IL NOME. CAMORRA. Confisca da 30 MILIONI all’imprenditore del pizzo vicino ai Belforte

25 Luglio 2024 - 11:52

MARCIANISE La Polizia di Stato di Caserta, la Direzione Investigativa Antimafia di Napoli e la Guardia di Finanza di Caserta stanno eseguendo un decreto di confisca beni emesso dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere – Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione.

La misura ablativa, adottata su proposta del Procuratore della Repubblica-DDA di Napoli, del Direttore della DIA e del Questore di Caserta, ha colpito l’ imprenditore Clemente Izzo, operante nel settore del cemento e della ristorazione del casertano contiguo all’organizzazione camorristica denominata clan “Belforte”, condannato in via definitiva per aver messo in piedi una strutturata modalità di riscossione del “pizzo” fondato su sovrafatturazioni che camuffavano il prezzo delle estorsioni corrisposto dai taglieggiati per “mettersi a posto”.

La confisca ha riguardato beni per un valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro: nel dettaglio si tratta di 2 interi compendi aziendali e quote di altrettante società, 62 beni immobili ubicati nelle province di Caserta, Benevento, Salerno e Parma (13 terreni, 14 abitazioni, 2 opifici industriali, 32 garage/magazzini ed 1 multiproprietà in costiera amalfitana), nonché 47 rapporti finanziari e 18 beni mobili registrati (2 autovetture e 16 mezzi industriali).

L’importante valore dei beni sottoposti a confisca, verrà tutelato attraverso l’amministrazione giudiziaria già disposta dal Tribunale di Santa Maria C.V. che ripone massima attenzione per questi aspetti. A tal fine, il Tribunale ha istituito un tavolo tecnico che ha deliberato linee guida per la gestione dei beni sequestrati e confiscati, volte a regolare la fase della procedura di prevenzione nella quale si esegue anche l’odierno provvedimento.

Il risultato sopra rappresentato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione dei patrimoni illecitamente acquisiti e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.

Il decreto eseguito è stato adottato nell’ambito della procedura per l’applicazione di una misura di prevenzione; trattasi di misura provvisoria, in attesa della decisione definitiva sui beni in confisca, avverso la quale i destinatari del provvedimento potranno avvalersi, eventualmente, dei mezzi di impugnazione previsti dalla legge.