CAMORRA E SERVIZI SOCIALI. La Dda: “Ecco come il clan dei casalesi interagiva con Capriglione per i super appalti”. Indagata la consulente dell’assessora regionale Lucia Fortini

13 Dicembre 2021 - 17:52

Dopo aver scritto i primi tre articoli estrapolando alcuni concetti dal decreto di perquisizione, ordinato dai magistrati dell’antimafia ed eseguito venerdì mattina, cominciamo ad affrontare con modalità sistemiche e organiche il contenuto di questi provvedimenti, partendo dall’inizio, cioè dal consorzio Agape, dall’interdittiva antimafia, da Nestore per arrivare ad Eufrasia Del Vecchio, al cognato Maurizio Zippo e all’ex consigliere comunale di San Cipriano Orlando Diana. L’ex moglie di Lagravanese in simbiosi con l’assessora più vicina al governatore Vincenzo De Luca

 

CASERTA(g.g.) Venerdì scorso, 10 dicembre, sono scattate le perquisizioni, operate dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 20 indagati in una inchiesta che focalizza la propria attenzione sull’attività di alcuni centri del grande potere economico che hanno monopolizzato negli ultimi anni gli affidamenti più lucrosi in materia di servizi sociali, aggiudicandosi, in maniera equivoca e discutibilissima, gare bandite da comuni e da due aziende sanitarie locali, quella di Caserta e la Napoli 2.

Da venerdì in poi, CasertaCe ha svolto quella che si diverte, attraverso una metafora, a definire attività di “primo intervento”. Da venerdì ad oggi, in pratica ci siamo limitati a focalizzare i personaggi più noti, quelli su cui si addensano le accuse più gravi ed estrapolando le stesse dal contesto generale, abbiamo fornito le notizie sicuramente più significative, quelle più virali anche per i tantissimi lettori, i quali usufruiscono dell’informazione con la modalità usa e getta.

Ma la contestualizzazione, l’incastro dei singoli episodi contestati a Pasquale Capriglione, a Luigi Lagravanese, al sindaco di Sparanise Salvatore Martiello, vanno trattati anche e soprattutto con metodo logico, sottolineando la loro incidenza in un contesto generale, in un contesto più ampio, com’è quello già descritto nelle 14 pagine dei decreti di perquisizione, ordinati dalla Dda.

Come abbiamo appena scritto, sono sicuramente Pasquale Capriglione e Luigi Lagravanese gli elementi catalizzatori di tutta l’attività finalizzata a ottenere, senza avere il problema di aggiudicarsi gare regolari, ricchissimi affidamenti nell’erogazione dei servizi sociali.

Pasquale Capriglione e Luigi Lagravanese hanno intrattenuto, per anni, un rapporto strettissimo, stabilendo un vero e proprio sodalizio economico, sotto le insegne del consorzio Agape. E da lì parte anche la prospettazione delle accuse da parte della Dda: “La Agape Service – scrivono i pm della Dda – era stata al centro di indagini da parte di questo ufficio che avevano portato, oltre che all’emissione di provvedimenti cautelari a carico di alcuni soggetti tra i quali Lagravanese Luigi, anche di un’interdittiva antimafia. Dagli accertamenti effettuati risultava una sorprendente coincidenza temporale tra le indagini svolte in passato dalla Dda e la creazione della coopertaiva riconducibile a Del Vecchio Eufrasia. Più in generale emergeva che numerosi soggetti già presenti nella gestione delle coopative riconducibili al consorzio Agape erano coinvolti nella gestione di cooperative oggetto delle indagini di cui al presente procedimento penale. Tra questi particolare rilevanza assumeva la figura di Capriglione Pasquale.”

“Il collegamento dell’associazione per delinquere con il clan dei casalesi è particolarmente strutturato anche per i rapporti che con esso hanno avuto nel tempo Lagravanese e Capriglione Pasquale; legati alla dazione Schiavone, sia attraverso il consorzio di coope sociali denominato Agape, soggetto economico di rifeimento del clan desettore, sia attarverso Agape Service”.

In poche parole, il consorzio Agape è un soggetto giuridico ed economico in cui il rapporto tra Luigi Lagravanese che per la Dda è legato a doppio filo al clan dei casalesi e Pasquale Capriglione, è ufficiale, è manifesto. Su questa relazione o meglio su questo stadio della relazione tra i due, noi di CasertaCe possiamo dare noi un’informazione più specifica. Notizie che il decreto di perquisizione non contiene: succede infatti, che il consorzio Agape ottenga dal Tar la revoca dell’interdittiva antimafia, a cui fa riferimento il testo del provvedimento giudiziario. Diciamo che in quel periodo Pasquale Capriglione tende ad avvalorare l’idea che lui sia vittima e non beneficiario delle relazioni improprie di Lagravanese. Fatto sta che, nonostante l’esito positivo del ricorso al Tar, il consorzio Agape si scioglie, scompare.

Chi ha conosciuto bene le cose di quel tempo, sa che ormai si trattava di un soggetto economico decotto, pieno di debiti e di guai, tra cui il più “guaio tra i guai” era rapresentato dall’ormai granitica convinzione della Dda, non a caso espressa anche in questo provvedimento, che il Consorzio Agape fosse lo strumento principale, anzi fondamentale, attraverso cui il clan dei casalesi gestiva e spartiva l’enorme torta dei proventi legati alle attività affidate a privati dagli enti pubblici.

Per cui, nel momento dello scioglimento, della cancellazione, Lagravanese e Capriglione ottengono due risultati: si liberano sostanzialmente di molte obbligazioni economiche, ma soprattutto sviluppano una formalizzazione, un’ufficializzazione di segno uguale e contrario rispetto a quella sancita dalle visure di Agape. In pratica, ufficializzano la loro separazione e il fatto che, sulla carta, ognuno dei due andrà per la sua strada.

Noi di CasertaCe abbiamo sempre sostenuto che questo fosse solo un espediente. Naturalmente, l’abbiamo sostenuto per anni, in splendida solitudine.

Leggete un pò, invece, cosa scrive oggi la Dda in proposito: “Dalle attività di intercettazione e dai riscontri compiuti dalla polizia giudiziaria delegata emerge, dunque, come successivamente allo scioglimento di Agape consorzio di cooperative sociali e di Agape Service, che operava sociale e socio sanitario, gli indagati abbiano sostanzialmente proseguito nello svolgimento delle medesime attività sotto una nuova veste al fine di vanificare gli effetti dell’interdittiva antimafia emessa dei confronti del consorzio Agape”.

E qui, aggiungiamo noi, perchè agli ottimi magistrati della Dda non fanno menzione di un altro passaggio amministrativo che a CasertaCe non sfuggì al tempo e che mettiamo a disposizione dei nostri lettori, ad integrazione del decreto di perquisizione. La Dda, al tempo, era convinta che la relazione tra Lagravanese e Capriglione, nonostante la sparizione del consorzio Agape, fosse ancora pienamente in vita. Non è un caso che un’altra interdittiva antimafia, a quel tempo si definivano atipiche, andò a colpire il consorzio fondato dallo stesso Capriglione, il quale evidentemente deve avere in famiglia qualche appassionato dell’epica leggendaria greca, visto che lo chiamò Nestore. Anche in quel caso, e lo ricordiamo bene, l’abilità professionale di un noto avvocato amministrativista riuscì a tirar fuori dai guai Pasquale Capriglione, ottenendo dal Tar una revoca del provvedimento di interdittiva.

In questa storia, e per oggi ci fermiamo qui, ma di cose da scrivere e da raccontare ne abbiamo tante altre, ci sono i protagonisti principali, i co-protagonisti e i comprimari. Della prima di queste categorie non fanno parte solamente Luigi Lagravanese e Capriglione, visto e considerato che si muove a strettissimo contatto con essi Sofia Flauto, residente ad Aversa, nome conosciutissimo nel settore dei servizi sociali e già moglie proprio di Luigi Lagravanese.

Sofia Flauto, su cui gravano pesantissime accusa da parte della Dda che le contesta anche il reato di aver favorito il clan dei casalesi, oggi, a quanto ci risulta, svolge la funzione di consulente nello staff dell’assessore alla pubblica istruzione e ai servizi sociali della Regione Campania, la iper-deluchiana Lucia Fortini. Co-protagonista con ruolo però importante è anche Eufrasia Del Vecchio, sorella del boss del clan dei casalesi Carlino Del Vecchio, in carcere da una vita, con ergastolo da scontare per omicidio. I Del Vecchio sono imparentati con la famiglia Schiavone ed Eufrasia, che di professione fa la commercialista, segue le contabilità di ben 140 cooperative, oltre a svolgere un ruolo da protagonista nella gestione delle attività di assistenza dei minori a rischio o dei minori reduci da reclusioni all’interno delle strutture carcerarie under 18, così come abbiamo spiegato in almeno due articoli pubblicati al tempo in cui le sedi societarie della Del Vecchio furono oggetto di una pesante perquisizione, ordinata dall’allora pubblico ministero della Dda, Antonello Ardituro, poi passato ad altri uffici della procura della repubblica di Napoli.

Al riguardo, la Dda coglie con precisione il momento in cui, accantonato Agape, è proprio Eufrasia Del Vecchio a diventare un elemento organizzatore di un sistema garantito, presso il clan dei casalesi, da suo cognato Maurizio Zippo, marito della sorella Rosanna Del Vecchio e dall’ex consigliere comunale di San Cipriano d’Aversa, Orlando Diana, eletto, sempre secondo la Dda, grazie ai voti datigli dal boss Michele Zagaria.

Sono Zippo e Diana a organizzare tutta l’attività che consente, attraverso le molte infiltrazioni che il clan può vantare negli uffici di tanti comuni della provincia di Caserta, alle cooperative delle galassie, solo appartemente separate, di Pasquale Capriglione e di Luigi Lagravanese, di fare incetta di appalti e di affidamenti.

Uno dei passaggi sulla Del Vecchio, contenuto nel provvedimento di venerdì è il seguente: “Dagli accertamenti effettuati risultava una sorprendente coincidenza temporale tra le indagini svolte in passato dalla Dda (su Agape, n.d.d.) e la creazione della cooperativa riconducibile a Del Vecchio Eufrasia.”

Riconducibile fino a un certo punto, secondo noi, visto che quell’acronimo, EDV, è formato proprio dalle iniziali del nome e del cognome di questa signora che, avendo tali nobili ascendenze e ugualmente nobili consanguineità, sfoggiava direttamente, senza che ci fosse bisogno dunque di alcuna deduzione di riconducibilità, nella ragione sociale di questa cooperativa, le 100 palle di nobiltà della sua famiglia.

Domani ragioneremo un attimo sui due grandi appalti conquistati e di cui abbiamo già fatto cenno, da Capriglione e compagnia; uno all’Asl di Caserta, l’altro all’Asl Napoli 2 che fino a prova contraria, per pura coincidenza, sono proprio le due Asl che recentemente hanno assunto, nell’arco di pochi giorni, ben 4 componenti della famiglia Sagliocco-Spezzaferri di Aversa, chiaramente sostenute dal consigliere regionale Giovanni Zannini e anche dal governatore De Luca dato che, come abbiamo già scritto, è impensabile che i due direttori generali Ferdinando Russo e D’Amore potessero realizzare un’operazione così delicata e rischiosa senza una direttiva ricevuta dal governatore, dal figlio Piero, deputato e vice capogruppo alla Camera del Pd o dal vicepresidente della giunta regionale, l’onnipotente Fulvio Bonavitacola.