Bulimia Zannini, il mondragonese piazza un uomo di Massimo Russo alla presidenza di Terra di Lavoro. Vito Marotta scontento. Gli altri due nomi sono…

13 Maggio 2022 - 17:43

Una vicenda che potrebbe creare nuove tensioni anche all’interno del gruppo Insieme per Caserta nel consiglio comunale del capoluogo

 

 

CASERTA/MONDRAGONE – Nel giorno in cui abbiamo pubblicato il documento dei cinque consiglieri provinciali del gruppo dei Moderati Vito Marotta, Olga Diana, Massimo Russo, Pasquale Crisci e Michele Falco, vi abbiamo anche associato qualche istruzione per l’uso della notizia, non potendo noi dedicarci più di tanto al suo approfondimento.

Scrivemmo che la prima cosa che una persona deve fare quando legge un comunicato scritto da un politico, è quella di diffidarne.

Diffidarne in linea generale, mentre è ben autorizzato a ritenere che i contenuti che lo costituiscono non abbiano nulla a che vedere con i veri motivi ispiratori, che in realità appartengono alla volontà di giocare partite su tavoli assolutamente distanti da quelli che apparentemente sembrano evidenti nel comunicato.

Se poi, sempre il comunicato, è redatto e firmato da politici che operano nell’area del consigliere regionale mondragonese Giovanni Zannini, allora occorre andare anche al di là di queste categorie valutative, interessando nel ragionamento le scienze che si occupano e studiano i peggiori comportamenti di chi la politica la fa in un certo modo e per un certo motivo.

Noi, dunque, non avevamo creduto a una sillaba di quel comunicato.

È bastato domandare un po’ in giro e ne abbiamo avuta piena conferma, anche se di conferme non avevamo bisogno. Trattasi di una vicenda relativa alle poltrone.

Giovanni Zannini e Massimo Russo, trapiantato a Caserta, con interessi professionali nel capoluogo, sono concittadini, visto che Russo è un mondragonese doc.

Il suo agire ci induce ad affermare che la decisione di Zannini di scendere in campo in politica abbia rappresentato una sorta di compimento biblico, di un avvento atteso, agognato, sognato. Massimo Russo fa politica da prima di quando l’ha cominciata a fare Zannini, ma esisteva una sorta di latenza messianica che ci induce ad affermare che Russo attendesse solo quel momento. Sono fatti l’uno per l’altro.

L’anima e il cuore del grande Lucio Dalla ci perdoneranno, d’altronde lui era un tipo molto spiritoso e ironico, ma a Massimo Russo e Zannini si adattano benissimo i versi di una grande canzone del cantautore bolognese: “Vorrei essere i vestiti che indosserai, l’acqua della doccia che farai, le lenzuola del letto dove dormirai, il motore della tua macchina, l’anello che porterai, la spiaggia dove camminerai e l’uccello che accarezzerai”, e nessuno si permetta di fare battute davanti all’arte sublime di un poeta come Lucio Dalla.

Sono un po’ questi i pensieri che immaginiamo abitino la testa di Massimo Russo. Affini, troppo affini, pedissequamente associati ad un metodo della conquista del consenso elettorale.

È nell’ordine naturale delle cose che Russo veda in Zannini una sorta di guida, di punto di riferimento, uno capace di trasformare in voti tutto quello che tocca fino ad arrivare ai 21mila conquistati alle Regionali del 2020.

Il consigliere regionale, in cambio di tanta devozione, aveva garantito a Massimo Russo una nomina importante tra quelle operabili dal presidente della Provincia Giorgio Magliocca, divenuto poco più o poco meno un suo vassallo.

Il problema è che quando Massimo Russo ha chiesto la presidenza dell’Agis, l’Agenzia per la gestione degli impianti sportivi, Magliocca gli ha risposto: Tu e Zannini toglietemi tutto, oltre a quel che avete già preso, ma l’Agis no. Lì c’è il mio amico del cuore Peppe Guida, il sindaco di Arienzo, e dovrete passare sul mio corpo.

Risultato: i consiglieri provinciali hanno cominciato a rumoreggiare e, dopo il rumoreggiamento, è uscito fuori il comunicato che traveste con i panni dei massimi sistemi il minimo del minimo di una mera questione poltronara.

Zannini è intervenuto non per trovare un punto di equilibrio tra le esigenze e le richieste di ognuno dei cinque consiglieri provinciali, ma avendo in testa solo di chiudere la faccenda in modo che questa desse soddisfazione a Massimo Russo, divenuto un suo pupillo, senza curarsi minimamente delle ragioni di rappresentanza del gruppo politico Insieme per Caserta, che dà corpo al gruppo consiliare del comune capoluogo, a cui anche Zannini ha contribuito, seppur in misura non molto rilevante, salvo poi cominciare un’azione di logoramento, visto e considerato che Massimo Russo oggi risponde a lui e non più a chi Insieme per Caserta ha costituito.

Questo l’hanno capito Vito Marotta, di gran lunga il consigliere provinciale di maggior peso specifico, trattandosi del sindaco di San Nicola la Strada, il quale ha alzato le mani ma senza accettare quella che appare una vera e propria imposizione rispetto ad un’idea di equilibrio che immaginava un nome da indicare sull’asse Caserta-San Nicola non ascrivibile direttamente a Zannini, alla cui bottega Massimo Russo si è decisamente associato.

Il consigliere regionale, da parte sua, ritiene di poter pacificare tutti attraverso un’altra iniezione di posti e assunzioni compulsive da offrire agli altri consiglieri provinciali in modo che questi rientrino su posizioni più ortodosse.

Comunque, allo stato delle cose, Massimo Russo indicherà il nome del nuovo presidente di Terra di Lavoro Spa, quell’altro orrendo carrozzone da noi raccontato in centinaia di articoli, che nessuno ci ha dato mai la soddisfazione presentando, per esempio, una querela ai nostri danni, di portare all’attenzione dell’autorità giudiziaria.

Il nome caldo è quello di un commercialista di zona Centurano, Piergiuseppe Cicia, vicepresidente dell’Ordine dei Commercialisti di Caserta, soggetto che non mancheremo, nei prossimi giorni, di declinare nella sua relazionabilità a Massimo Russo e agli interessi politico-economici che a questi attengono.

Il secondo nome è una vecchia conoscenza della politica dell’agro aversano. Trattasi dell’ex sindaco di Villa di Briano Dionigi Magliulo, che ad occhio e croce dovrebbe essere stato indicato dall’assessore regionale Nicola Caputo, a cui ha fatto sempre riferimento, con l’avallo del consigliere regionale maddalonese Enzo Santangelo.

Dionigi Magliulo è un politico come ce ne sono tanti altri in questa provincia.

Ha avuto e forse ha ancora qualche problema familiare con il fratello, inquisito a suo tempo per camorra, ma mo’ che facciamo, ci mettiamo a spaccare il capello visto che in questa terra ne succedono di cotte e di crude, ben peggiori di questa?

Il terzo nome sarebbe espresso dalla consigliera regionale del mastelliano Noi di Centro Maria Luigia Iodice, che andrebbe a rispolverare e a rimettere in circolo la maddalonese Filomena Letizia, medico massimalista al pari della Iodice, in passato impegnata nell’Udc di Zinzi e poi in Fratelli d’Italia, con cui si è candidata alle ultime elezioni europee, salvo transitare oggi nel centrosinistra, che la utilizzerebbe come propria rappresentante nell’ultimo degli enti strumentali ancora da depredare, in una operazione di occupazione delle poltrone iniziata sin da dicembre con la vicenda Gisec, senza precedenti per intensità e per le cooptazioni a freddo attuate in un lasso di tempo brevissimo.