ESCLUSIVA 11:30. Brutte notizie per Stefano Graziano: la commissione nazionale di garanzia annulla la convocazione dell’assemblea regionale. Il PD va verso il commissariamento

7 Aprile 2022 - 10:51

Accolto il ricorso firmato da Gennaro Oliviero, Umberto Del Basso De Caro, Camilla Sgambato ed altri. Il politico teverolese, il governatore De Luca e il figlio di questi Piero, avrebbero voluto una conta selvaggia, avvicinando magari delegato per delegato. Ma a tanto Enrico Letta, evidentemente, non vuole arrivare dopo la dura lettera scrittagli dai professori e da altri intellettuali e dopo che al Comune di Napoli si è insediato un sindaco in grado di costituire attorno a sé un’alternativa ai metodi di potere esercitati da De Luca e di cui Stefano Graziano che non a caso ultimamente si è alleato con Zannini, è parte integrante

 

 

CASERTA (G.G.) – Diventa in salita il percorso di Stefano Graziano, che – com’è noto – sta facendo il diavolo a quattro per diventare segretario regionale del Partito Democratico (CLICCA E LEGGI).
Dopo che la commissione di garanzia regionale, attivata da un ricorso proposto dalle componenti rappresentate localmente da Gennaro Oliviero, Umberto Del Basso De Caro, ci dicono anche Teresa Armato, ha annullato la procedura di convocazione attivata dalla presidenza dell’assemblea regionale, pochi minuti fa è arrivata anche la notizia della bocciatura definitiva da parte della commissione nazionale.

Nei giorni scorsi, l’europarlamentare Andrea Cozzolino aveva svolto una esplorazione sulle diverse posizioni contrapposte per verificare, in nome e per conto di Enrico Letta, se risultasse possibile rimuovere il muro che separava le due parti in causa, rilevando però che al di là dei numeri più o meno legali, più o meno risicati dell’assemblea, quella di Stefano Graziano costituiva una candidatura divisiva.

Ciò perché Graziano resta pur sempre un capocorrente, uno troppo gradito a Vincenzo De Luca in una regione in cui ambienti autorevoli del PD, a partire dagli intellettuali che hanno firmato la famosa lettera indirizzata al segretario Letta, la quale coinvolge politicamente anche l’area che si colloca attorno al neosindaco di Napoli Gaetano Manfredi, hanno espresso posizioni critiche molto dure sul modello di gestione interpretato dal governatore e dalla sua famiglia, un modello di cui Stefano Graziano è parte integrante così come ha ampiamente dimostrato, negli ultimi anni, collegando la sua sorte politica a potentati economici a dir poco chiacchierati, a partire dai “celeberrimi” Canciello in stretta unione con la presidente dell’Asi Raffaela Pignetti, che di conflitti è riuscita a crearne anche più di uno al giorno.

Con queste premesse, l’unica strada che Graziano ha a disposizione è quella della conta brutale, selvaggia, dei voti in assemblea, da compulsare con l’aiuto di De Luca e soprattutto del figlio Piero De Luca, attraverso sistemi di reclutamento che non potrebbero non essere quelli targati De Luca e fortemente criticati nella lettera a cui abbiamo ampiamente fatto cenno.
Il politico teverolese contava molto sull’appoggio del segretario nazionale Enrico Letta, ritenendo probabilmente a ragione, perché sicuramente lo conosce meglio di noi, che questi, a un anno dalle elezioni politiche, fosse disponibile a spaccare in due il partito, preferendo la comodità di un controllo deluchiano dello stesso.

La decisione presa dalla commissione di garanzia fa capire, invece, che pur avendo fatto il tifo per Graziano nel corso delle ultime settimane, il segretario nazionale ha compreso che la sua sarebbe una opzione altamente divisiva, che innalzerebbe il livello della tensione tra le diverse componenti, dato che è del tutto evidente l’intenzione di Graziano di forzare la mano, rovesciando (con quello che sarebbe a tutti gli effetti un colpo di mano) il rapporto di forza uscito fuori dall’urna delle ultime elezioni regionali e garantendosi, dunque, una candidatura comoda, magari a capolista, in un collegio plurinominale, ad elezione garantita.

A questo punto, pur assumendo tutte le cautele del caso, perché con questi del Pd (che hanno anche il problema di dover ammantare di legalità politica certi processi gestiti invece a furia di furbizie e colpi bassi) non si può mai sapere, la soluzione più probabile sembra essere quella di un commissariamento e dunque di una avocazione romana di tutto quello che ci sarà da decidere sulle candidature dell’anno prossimo, che poi è la vera partita in corso, il vero motivo di tutto questo rotear di spade.

 

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DELIBERA DELLA COMMISSIONE NAZIONALE DI GARANZIA: Delibera n. 07- 2022 – su richiesta CRG CAMPANIA come da delibera 33 del 6 aprile