CAMORRA & TELECOMUNICAZIONI. Appalti per le fibre ottiche. Ecco come la famiglia Iannone, vicina a Peppe Misso e a Giuseppe Caterino, è entrata nel cuore di Nicola Schiavone

13 Luglio 2021 - 13:34

Si tratta di un settore economico importantissimo, visto e considerato che questi lavori erano commissionati da aziende strategiche per il paese, nel caso dell’elettricità addirittura dall’Enel che ancora oggi, al di là dell’organizzazione costruita sul modello del codice civile, resta sostanzialmente un’impresa o un’azienda di stato. In calce all’articolo, lo stralcio dell’ordinanza con il racconto di Nicola Schiavone

 

CASAL DI PRINCIPE  – Non va sottovalutata l’ordinanza con la quale qualche giorno fa i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno chiuso il cerchio di un’indagine da loro condotta e coordinata dalla Dda partenopea. Non bisogna sottovalutare perchè l’argomento è di fondamentale importanza: si tratta infatti di quel settore dell’economia produttiva del territorio di Casal di Principe e dintorni ma in generale dell’intera provincia di Caserta, in cui i processi di sviluppo legati agli appalti pubblici non erano quelli originati dai comuni, dagli altri enti locali o dagli orrendi carrozzoni del sottogoverno, consorzio rifiuti, bonifiche, idrici e compagnia brutta.

Questa roba qui era meno illuminata dai riflettori della cronaca, perchè di solito queste imprese si rapportavano ad appalti pubblici di livello nazionale ed internazionale, con committenze prestigiosissime, autorevolissime, a partire da quella dell’Enel che resta un’azienda dello stato a tutti gli effetti, per la quale l’impresa della famiglia Iannone di Aversa, di Giuseppe Iannone e del figlio Mario, hanno lavorato tantissimo assumendo mano mano nel tempo un ruolo di autentico monopolio, grazie al fatto che loro erano diventati l’impresa principale che il clan dei casalesi utilizzava per sviluppare il proprio reddito criminale. Oggi abbiamo deciso di pubblicare uno stralcio di questa ordinanza, quella contenente le dichiarazioni rilasciate dal pentito Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

Questi racconta della modalità con cui certi lavori sulle grandi reti dell’elettricità e della telecomunicazione, fibra ottica compresa, venivano assegnate alle imprese di camorra. Quindi, Enel ma non solo perchè la posa dei cavi della fibra ottica ha a che fare con le relazioni esistenti tra le grandi imprese della telecomunicazioni, Enel, Fasteweb ecc e gli enti locali nel cui territorio questi cantieri venivano aperti.

Schiavone dice che c’era sempre un cartello, un accordo stipulato a monte tra le ditte che si dividevano questi lavori, conquistati agevolmente attraverso offerte non osteggiate, presentate attraverso l’offerta istantanea online. Un contenuto interessante delle dichiarazioni di Schiavone ci fa capire che dagli anni 90 e per i primi anni dei 2000, c’era una impresa il cui nome viene omissato perchè evidentemente su di essa si stanno compiendo altre indagini, che ha rappresentato il punto di riferimento suo e del clan.

Schiavone parla di un imprenditore talmente dentro anche ai rapporti personali, da essere un abitudinario frequentatore del bar Scalzone, uno dei luoghi simbolo del ritrovo dei capiclan e capibastone, proprio insieme a Nicola Schiavone e di altri affiliati. A dimostrazione della indiscutibilità del primato di questo imprenditore nel settore dei servizi elettrici e delle telecomunicazioni.
Si tratta di una persona che non abitava pù a Casale ma che vi ritornava spesso, fermandosi come detto, quasi sempre davanti al bar Scalzone. Fino al 2007 ha mantenuto il suo primato, poi ha comunicato d effettuare investimenti produttivi in altri settori e in altre zone d’Italia.

Durante questo periodo di esercizio quasi monopolistico, l’impresa della famiglia Iannone ha sempre cercato di farsi spazio e si è conquistata subito una piccola fetta di lavori, grazie alla protezione di due camorristi ad alto peso specifico, cioè Giuseppe Caterino e Peppe Misso. Nel 2004, stando al racconto di Schiavone, fu proprio Iannone a chiedere un colloquio con lui per accreditarsi ai massimi livelli e anche perchè Misso cominciava ad esagerare con le richieste economiche, mentre Caterino era stato arrestato.

Da quel momento in poi e fino al 2007 quando l’imprenditore omissis ha lasciato campo libero, l’impresa della famiglia Iannone è cresciuta sempre più grazie ai buoni uffici di Schiavone, diventando a questo punto lei riferimento principale del clan.

QUI SOTTO LO STRALCIO DI ORDINANZA