CAMORRA & RFI. “Facevano affari con Sandokan”. Il pentito Mario Iavarazzo racconta di Nicola Schiavone Monaciello e del fratello Vincenzo
16 Maggio 2024 - 12:39
CASAL DI PRINCIPE – Qualche dichiarazione poco precisa, qualche non ricordo, ma buona parte dei collaboratori di giustizia sentiti ieri nel processo che vede al centro Nicola Schiavone O’Munaciello, il fratello Vincenzo e gli appalti di RFI interessati dall’infiltrazione del clan dei Casalesi hanno puntato il dito contro Dante Apicella.
Secondo le testimonianze raccontate in aula da Francesco Barbato, Francesco Della Corte, Mario Iavarazzo e Giuseppe Misso, Apicella era il collettore degli interessi imprenditoriali del clan Schiavone. Assenti, invece, riferimenti agli altri costruttori presenti nell’inchiesta e imputati.
Oltre che di Apicella, già condannato in primo grado nel rito abbreviato, si è parlato anche dei fratelli Schiavone.
A citarli nella sua testimonianza è stato Mario Iavarazzo. Il pentito ha spiegato che Nicola e Vincenzo Schiavone erano in affari con Francesco Schiavone Sandokan. Ma non solo, i due avrebbero partecipato anche a riunioni organizzative per la gestione degli appalti.
Nel collegio difensivo, tra gli avvocati impegnati, ci sono i legali Fabio Gatto, Umberto Del Basso De Caro, Mirella Baldascino, Alfonso Furgiuele, Mario Griffo, Ferdinando Letizia e Pasquale Diana.