CAMORRA. Quando Ucciero padre e figlio picchiarono l’imprenditore “Ciccio” Oliviero davanti al bar Il Castello. Omertà stile Corleone

18 Luglio 2021 - 18:26

VILLA LITERNO – Difficile pensare che Francesco Oliviero, intraneo (suo figlio Michele ne detiene delle quote) alla Be.Ma. Srl, l’impresa che gestisce lo stoccaggio dei rifiuti in Villa Literno, insediatosi in quest’area delicatissima della Provincia di Caserta, in cui la densità criminale ha rappresentato un’emergenza epocale e dove, comunque il problema non si è certo estinto, sia un imprenditore normale.
Nel senso che abbia investito i suoi soldi aggiudicandosi delle commesse pubbliche in un Comune, così come sarebbe successo in qualsiasi altro Comune d’Italia, d’Europa o del mondo, nel caso in cui la citata offerta fosse stata quella più utile per gli interessi delle cittadinanze.

Per vivere imprenditorialmente, da quelle parti, bisogna avere “un fisico bestiale”.

Ma nel vero senso della parola, perché come emerge dallo stralcio della recente ordinanza che ha portato all’arresto, tra gli altri, anche del ras di Villa Literno Vincenzo Ucciero, l’imprenditore è stato colpito con violenza, prima con un pugno e poi schiaffeggiato, da due persone a bordo di una Fiat 600 chiara nei pressi del Bar Il Castello di Villa Literno, colpito prima dal passeggero dell’auto e poi in un secondo momento schiaffeggiato dal conducente scelto a sua volta dall’auto per abbordare Oliviero che procedeva in bicicletta.

L’aggressione è ripresa da un videocamera di sorveglianza del bar, ma essendo già sera le immagini non sono nitidissime.

Però ce ne sono altre, risalenti a qualche ora prima, in cui la stessa auto viene ben inquadrata e dunque identificata dai Carabinieri.

L’auto era stata rapinata ad una persona di Quarto nel settembre 2020 e due mesi dopo scorrazzava a Villa Literno nella disponibilità di Vincenzo Ucciero e di suo figlio Antonio.

Gli inquirenti hanno anche intercettato una conversazione tra i due il giorno 14 novembre 2020, solo otto mesi fa.

Nel momento in cui, presumibilmente, incrociano Oliviero, è Antonio Ucciero a prevedere un atto di violenza ai suoi danni.

Per cui l’accaduto diventa di per sé riscontro di questo proposito.

Poi c’è l’auto, che è proprio quella nella disponibilità degli Ucciero. Di qui l’iscrizione nel registro degli indagati e l’arresto scattato qualche settimana fa.

Particolare interessante: in un’altra conversazione intercettata, Vincenzo Ucciero si compiace, parlandone alla moglie Claudia Cassandro, del fatto che un tale Aniello, anche lui imprenditore di Villa Literno, avesse tenuto la bocca cucita, non facendo il suo nome al cospetto dei Carabinieri della Stazione di Villa Literno che l’avevano convocato. Il discorso scivola anche su un’altra persona di cui non viene fatto il nome, anche se è molto probabile che i coniugi si riferissero proprio a Francesco Oliviero. Parlano di una convocazione, sempre da parte dei Carabinieri, ma stavolta quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta (che hanno curato questa indagine) nella quale evidentemente – ma questo lo aggiungiamo noi – viene messo di fronte alle immagini che mostravano l’aggressione e le percosse da lui subite nei pressi del bar Il Castello.

Anche in questo caso, omertà totale, visto e considerato che, ovviamente dichiarando il falso, l’imprenditore dice di non aver riconosciuto i suoi aggressori. Eppure, uno di loro gli aveva chiesto – come emerge dal filmato: “Oi Cì, ma per il lavoro?”, dove Cì sta per Ciccio, classico diminutivo di Francesco.

Difficile pensare che tu non conosca uno che ti interpella in questo modo. Insomma, Francesco Oliviero ritorna dentro alle cronache dopo esserci già stato in un paio di occasioni (CLICCA QUI e QUI per approfondire).