglieri chiedono, non sia determinata da una situazione di fatto che porti, per esempio, il Marco Villano, che affronta, dopo la mancata rielezione di Graziano, l’obiettivo, il praticissimo, concretissimo problema di un suo riposizionamento professionale, altro che idee e vera politica.

I tempi, infatti sono quelli che sono e la mancata conferma di Stefano Graziano in consiglio regionale ha fatto sfumare anche il suo ottimo posto di staff, ricoperto per anni nella segreteria dell’ex consigliere regionale teverolese che non lo potrà neppure ripescare, aggregandolo magari allo zio, perchè anche lui, cioè Nicola Marrazzo, ha subito una solenne e clamorosa trombatura il 20 e il 21 settembre scorsi, come ben conoscono i lettori di questo giornale.

Proprio perchè Villano ha già un cursus di poltronista mica da ridere, non può certo accontentarsi di entrare, non solo per raccogliere quel poco o quel molto (dipende dai punti di vista) che la carica di assessore gli permetterebbe di incassare a fine mese, ma anche e soprattutto per andare ad occupare una poltrona che conta, ad alto peso specifico che gli consenta, come dicono i politicanti di professione, di “fare politica“, farla alla maniera casertana, alla maniera aversana, alla maniera campana, cioè utilizzando la carica per accrescere la propria forza elettorale, il proprio pacchetto di voti, il proprio potere contrattuale, da spendere ai vari tavoli di quelle spartizioni che non riguardano mai l’occupazione di poltrone morali, ma sempre e comunque di poltrone che, direttamente o indirettamente, permettono, a chi le occupa, di campare e di campare alla grande, per intenderci, di assistere felici ad un significativo incremento del proprio conto corrente bancario.

Per carità, ripetiamo, Marco Villano, Fiorenzano, Erika Alma e Girone non sono nè i primi e sicuramente non saranno gli ultimi a ragionare in questi termini. Una certa politica campana e meridionale non l’hanno certo inventata loro e se ne posseggono il corredo genetico non gli si può certo appioppare una colpa specifica, ad personam. E’ vero che nella loro posizione esiste anche una sorta di substrato emotivo trasmessogli dallo stesso Stefano Graziano, il quale a più persone ha detto che il sindaco Alfonso Golia, invece di fare campagna elettorale per lui, se n’è andato al mare, senza considerare che un’esposizione a corpo morto nella citata campagna elettorale delle regionali, nel segno di Stefano Graziano avrebbe probabilmente comportato oggi una decisione drastica da parte di un rafforzatissimo Gennaro Oliviero, il quale avrebbe sicuramente trovato buoni argomenti, buoni ristori (perché oggi da presidente del consiglio regionale è pienamente in grado di creare certe condizioni), per convincere i 5 consiglieri a lui collegati che pure sono fatti di carne e di ossa e qui, nella nostra politica o presunta tale si sono allevati e l’altra consigliera Dello Iacono che collega le sue mosse alle direttive di Nicola Caputo, allo stato in buonissimi rapporti con Oliviero, ad andare dal notaio insieme alla minoranza e a decretare la fine precocissima dell’esperienza amministrativa di questo sindaco.

La crisi della maggioranza, già esplosa al tempo dell’Aventino dei 6 consiglieri comunali, degli appena citati cinque più uno di Oliviero e Caputo, si è sensibilmente aggravata negli ultimi giorni. Perchè, se da un lato ci sono le pretese dei 4 di Stefano Graziano, dall’altro il primo cittadino ha sempre l’opzione di un possibile e meno rischioso riallacciamento del dialogo con i 6 dissidenti. In questo caso, basterebbe un rimpasto e non un totale azzeramento. Al riguardo, ci sono degli assessori che se comparissero nella lista dei desaparecidos delle mamme di Plaza De Mayo, non susciterebbero alcuno stupore in chi, di questa notizia, venisse a conoscenza.

Noi, onestamente, abbiamo dovuto domandare, perchè i nomi non ce li ricordavamo proprio. Ci dicono che in giunta ci sia una che di cognome fa Giovene di Girasole, che ricopre la carica di assessore all’Urbanistica. Se c’è, nessuno se n’è accorto. Allo sport, cultura, grandi eventi (ci accontenteremmo anche di piccoli eventi) c’è una Melillo che non sappiamo se sia una parente del procuratore della repubblica di Napoli o magari, andando un pò indietro nel tempo, di un grande professore di diritto romano dell’università Federico II Generoso Melillo, ai servizi sociali Tarantino. Insomma, Giovene di Girasole desaparecida; Melillo desaparecida; Tarantino desaparecido.

Indubbiamente non è semplice la condizione in cui il sindaco versa. Dovrebbe trovare un punto di equilibrio in grado di accontentare tutti i 10 consiglieri comunali a partire da quelli di Oliviero e Caputo, già portatisi avanti con il lavoro da diversi mesi e con quelli di Graziano che scalciano dal minuto successivo all’esito delle elezioni regionali, per realizzare un’operazione così complicata, occorre una condizione, che potremmo meglio definire un requisito necessario ed indispensabile: un sindaco che promani leadership.

E la leadership, sovrastruttura mirata e selezionata del carisma umano, purtroppo per Alfonso Golia, non è che ti arriva addosso se tu te l’autocertifichi, campando ancora di rendita su quel 60 e passa per cento ottenuto alle elezioni comunali, combattendo però in pratica contro nessuno. La leadership, e questo rappresenta un problema serio per chi la brama, non la compri, non te la appicchi addosso perchè così vuoi intensamente, ma te la può dare solo il popolo. Il popolo della strada, oggi ancor di più, il popolo dei social. Uno, più si sbatte, si arrovella mettendo se stesso ogni mezz’ora, magari dietro ad una webcam, e peggio è, in quanto valorizza il proprio anti carisma. La leadership, invece, è un profumo e un qualcosa che non può essere codificato attraverso grandezze razionali.

Giusto per nobilitare un poco il discorso, il gigante Winston Churchill, nella sua mastodontica opera storico-letteraria sulla Seconda Guerra Mondiale, ha parlato più volte dei suoi incontri con quello che definiva zio Joe, cioè con Iosif Stalin. Churchill lo considerava un pericoloso criminale e ne era impaurito, infastidito, in quanto da grande leader dei Tories conservatori, aveva sullo stomaco tutti i comunisti che all’epoca volevano fare la rivoluzione e non i disegnini mistici. Eppure, Churchill non ha potuto non ammettere più volte che al cospetto di Stalin, lui rimaneva quasi incantato, avvinto, rapito da una leadership, da una capacità di riempire la scena che poi appartiene solo a pochi personaggi della storia e non a tutti, non ai tanti che pure hanno ricoperto ruoli fondamentali ma che comunque non hanno ricevuto, solamente per questo motivo, in dono, dalla natura, il bonus del carisma e della leadership, che prescinde e comunque è infisso a monte e non a valle di una grande carriera in politica o in qualsiasi altro settore delle professioni.

Cosa succederà ad Aversa? Chi lo sa. La strada del rimpasto sembra essere quella in grado di offrire ad Alfonso Golia maggiori garanzie di sopravvivenza, utilizzando magari anche i voti, sempre a disposizione, ma che comunque costano (e non per dire), dei due consiglieri targati Zannini, cioè l’ex leghista Olga Diana e soprattutto quel gran furbone di Giovanni Innocenti che dopo essersi preso il posto di lavoro al Consorzio Idrico, si è messo a fare il soldato del neo presidente della commissione Ambiente del consiglio regionale e lo farà fin quando sarà consapevole che lo Zannini è in auge, neanche, ovviamente un minuto di più.

L’azzeramento rappresenterebbe invece, il classico salto nel buio. A quel punto, le richieste si moltiplicherebbero ma soprattutto irromperebbero sulla scena anche i veti incrociati sulle deleghe e sulle diverse potestà che oggi Alfonso Golia, che in un anno e mezzo ha depauperato tutto il vantaggio in termini di poteri contrattuali nei confronti della sua rissosa maggioranza, non può più pensare di imporre, indebolito com’è, ai suoi consiglieri.